Centa: differenze tra le versioni

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Un'altra epigrafe del II secolo d.C. parla di opere di derivazione delle acque del Centa, probabilmente la conferma che era utilizzata la sua acqua per approvvigionare le terme.
 
DallaFuori Cittàdalle mure cittadine si accedeva al lato settentrionale delle terme, attraversandoquesto perché il Centa passava a nord del centro storico e non a sud come ora, era probabilmente presente un corso d’acqua del delta. L’ingresso era una scalinata larga 30 m con 4 scalinigradini chiusasopra probabilmentela quale c’era daforse un porticato, che immetteva in ununa grande spazioarea con il pavimento in battuto di malta a cielo libero, usato come palestra per gli esercizi fisici prima di fare il bagno, com'era uso dei romani,. quiQui è presentestato rinvenuto un edificio con tre vani di cui non si ha certezza dell'uso, probabilmente usato in parte come spogliatoio, mentreè un l'altro vano è collegato al frigidarium; l'esiguità delle murature rinvenute non permette di dare la certezza se il presunto apodyterium ed il vano d'accesso al frigidarium comunicassero. I tre vani comunicavano comunque con gli ambienti retrostanti, di servizio, ubicati in un'area ancora in gran parte inesplorata adiacente il calidarium. Uno di questi ambiente, dalla pianta stretta e allungata con il pavimento in battuto di malta, era accessibile dall'atrio dell'apodyterium. Questi vani avevano una pavimentazione in tegole smarginate, come quelle usate negli ipocatusti, che non erano utilizzate per gli ambienti riscaldati. Ad est della scalinata è presente muro scandito da [[lesene]] che è all'interno dell'alveo ma non più distinguibile, questo delimitava un cortile rettangolare, un giardino o una palestra, dove, in origine, su un basamento in pietra sarebbe stata collocata una statua virile rinvenuta nel 1910 che oggi è esposta nella Sala dei Consoli del Palazzo Vecchio del Comune.
 
La ''natatio'' larga 12 metri, era impermeabilizzata grazie a un intonaco in coccioposto, con pianta rettangolare aveva un'abside sull'unico lato breve posto in luce e gradini regolari a quarto di cechio. Un canale di deflusso aperto sul lato est ne consentiva lo svuotamento. Il ''frigidarium'', destinato ai bagni freddi è riconoscibile per la contiguità con la ''natatio'' e per l'assenza di ipocausti, di forma rettangolare era di 14 per 10 metri di dimensioni, con un'abside sul lato corto a ovest, in cui all'interno era presente una vasca munita internamente da quattro scalini. Una vasca più piccola e meno profonda era su ciascuno dei lati lunghi, movimentati da absidi. Le pareti e il pavimento erano rinvestite originariamente con lastre rettangolari di marmo bianco e verde, spogliate dopo l'abbandono dell'edificio; tale scoperta è stata possibile per i pochi frammenti rinvenuti durante gli scavi e per le impronte lasciate sul cocciopesto del pavimento, dove ci sono ancora tasselli in marmo di scarto, usato per posizionare correttamente le lastre. Sulle pareti della grande vasca absidale si conservano delle grappe in bronzo utilizzate per bloccare le incrostazioni marmoree. Al di sotto del pavimento era presente una canalizzazione voltata con convogliava all'esterno l'acqua di scarico delle vasche e della vicina ''natatio''. Dal frigidarium, per mezzo di un ingresso aperto sul vano rettangolare interpretato come ''tepidarium'' per la presenza di ipocausti e per la posizione intermedia tra il ffrigidarium e gli altri vani riscaldati. Dal ''tepidarium'' un tempo pavimentato con lastre in marmo bianco, si passava ad ambienti più piccoli. Uno di questi, per la sua pianta circolare e per l'ubicazione tra il tepidarium e il calidarium, sarebbe un ''sudatorium'', insieme con un altro vano rettangolare contiguo riscaldato direttamente da un ''praefurnium'' posto sul lato esterno dell'edificio. Un altro ambiente di modeste dimensioni (3,9 x 2,3 m) con pavimento in mosaico ha un motivo geometrico formato da quadrati bianchi fiancheggiati da rettangoli neri con quadrati bianchi più piccoli agli angoli.