Anna Maria Princigalli: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
-url diretto commutato in fonte; portali e ortg
Etichette: Possibile modifica di prova o impropria Modifica visuale
FrescoBot (discussione | contributi)
Riga 17:
}}
 
Il padre Antonio<ref>{{Cita|Princigalli|p. 1}}.</ref>era un tenente colonnello originario di [[Canosa di Puglia]] di stanza nel Nord Italia durante la [[prima guerra mondiale]], la madre Maria Zell, era una maestra elementare bergamasca di origini svizzere e tedesche. Anna Maria è la sorella maggiore della giornalista [[Ada Princigalli]] e del dirigente PSI, PISIUP e PCI, [[Giacomo Princigalli]].<ref>{{Cita web|url=https://aldogiannuli.it/giacomo-princigalli/|titolo=Ciao Giacomo|accesso=5 maggio 2021}}</ref>
 
Anna Maria trascorse l'infanzia e l'adolescenza a Canosa, che lasciò al raggiungimento della maggiore età per studiare all'[[università degli Studi di Firenze]]. Entrò a far parte degli studenti favoriti del filosofo [[Ludovico Limentani]] che in una lettera a [[Eugenio Garin]] la definì "''tanto intelligente e fervida, e graziosa di maniere, oltre che di aspetto''"<ref>{{cita libro|titolo=Ludovico Limentani a Eugenio Garin|editore=Bibliopolis|anno=2004|ISBN=9788870885415|curatore=Maurizio Torrini}}</ref>. All'entrata in vigore delle [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] Limentani venne espulso dall'università e lei passò sotto la direzione di Garin, poco prima della laurea si ammalò di [[tubercolosi]], curata da un parente di Garin, si laureò in storia della filosofia.
Riga 41:
Organizzò attività e discussioni tra i ragazzi vittime di guerra e ospitati nei convitti Rinascita. Utilizzava l'arte e il gioco nelle pratiche educative il cui obiettivo primario doveva essere far rifiorire la fiducia in se stessi e negli adulti che avevano tolto loro l’infanzia. Registrava le loro opinioni sulla guerra, sulla differenza tra bene e il male (i fascisti e i partigiani, i tedeschi e gli americani), sulla sfiducia e della speranza. Secondo la Princigalli i bambini dovevano partecipare alla vita democratica della loro scuola-comunità, affermava quindi che i convitti non dovevano limitarsi alla mera funzione di dare un tetto a chi aveva perso genitori e case. Anna Maria Princigalli censurava ogni forma di coercizione sui bambini ed accusava la scuola pubblica di non rendere “L’infanzia un’esperienza felice”. In effetti denunciò il fatto che i ragazzi che avevano ottenuto ottimi risultati nei convitti Rinascita, una volta inseriti nella scuola pubblica registravano peggioramenti e bocciature. Non a caso, la Princigalli fece parte della commissione del ministro [[Guido Gonella|Gonella]] per la riforma della scuola composta dai più noti pedagogisti italiani, ma la loro proposta di legge non fu mai approvata a causa dei contrasti in seno alla [[Democrazia Cristiana]].
 
A causa dell'aggravarsi della malattia polmonare e di altri problemi personali e di salute, si ritirò a soli 40 anni dalla vita pubblica e accademica. Mancano indicazioni precise su luoghi e date ma trascorse alcuni anni in una clinica psichiatrica di Roma, quando [[Paolo Pescetti]] venne a conoscenza della cosa ne chiese l'affidamento che gli venne negato perché non era un famigliare. Pescetti informò la direzione del partito e con la collaborazione dello stesso organizzò una rocambolesca evasione dal manicomio<ref>{{cita|Pegna|pp. 61-62}}.</ref>. Anche i vecchi capi partigiani quali [[Ferruccio Parri]], [[Aristide Marchetti]], [[Giuseppe Boffa]] e [[Gian Carlo Pajetta]] si interessarono alla sua sorte.
 
Anna Maria Princigalli trascorse gli ultimi anni della sua vita alloggiando, lavorando e studiando presso l'[[Istituto di studi comunisti]] delle Frattocchie. Morì il 24 gennaio del 1969.