[In Italia, la filiera corta rappresenta un fenomeno abbastanza sviluppato: ci sono 270.497 aziende agricole che vendono direttamente ai consumatori e che rappresentano il 26% del numero totale delle aziende agricole (nel 2007, erano il 22,1% di tutte le aziende in Italia, e il 5% in più rispetto al 2000), 1.367 Farmers’ Market che negli ultimi due anni sono aumentati del 44% e 890 Gruppi d'acquisto solidale (Franco, Marino, 2012).] (FONTE 7) <ref>{{Cita|FONTE 7}}.</ref>
[Dal secondo rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla vendita diretta riferito al 2007, che la Coldiretti ha creato insieme ad Agri 2000, emerge che le aziende che praticano la vendita diretta ammontanorappresentano ail 576,1% del totale delle aziende agricole iscritte alle Camere di Commercio.530 unità,Prendendo conin unconsiderazione incrementola delquota 18%di aziende con vendita diretta rispetto al 2005totale edelle delaziende 48agricole di ciascuna regione, le prime 5 regioni risultano la Toscana (20,3%), rispettol’Abruzzo al(20,3%), 2001.la EsseLiguria rappresentano(15,7%), la Lombardia (13,8%) e il 6Trentino Alto Adige (13,15%). La vendita diretta è diffusa soprattutto nelle aziende del comparto vitivinicolo (37,2% del totale), dellema una quota importante è rappresentata anche dalle aziende agricoleche iscritteoffrono alleprodotti Camereortofrutticoli di(27,7%) Commercioe dalle aziende del comparto olivicolo (19,5%), ma sono in crescita anche prodotti come i formaggi ed il miele. L’areaIl geograficaluogo nellanel quale èpiù maggiorefrequentemente viene organizzata la presenzavendita delleè impreserappresentato condagli venditastessi direttalocali èdell’azienda, con il Nord63,4% condel unatotale; incidenzaseguito circadai delmercati e dalle fiere locali 43(24%), seguitomentre dalle Centro,aziende che si stanno organizzando con l’allestimento di negozi aziendali rappresentano il 3414%.
Prendendo in considerazione la quota di aziende con vendita diretta rispetto al totale delle aziende agricole di ciascuna regione, le prime 5 regioni risultano la Toscana (20,3%), l’Abruzzo (20,3%), la Liguria (15,7%), la Lombardia (13,8%) e il Trentino Alto Adige (13,5%).
La vendita diretta è diffusa soprattutto nelle aziende del comparto vitivinicolo (37,2% del totale), ma una quota importante è rappresentata anche dalle aziende che offrono prodotti ortofrutticoli (27,7%) e dalle aziende del comparto olivicolo (19,5%), ma sono in crescita anche prodotti come i formaggi ed il miele.
Si può ipotizzare che la vendita diretta rappresenti il canale privilegiato di prodotti per i quali è determinante la percezione di freschezza e di salubrità da parte del consumatore, quindi per frutta e verdura; per prodotti ad alto valore aggiunto, quali vino e olio, il fattore risparmio nell’acquisto “alla fonte” diventa determinante o, a parità di prezzo, la garanzia di qualità influisce sulla disponibilità a sostenere la spesa elevata che in genere questi prodotti comportano.
Il luogo nel quale più frequentemente viene organizzata la vendita è rappresentato dagli stessi locali dell’azienda, con il 63,4% del totale; seguito dai mercati e dalle fiere locali (24%), mentre le aziende che si stanno organizzando con l’allestimento di negozi aziendali rappresentano il 14%.
Infine, il valore delle vendite in Italia nel 2007 è stimato in 2,5 miliardi di euro, il 4,1% in più rispetto all’anno precedente. Vino (47%) e ortofrutta (28%) rappresentano congiuntamente il 75% del valore complessivo del canale.
] (FONTE 2)<ref>{{Cita|FONTE 2}}.</ref>
===un’analisiUn’analisi sulle imprese della filiera corta===
[Le aziende sono localizzate prevalentemente nelle aree collinari e distano in media 25 km dai principali mercati di sbocco delle produzioni e ciò comporta effetti positivi, soprattutto in termini di riduzione delle esternalità negative legate ai trasporti quali l’emissione di anidride carbonica, l’inquinamento atmosferico, il traffico e l’inquinamento acustico (Defra, 2005). Il 45% delle aziende del panel attua metodi di produzione a basso impatto ambientale. L’età media degli imprenditori intervistati è piuttosto bassa (41 anni) e ben il 67% delle aziende è condotto da imprenditori giovani. La quota di lavoratori giovani (pari al 25% del totale) appare qui abbastanza diffusa, mentre è piuttosto rara nel settore agricolo nazionale. Le produzioni aziendali sono rappresentate prevalentemente dai prodotti ortofrutticoli; altri prodotti di un certo volume sono i trasformati di frutta e ortaggi e l’olio che sono prodotti da circa un quarto delle imprese, oltre che i derivati del latte. Fa eccezione il vino, offerto soltanto dal 10% dei produttori. Le produzioni zootecniche rivestono, invece, un ruolo decisamente minore rispetto alle colture vegetali. Si conferma un quadro in cui le aziende che aderiscono a forme di filiera corta tendono a sviluppare tecniche più sostenibili a livello ambientale, che hanno un impatto positivo sulla biodiversità, sul paesaggio e sulle risorse naturali del territorio e, in tal senso, la filiera corta rappresenta un’opportunità per ridurre le esternalità negative dell'agricoltura sull'ambiente (Aguglia, 2009).] (FONTE 7)<ref>{{Cita|FONTE 7}}.</ref>
In base ai dati raccolti mediante un’indagine diretta1 che ha coinvolto 226 produttori, scelti in considerazione della localizzazione geografica e per schema di filiera corta, si sa che…:
[Le aziende sono localizzate prevalentemente nelle aree collinari e distano in media 25 km dai principali mercati di sbocco delle produzioni e ciò comporta effetti positivi, soprattutto in termini di riduzione delle esternalità negative legate ai trasporti quali l’emissione di anidride carbonica, l’inquinamento atmosferico, il traffico, il numero d’incidenti e l’inquinamento acustico (Defra, 2005).
Il 45% delle aziende del panel attua metodi di produzione a basso impatto ambientale e quasi il 40% di esse annovera negli ordinamenti colturali una quota rilevante di superfici a prati e pascoli permanenti, mentre le aziende con superfici ricadenti in aree d’interesse ecologico e quelle con superfici a bosco hanno sostanzialmente una minore consistenza all’interno del panel (rispettivamente 17% e 20%).
L’età media degli imprenditori intervistati è piuttosto bassa (41 anni) e ben il 67% delle aziende è condotto da imprenditori giovani, soprattutto di sesso maschile.
La dimensione media aziendale è piuttosto cospicua (circa 25 ettari) e oltre la metà delle aziende censite ha una dimensione di 17 ettari.
Le produzioni aziendali sono rappresentate prevalentemente dai prodotti ortofrutticoli; altri prodotti di un certo volume sono i trasformati di frutta e ortaggi e l’olio che sono prodotti da circa un quarto delle imprese, oltre che i derivati del latte. Fa eccezione il vino, offerto soltanto dal 10% dei produttori. Le produzioni zootecniche rivestono, invece, un ruolo decisamente minore rispetto alle colture vegetali.
Sul piano ambientale, le aziende campionate presentano un buon livello di diversificazione colturale: circa 3/4 delle superfici aziendali sono occupate perlomeno da tre colture e ciò si traduce in un minore ricorso alla pratica della monocoltura e probabilmente in una maggiore varietà delle unità di paesaggio e nel miglioramento della biodiversità.
Le superfici coltivate con metodo di produzione biologico incidono nella misura del 40% in termini di Sau; la presenza delle superfici biologiche è condizionata probabilmente dalla domanda dei consumatori delle filiere corte che si concentrano sui prodotti di qualità (Marino et al., 2013b).
Si conferma un quadro in cui le aziende che aderiscono a forme di filiera corta tendono a sviluppare tecniche più sostenibili a livello ambientale, che hanno un impatto positivo sulla biodiversità, sul paesaggio e sulle risorse naturali del territorio e, in tal senso, la filiera corta rappresenta un’opportunità per ridurre le esternalità negative dell'agricoltura sull'ambiente (Aguglia, 2009).
Dal punto di vista sociale, nelle aziende prestano lavoro, in media, 6 unità, di cui 2 familiari e 2 donne. Nell’ambito della forza-lavoro, i coadiuvanti familiari e le donne incidono nella misura del 34% e 35%. La quota di lavoratori giovani (pari al 25% del totale) appare qui abbastanza diffusa, mentre è piuttosto rara nel settore agricolo nazionale. L’incidenza dei lavoratori disabili e dei pensionati è invece piuttosto marginale. La filiera corta offre, dunque, buone opportunità per lo sviluppo delle attività dei giovani imprenditori e comporta la necessità di assumere personale extra-familiare per coprire le aumentate necessità di lavoro, creando ulteriori opportunità d’impiego per i residenti delle zone rurali. Minore è, invece, la capacità della filiera corta di assicurare integrazioni di reddito ai pensionati che si dedicano all’agricoltura e sbocchi occupazionali alle fasce più deboli della forza lavoro come le persone con disabilità e ciò limita sicuramente l’impatto sociale di queste esperienze di filiera corta sull’occupazione delle fasce deboli della popolazione (Marino et al., 2012).
Passando al confronto tra le filiere.
Le aziende che vendono ai Gas presentano quote più consistenti di superficie biologica negli ordinamenti produttivi, mentre le aziende con la maggiore estensione colturale ricadente in aree protette si annoverano nelle tipologie VD e Apf, con quest'ultima che include anche alcune aziende con superfici a bosco. Le aziende Csa si caratterizzano per l’incidenza delle superfici a prati e pascoli.
Le aziende VD registrano fabbisogni lavorativi maggiori rispetto alle altre aziende, evidenziate dal numero di occupati e dal rapporto tra le unità lavorative e superficie agricola utilizzata. Le aziende che vendono nei farmers’ market si caratterizzano per la partecipazione femminile al lavoro più elevata. Le aziende che vendono ai Gas presentano una consistenza rilevante degli imprenditori e occupati giovani.
Le differenze economiche tra le aziende sono piuttosto ridotte. In ogni caso, le aziende Apf presentano valori della produzione standard più elevati rispetto alle altre aziende, riguardo le colture orticole, frutticole e quelle olivicole e viticole. Le aziende FMs, Gas e Apf registrano, invece, valori maggiori nelle produzioni zootecniche.
In sintesi, i produttori Gas mostrano una chiara propensione per quasi tutte le dimensioni della sostenibilità, con particolare riferimento alla consistenza delle superfici coltivate con metodo di produzione biologico, all’intensità di lavoro, alla presenza d’imprenditori e occupati giovani, ai ricavi delle produzioni zootecniche. Le aziende dei FMs si caratterizzano per l’incidenza dei coadiuvanti familiari e, in misura minore, per una lieve vitalità economica, evidenziata dai ricavi delle produzioni zootecniche. Le aziende con vendita diretta presentano un’attitudine maggiore per gli aspetti ambientali relativi alla consistenza delle superfici ricadenti in aree protette e occupazionali. Le aziende pluri-filiera si contraddistinguono sul piano ambientale, anch’esse per la presenza di superfici ricadenti nelle aree protette, oltre che per l’incidenza dei prati e dei pascoli e per i boschi; queste aziende si distinguono sul piano economico, per i valori delle produzioni ortofrutticole e per quelle di olio e vino. ] (FONTE 7)<ref>{{Cita|FONTE 7}}.</ref>
===modelli aziendali della vendita diretta===
[Insieme di caratteristiche strutturali e di contesto che possono essere riconosciute nelle aziende dedite alla vendita diretta (Marsden 2004, Battershill e Gilg 1998).)
La caratteristica principale della vendita diretta è la totale autonomia decisionale dell’imprenditore che ritorna ad essere protagonista della filiera e a poter effettuare liberamente le sue scelte produttive e commerciali (Cicatiello, Franco, 2008). Su un campione statistico di 12.265 osservazioni totali relative alle diverse regioni italiane, ottenuto dalla rilevazione Rica per il 2005 (3), le aziende che presentano la vendita diretta sono 3.005, equivalenti al 24,5% del totale. La tabella 2 riassume le principali caratteristiche emerse dall’analisi descrittiva di questo campione di aziende. Per quanto riguarda l’imprenditore e la famiglia, risulta che la conduzione delle aziende che hanno attivato il canale corto di commercializzazione avviene per il 94% dei casi in via diretta. L’età prevalente del conduttore è quella più elevata, ovvero dai 60 anni in poi ed il 73% è costituita da uomini. Nel 34,3% dei casi si riscontra la presenza di un reddito extrafamiliare da pensione.
Passando alle variabili che descrivono le caratteristiche strutturali ed economiche dell’impresa, emerge che gran parte delle aziende si trova in collina, affiancato da un 23% di imprese localizzate in montagna. In termini di SAU, le aziende con vendita diretta sono prevalentemente di piccola dimensione: esse si distribuiscono per il 40% del totale nella classe inferiore a 4,8 ettari, quindi le piccolissime imprese, e per il 35% in quella tra 4,8 e 11,17 ettari. A conferma di ciò, la SAU media delle aziende che esercitano la vendita diretta è di 12 ettari.
In termini di orientamento tecnico economico delle aziende (OTE), circa il 36% del totale è dedita alla colture permanenti, in particolare vino, olivo e frutta, il 10% alle colture erbacce e il 19% non presenta una specializzazione in quanto dedita a una combinazione di colture diverse. La classe di dimensione economica prevalente è quella inferiore alle 8 UDE, seguita dalla classe immediatamente più elevata, quella tra 8 e 16 UDE.
{| class="wikitable"
|+Tabella 2 - Le caratteristiche prevalenti delle aziende con vendita diretta Fonte: elaborazioni INEA su dati RICA 2005
!
!Caratteristiche
!frequenza in %
|-
|conduttore
|età > 60 anni
|41
|-
|
|sesso maschile
|73
|-
|
|reddito extrafamiliare da pensione
|34
|-
|azienda
|zona altimetrica, collina
|65
|-
|
|dimensione < 4,8 ha
|40
|-
|
|OTE c. permanenti
|36
|-
|
|UDE < 8
|40
|-
|
|ripartizione geografica Sud Italia
|51
|}
Le regioni nelle quali risulta più diffusa l’attività di vendita diretta sono la Puglia, le Marche, la Toscana, la Campania e la Sicilia.
In sintesi, sul territorio vi sarebbe la compresenza di due modelli aziendali distinti inclini alla vendita diretta, quello delle piccole imprese familiari, che impiegano metodi tradizionali di produzione e quello delle imprese di maggiori dimensioni, collegate in maniera migliore con i potenziali utenti e più aperte alle innovazioni produttive e commerciali.
] (FONTE 2) <ref>{{Cita|FONTE 2}}.</ref>
==Riferimenti normativi==
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