Script: differenze tra le versioni

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m tag source deprecati, replaced: <source lang= → <syntaxhighlight lang= (3), </source> → </syntaxhighlight> (3)
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Un esempio potrebbe essere quello di creare una nuova versione di [[ls (Unix)|ls]], il comando per elencare i file (dandogli un nome di comando più breve di <code>l</code>), i quali normalmente vengono salvati in una directory <code>bin</code> dell'utente come ad esempio:<code>/ home / nomeutente / bin / l</code>, e un insieme pre-fornito e predefinito di opzioni di comando.
<sourcesyntaxhighlight lang="bash">
#!/bin/sh
LC_COLLATE=C ls -FCas "$@"
</sourcesyntaxhighlight>
 
Qui, [[Shabang|la prima linea (Shebang)]] indica quale interprete deve essere usato per eseguire il resto dello script, la seconda riga fa una lista con le opzioni per gli indicatori di formato di file, colonne, tutti i file (nessuno omesso) e la dimensione in blocchi. <code>LC_COLLATE=C</code> imposta in modo predefinito l'ordine delle regole di confronto tra lettere maiuscole e minuscole, e <code>"$@"</code> che provoca eventuali parametri dati a <code>l</code> vengano passati come parametri di ls, in modo che tutte le normali opzioni e la sintassi nota a ls possa essere ancora utilizzata.
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Gli script di shell permettono numerosi comandi i quali devono essere inseriti manualmente in una interfaccia a riga di comando da eseguire automaticamente, e senza che l'utente debba attendere per attivare ogni fase della sequenza. Ad esempio, in una directory con tre file di codice sorgente C, invece dell'esecuzione manuale dei quattro comandi necessari per costruire il programma definitivo, si potrebbe creare invece una [[C shell]] script, denominata costruita e conservata nella directory assieme a questi ultimi, la quale li compila in modo automatico:
 
<sourcesyntaxhighlight lang="bash">
#!/bin/csh
echo compiling...
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cc -o myprog foo.o bar.o qux.o
echo done.
</syntaxhighlight>
</source>
 
Lo script dovrebbe consentire a un utente di salvare il file in corso di modifica, mettere in pausa l'editor, eseguirlo attraverso il comando <code>. / build</code> per creare il programma aggiornato, testarlo, e poi tornare all'editor. Dal 1980, comunque, gli script di questo tipo sono stati sostituiti con i programmi di utilità come [[make]], che sono specializzati per programmi di "costruzione". Quando digitiamo un comando (che chiameremo job per distinguerlo dai processi) e premiamo il tasto "invio", questi viene eseguito ma, come abbiamo pilotato l'input e l'output, possiamo controllarne anche l'esecuzione. Alcuni comandi sono complessi e se avviati, impedirebbero l'uso della shell fino al loro completamento. È possibile quindi avviare il comando in [[Esecuzione in background|background]] ed avere nuovamente la shell libera per altri utilizzi; si può richiamare il comando in foreground oppure sospenderlo o annullarlo. Per eseguire il comando in background è sufficiente inserire alla fine dello stesso il carattere “&”. Se volessimo stampare il file prova.txt in background basterebbe dare il comando [[lpr]] prova.txt &. Il sistema operativo assegna un numero univoco al job e lo avvia contrassegnandolo con un segno “+” (job attivo).
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Processi batch semplici non sono insoliti per le attività isolate, ma l'uso di cicli di shell, test, e delle variabili offre molta più flessibilità agli utenti. Una [[bash]] (shell Bourne-Again script) converte le immagini [[JPEG]] in [[Portable Network Graphics|PNG]], fornendo i nomi di immagine sulla riga di comando - eventualmente attraverso caratteri jolly - invece di essere elencati all'interno dello script, dove è possibile creare questo file, in genere salvato come <code>/home /''nomeutente''/bin/jpg2png</code>
 
<sourcesyntaxhighlight lang="bash">
#!/bin/bash
for jpg in "$@" ; do # use $jpg in place of each filename given, in turn
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echo all conversions successful # tell the user the good news
 
</syntaxhighlight>
</source>
 
Il jpg2png comando può quindi essere eseguito su una intera directory piena di immagini JPEG con appena <code>jpg2png *.jpg</code>