Secessione dell'Aventino: differenze tra le versioni
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[[File:Secessione dell'Aventino.jpg|thumb|Alcuni parlamentari dell'opposizione mentre discutono sulla proposta di secessione detta dell'Aventino.]]
La '''secessione dell'Aventino''' fu un atto di protesta attuato a partire dal 26 giugno 1924 dai [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|deputati italiani]] dell'opposizione democratica contro il [[Governo Mussolini]] in seguito alla scomparsa di [[Giacomo Matteotti]] avvenuta il 10 giugno dello stesso anno.▼
▲La '''secessione dell'Aventino''' fu un atto di protesta attuato a partire dal 26 giugno 1924 dai [[Camera dei deputati del Regno d'Italia
L'iniziativa, che consisteva nell'astensione dai lavori parlamentari fino a che i responsabili del rapimento Matteotti non fossero stati processati, prese il nome del colle [[Aventino]] dove, secondo la storia romana, si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi (''[[secessio plebis]]''). La protesta non ebbe successo e, dopo circa due anni, il 9 novembre 1926 la Camera dei deputati deliberò la decadenza dei 123 deputati aventiniani.
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[[File:Fascisti al Parlamento.jpg|thumb|[[Mussolini]] e i ministri fascisti siedono nei banchi del Governo alla Camera.]]
Il 30 maggio [[1924]] il deputato socialista [[Giacomo Matteotti]] prese la parola alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]] per contestare i risultati delle [[Elezioni politiche italiane del 1924|elezioni]] tenutesi il precedente 6 aprile. Matteotti denunciò apertamente tutta una serie di violenze, illegalità ed abusi commessi dai fascisti per condizionare il risultato elettorale e vincere le elezioni.
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Il 17 giugno Mussolini impose le dimissioni a [[Cesare Rossi]] e ad [[Aldo Finzi (politico)|Aldo Finzi]] che erano indicati dall'[[opinione pubblica]]<ref>Giuliano Capecelatro, ''La banda del Viminale'', Il saggiatore, Milano, 1996, pag. 54: "Nelle indiscrezioni di quelle ore, Marinelli e Rossi sono indicati come i mandanti del delitto, su incarico affidato da Mussolini"</ref> e anche dalle indagini del magistrato [[Mauro Del Giudice|Del Giudice]], come i [[Gerarca|gerarchi]] maggiormente coinvolti a causa delle loro relazioni con Dumini e i suoi uomini<ref>Attilio Tamaro, ''Venti anni di storia'', Roma, Editrice Tiber, pag 425: "Quel giorno, oltre alle dimissioni imposte a Cesare Rossi e a Finzi, che i noti contatti avuti con Dumini e con altri individui di quella banda designavano ai peggiori sospetti dell'opinione pubblica, furono annunciati altri arresti..."</ref>. Fu dimissionato anche il capo della polizia [[Emilio De Bono]] e il giorno seguente anche Mussolini rinunciò alla guida del [[ministero dell'interno]] che affidò a [[Luigi Federzoni]].
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Il 26 giugno 1924 circa 130 [[deputato|deputati]] d'opposizione (popolari del [[Partito Popolare Italiano (1919)|PPI]], socialisti del [[Partito Socialista Unitario (1922)|PSU]] e del [[Partito Socialista Italiano|PSI]], comunisti del [[Partito Comunista d'Italia|PCd'I]], liberaldemocratici dell'Opposizione Costituzionale e del [[Partito Democratico Sociale Italiano|PSDI]], repubblicani del [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] e sardi del [[Partito Sardo d'Azione|PSd'Az]]) si riunirono nella ''sala della Lupa'' di [[Montecitorio]], oggi nota anche come ''sala dell'Aventino'', decidendo comunemente di abbandonare i lavori parlamentari finché il governo non avesse chiarito la propria posizione a proposito della scomparsa di [[Giacomo Matteotti]].
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Il 27 dicembre [[1924]] il quotidiano ''[[Il Mondo (quotidiano)|Il Mondo]]'', diretto da Giovanni Amendola, pubblicò il memoriale difensivo del Rossi, composto da 18 cartelle di appunti. Il quadrumviro accusava direttamente Mussolini per l'omicidio del ''leader'' socialista. Scrisse infatti che Mussolini gli avrebbe detto ''"Quest'uomo non deve più circolare”'', in seguito all'intervento parlamentare di Matteotti del 30 maggio [[1924]], nel quale si denunciavano i brogli elettorali e le violenze del 6 aprile. Il memoriale Filippelli apparve invece sulla rivista antifascista fiorentina ''[[Non mollare]]'', diretta da [[Carlo Rosselli]], nel febbraio [[1925]].
Il timore che [[Vittorio Emanuele III]] potesse prendere in considerazione il suo licenziamento, spinse [[Benito Mussolini|Mussolini]] a pronunciare il [[Discorso di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925|
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L'opposizione aventiniana non riuscì a reagire, sia per le immediate repressioni ordinate da Mussolini, sia per i frazionismi interni<ref>Ariane Landuyt, ''Le sinistre e l'Aventino'', Milano, F. Angeli, 1973.</ref>. Anziché rientrare in Parlamento e dar battaglia tra i banchi della minoranza preferì continuare a perseguire un semplice ruolo morale nei confronti dell'opinione pubblica<ref>Sull'eccessiva fiducia nel potere di ribellione morale della società, v. Tranfaglia, Nicola, ''Rosselli e l'aventino: L'eredità di Matteotti'', in: ''Movimento di Liberazione in Italia'', (1968): 3-34.</ref>.
I gruppi di ''Italia Libera'' furono soppressi già tra il 3 e il 6 gennaio 1925. Il giudizio del Senato come [[Alta corte di giustizia]] su [[Emilio De Bono]], sollecitato solo dalla denuncia di [[Luigi Albertini]] e dei cattolici<ref>Grasso, Giovanni, ''I Cattolici e l'Aventino'', presentazione di [[Fausto Fonzi]]. n.p.: Roma : Studium, 1994.</ref>, si concluse dopo sei mesi con l'archiviazione, dopo la ritrattazione di Filippelli, sentito come testimone il 24 marzo 1925. Cesare Rossi fu prosciolto in istruttoria e scarcerato nel dicembre [[1925]]. Il 20 luglio [[1925]] [[Giovanni Amendola]] fu aggredito dalle squadre fasciste in località La Colonna a [[Pieve a Nievole]] (in provincia di Pistoia). Non si sarebbe più ripreso dall'aggressione. Perì a [[Cannes]] il 7 aprile [[1926]], a seguito delle percosse subite.
Il 16 gennaio [[1926]] alcuni popolari e demosociali entrarono a [[Montecitorio]] per assistere alle celebrazioni solenni per la morte della regina [[Margherita di Savoia]], ma poco dopo la violenza repressiva di alcuni parlamentari fascisti li scacciò dall'aula<ref>Luigi Giorgi, ''I popolari, l'Aventino e il rientro nell'Aula di [[Montecitorio]] del 16 gennaio 1926'', Rivista annuale di storia, anno 21, 2017, Fabrizio Serra editore, Pisa - Roma, DOI: 10.19272/201706601013.</ref> e lo stesso [[Mussolini]] il giorno dopo accusò il comportamento dei deputati aggrediti, accusandoli di indelicatezza nei confronti della sovrana<ref>Giampiero Buonomo, [https://www.academia.edu/2089113/La_decadenza_dei_deputati_nella_Camera_del_regno_dItalia_del_9_novembre_1926 La decadenza dei deputati nella Camera del regno d'Italia del 9 novembre 1926], in ''Historia Constitucional'', n. 13, 2012, pag. 701, nota 17.</ref>.
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== Voci correlate ==
* [[Discorso di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925]]
* [[Fratelli Rosselli]]
* [[Governo Mussolini]]
* [[s:Italia - 30 maggio 1924, Discorso alla Camera dei Deputati di denuncia di brogli elettorali|Discorso alla Camera dei Deputati di denuncia di brogli elettorali]]▼
* [[Piero Gobetti]]▼
* [[Giustizia e libertà]]
* [[
▲* [[Piero Gobetti]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
▲* [[s:Italia - 30 maggio 1924, Discorso alla Camera dei Deputati di denuncia di brogli elettorali|Discorso alla Camera dei Deputati di denuncia di brogli elettorali su wikisource]]
== Collegamenti esterni ==
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{{Portale|Italia|politica|storia}}
[[Categoria:Storia dell'Italia nel primo dopoguerra]]▼
[[Categoria:Antifascismo]]
[[Categoria:Eventi del 1924]]
[[Categoria:Proteste in Italia]]
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