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Accolse con un discorso alla Corte Suprema di Giustizia l'entrata di [[Spedizione dei Mille|Garibaldi a Napoli]] nel settembre del [[1860]]. Il 3 novembre [[1860]] in Piazza regia (in seguito [[Piazza del Plebiscito]]) proclamò il risultato del [[Plebisciti risorgimentali#Plebisciti_del_1860|plebiscito]] che sancì l'annessione del [[Regno di Napoli]] al [[Regno d'Italia]].<ref name=rquotid/>
 
Fu nominato Senatore del Regno nel gennaio del [[1861]] e ministro senza portafoglio nel [[Governo Cavour IV|governo Cavour]] (nel quale lui e [[Francesco de Sanctis]] furono gli unici rappresentanti meridionali) nel marzo dello stesso anno.<ref>{{Cita|Capuano, 1868|p.7|capu}}.</ref> La sua attività politica fu comunque limitata e marginale.<ref name=decesare/> Prese parte ai lavori per la redazione del [[Codice civile italiano del 1865|Codice Civile]] del [[1865]] e del [[codice di procedura civile]]. Cessato il governo Cavour a seguito della morte del conte Camillo Benso, divenne il primo presidente della [[Corte di cassazione]] di [[Napoli]], carica che resse fino alla morte.<ref>{{Cita|Capuano, 1868|pp.7-8|capu}}.</ref>
 
Gli sono intestate due vie, una a Napoli e una nella natia [[Caulonia]].<ref name=rquotid/>