Sentimento: differenze tra le versioni
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Le teorie di Shaftesbury, riprese da [[Joseph Butler]] (1692-1752) e [[Francis Hutcheson]] (1694-1746) , vengono completate da [[David Hume]] che però rifiuta l'eccessivo [[ottimismo]] di tipo [[neoplatonismo|neoplatonico]] dei sentimentalisti. Pur attribuendo al sentimento un valore conoscitivo, secondo Hume è nella morale che questo esplica la sua azione maggiore. Tutte le nostre attività razionali e morali hanno una comune origine negli atteggiamenti sentimentali.<ref>Cfr. D. Hume, ''Ricerca sui principi della morale''</ref>
{{Citazione|La ragione è, e deve solo essere, schiava delle passioni e non può rivendicare in nessun caso una funzione diversa da quella di servire e obbedire ad esse.<ref>D. Hume, ''A treatise of human nature'', libro II parte III sez.3 p.415</ref>}}
Connesso al problema estetico del sentimento del bello in Hume è la questione del [[gusto (filosofia)|gusto]], se il bello, cioè, debba considerarsi di rilievo universale o singolare. Considerando la bellezza un sentimento risulta chiaro che il bello dipende dall'apprezzamento personale del gusto. Il giudizio estetico quindi non può essere condiviso universalmente né stabilito [[a priori]]. Tuttavia può accadere che ci sia su ciò che è bello un consenso generale e [[a posteriori]], inteso come «considerevole uniformità del sentimento tra gli uomini.»<ref>Cfr. D. Hume, ''Saggi, II''</ref>
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