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== Biografia ==
 
Nato a Firenze nel 1905, si dedicò prima agli studi storici sotto la guida di [[Gaetano Salvemini]], suo grande maestro, per poi laurearsi in [[Storia dell'arte]] nel 1927, con una tesi su [[Spinello Aretino]].
Antifascista, fu socio fondatore del [[Fratelli Rosselli|Circolo Rosselli]] e aderì, durante la [[Seconda guerra mondiale]], al [[Comitato di liberazione nazionale]].
 
Secondo ununa moderna concezione, fondò nel 1932 il "Gabinetto di restauro dei dipinti" di [[Firenze]], dove coniugò l'interesse per l'attività di restauro allo studio del patrimonio artistico del territorio [[Toscana|toscano]]. Il laboratorio da lui fondato confluì poi, nel 1975, all'atto di creazione del [[Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo|Ministero per i beni e le attività culturali]], nel nuovo istituto di restauro nato dalla fusione con l'antico opificio [[Medici|mediceo]] e chiamato [[Opificio delle Pietre Dure]]. Procacci, coadiuvato da restauratori del calibro di Augusto Vermerhen, prima, e Gaetano Lo Vullo, poi, si occupò da vero pioniere di affiancare la ricerca al restauro, creando praticamente dal nulla la storia delle tecniche artistiche.
 
Negli anni 1946-47 per la prima volta venne resa nota in modo estensivo, attraverso mostre aperte al pubblico e non più solamente attraverso articoli in riviste specializzate, l'attività del Laboratorio e in modo particolare il suo intento scientifico, aspetto particolarmente innovativo rispetto alla tradizionale cultura del restauro, molto spesso affidata ancora a tradizioni ed usi tramandati nel tempo. Il Gabinetto dei restauri si inserì a pieno titolo nei più importanti dibattiti internazionali e raggiunse così alti livelli tecnici e fama internazionale.