Campi per l'internamento civile in Italia: differenze tra le versioni
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Essi operarono come campi di [[confino]], concentramento e lavoro coatto ai fini di sottomettere i popoli nelle colonie ([[libici]], [[Somali (gruppo etnico)|somali]], [[eritrei]] ed [[etiopi]]), per "purificare la razza italiana" (internando [[ebrei]], [[sloveni]], [[croati]], [[serbi]], [[bosniaci]], [[albanesi]], [[cinesi]], [[rom (popolo)|rom]] e [[greci]]) e per i dissidenti politici [[antifascisti]]. In seguito all'[[Armistizio di Cassibile|Armistizio dell'8 settembre]] 1943 l'amministrazione dei campi passò dal [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] alla [[Repubblica Sociale Italiana]], che li convertì in campi di raccolta finalizzati alla [[deportazione]] nei [[campi di sterminio]] della [[Germania nazista]], in primo luogo [[Auschwitz]].
I campi d'internamento civile non vennero più ripristinati dal governo italiano dopo la guerra, e la [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione della Repubblica italiana]] del 1948 escluderà esplicitamente i campi dal sistema penitenziario. L'ultimo lager,
La misura durante il fascismo era simile al [[Confino]].
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