Autore: differenze tra le versioni

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Il concetto filosofico fondamentale dietro la nozione d'autore è dunque, secondo Foucault, la "trandiscorsività", cioè l'opportunità di fondare la possibilità e la regola di formazione di altri discorsi, in un continuo rimando di senso che attraversa discorsi prima e dopo la vita singola dell'autore stesso, vuoi per analogia, vuoi per differenza. Insomma più che l'autore come persona (fisica, artistica, giuridica) è la «possibilità indefinita del discorso» che sovrasta l'opera dalla parte dell'autore mentre lo fa scomparire nei «modi di circolazione, valorizzazione, attribuzione e appropriazione dei discorsi» variabili e modificabili in culture diverse.
 
Scrive infatti Foucault che: "in breve, si tratta di togliere al soggetto (o al suo sostituto) il suo ruolo di fondamento originario, e di analizzarlo come una funzione variabile e complessa del discorso"<ref>''Che cos'è un autore?'', in M.Michel Foucault, ''Scritti letterari'', a cura di Cesare Milanese, Feltrinelli, Milano 1971, pp. 1-21, in part. p. 20.</ref>. Sullo stesso asse, anche [[Roland Barthes]] ha parlato di ''morte dell'autore''<ref>R. Barthes, ''Il brusio della lingua'', trad. di Bruno Bellotto, Einaudi, Torino 1988, in part. pp. 13-22, 23-37 e 51-64.</ref>, sostenendo che l'autore, nei confronti del testo, è una chiusura, e facendo pendere la bilancia, non solo in sede critica verso l'opera, in un "luogo dove la molteplicità si riunisce, e tale luogo non è l'autore, come sinora è stato affermato, bensì il lettore [...] l'unità di un testo non sta nella sua origine ma nella sua destinazione"<ref>''ivi'', p. 56.</ref>. E ciò si può intendere anche fuori dall'ambito [[letteratura|letterario]].
 
== Note ==