Giuseppe Ripamonti: differenze tra le versioni
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=== La ''storia della Chiesa di Milano'' ===
[[File:Piazza Duomo di Milano.jpg|miniatura|destra|Il Palazzo Ducale di Milano, sulla sinistra la fabbrica del Duomo]]
Nella primavera del 1617 la biblioteca Ambrosiana completò la stampa, in quarto, della I Decade
Fu detto che l'opera raccontasse eventi poco edificanti di personalità della Chiesa e alludesse a fatti inquietanti del presente raccontando storie e personaggi del passato. Il Ripamonti fu accusato di aver aggiunto queste parti dopo aver ottenuto
=== L'arresto ===
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Il Ripamonti fu dichiarato colpevole ma con facoltà dell'arcivescovo e degli altri inquisitori di esercitare clemenza e di alleggerire la pena. Intanto veniva condannato, oltre alle censure ecclesiastiche previste dal Concilio Lateranense (salvo richiesta di assoluzione), a tre anni di reclusione nelle carceri arcivescovili e ad altri due in “luogo pio a scelta dell'arcivescovo” in modo da consentire il pentimento; inoltre alla correzione del testo della “Storia della Chiesa di Milano”, di cui era autore, alla proibizione di pubblicare altre opere senza uno speciale ''imprimatur'' del Sant'Uffizio; infine al digiuno del venerdì per un anno e a recitare il rosario ogni settimana.
Il Ripamonti non avrebbe sopportato altri anni di carcere; allora, nonostante fosse debilitato dal carcere, contestò con energia la sentenza e ritenne di doversi appellare a Roma per la revisione del processo. Questa volontà fu decisiva per convincere il cardinale a concedere la grazia, al pensiero che tutto
=== La riabilitazione ===
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Il Ripamonti continuò a vivere presso il cardinale Borromeo e a svolgere attività letteraria per conto del protettore. Il suo silenzio e sottomissione fu contraccambiato con la libertà di proseguire la sua attività di studioso e anche di ricevere incarichi dalle autorità civili di Milano (il Senato e il Governatore spagnolo).
A conferma della riabilitazione, nel 1625, fu reintegrato nel Collegio dei Dottori dell'Ambrosiana, con un aumento della remunerazione e la dispensa di partecipare alle riunioni periodiche. Sempre nel 1625 Ripamonti poté dare alle stampe la II Decade
=== Canonico a Santa Maria della Scala ===
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Lo stesso anno fu nominato dal reale di Spagna, su indicazione del Senato milanese e del governatore del Ducato di Milano don [[Gonzalo Fernández de Córdoba (1585-1635)]], canonico della [[chiesa di Santa Maria alla Scala]]<ref>dopo la sua demolizione, voluta da [[Maria Teresa d'Austria]] nel 1776, fu eretto in quel luogo il Teatro alla Scala.</ref>. Il capitolo era composto da venti canonici, appellati ''clero di corte''. La chiesa, eretta dai Visconti, Signori di Milano, nel XIV secolo, era sotto la giurisdizione reale (Bernabò Visconti la elesse a ''[[collegiata]]'' ''di patronato signorile'' e [[Carlo V d’Asburgo]] concesse il titolo di ''Imperiale Saccellum'') e non dell'Arcivescovado di Milano; lo stesso Borromeo, che rivendicava dei diritti, non fu bene accolto durante una sua visita (lettera a monsignor Ormaneto).
Nel 1628 fu pubblicata dalla stamperia dell'Ambrosiana la III Decade
=== La peste di Milano del 1630 ===
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