Matteo Bandello: differenze tra le versioni
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Dal [[1505]] lo zio Vincenzo lo prese con sé come guardasigilli in un lungo viaggio di ispezione ai conventi domenicani d'Italia, forse per fargli acquisire quell'esperienza degli uomini e delle cose necessarie a seguire una prestigiosa carriera diplomatica e giuridica. A [[Firenze]] si sarebbe innamorato platonicamente della giovane [[Violante Borromeo]], che Bandello celebrerà un giorno con il nome di Viola, dopo la morte della ragazza avvenuta già nel [[1506]], in due strofe dei ''Canti XI''.<ref>M. Bandello, ''Canti XI'', VI, 64-65.</ref> Come a Firenze, anche a [[Roma]] il giovane frate diede prova del suo spirito mondano frequentando le famose cortigiane [[Isabella de Luna]] e [[Imperia Cognati|Imperia]],<ref>Protagoniste delle novelle II, LI e III, XLII.</ref><ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/imperia-cognati_(Dizionario-Biografico)/ Treccani.it. Cognati Imperia.]</ref> e il ricchissimo banchiere [[Agostino Chigi]].<ref>Cui è dedicata la novella I, XLIX.</ref> Furono poi a [[Napoli]], e qui Matteo conobbe le opere del [[Giovanni Pontano|Pontano]], e dal ''De prudentia'' e dal ''De fortuna'' dell'umanista egli trasse l'idea del primato della [[ragione]] nella guida delle azioni umane, insieme però al ruolo imponderabile esercitato dal [[caso (filosofia)|caso]].
In [[Calabria]], nel convento di [[Altomonte]], il 27 agosto [[1506]] morì improvvisamente [[Vincenzo Bandello]] e il nipote ne accompagnò la salma per la sepoltura in [[Chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli)|San Domenico Maggiore]] a Napoli. Matteo, depresso anche per la notizia della morte di Violante, si ammalò gravemente - di «mal d'amore», disse<ref>M. Bandello, ''Canti XI'', VI, 60.</ref> - e si ebbe l'affettuosa e protettiva vicinanza di [[Beatrice d'Aragona]], la vedova dell'ex-[[re d'Ungheria]] [[Mattia Corvino]], alla quale dedicherà dei versi.<ref>M. Bandello, ''Canti XI'', XI, 127-128, e quattro sonetti.</ref> Ristabilitosi, ai primi mesi del [[1507]] Matteo Bandello fece ritorno al [[Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Milano)|convento di Santa Maria delle Grazie
A Milano, in quegli anni in mano [[Luigi XII di Francia|francese]] (1506-1512), Bandello continuò lo studio delle lettere e dell'esercizio del latino, proponendosi in un'intensa attività mondana e cortigiana nei circoli umanistici collegati ai salotti delle famiglie aristocratiche e borghesi della città. Nelle case degli [[Archinto]], degli [[Atellani]], dei [[Borromeo]], dei [[Paleari]], dei [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino]], dei [[Della Torre]] e dei [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]], trasferitisi a Milano in seguito alla perdita della signoria bolognese, conobbe e frequentò poeti e poetesse, [[Lancino Curzio]], [[Stefano Dolcino]], [[Antonio Fregoso]], e [[Cecilia Gallerani]], [[Margherita Pelletta Tizzone]], [[Camilla Scarampa]]. Dei letterati conobbe [[Leandro Alberti]], [[Niccolò Amanio]], [[Jacopo Antiquari|Jacopo Antiquario]], [[Tommaso Castellano]], [[Girolamo Cittadino]], [[Marcantonio Sabino]], [[Tommaso Radini Tedeschi]] e [[Girolamo Tizzone]], e degli storici e cronachisti [[Marco Burigozzo]], [[Bernardino Corio]], [[Antonio Grumello]] e [[Giovanni Andrea Prato]].
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