Assedio di Amburgo: differenze tra le versioni
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I francesi misero le mani su 7.489.343 [[Mark Banco]] (una [[moneta di conto]] utilizzata per le operazioni bancarie ad Amburgo), l'equivalente di circa 13 milioni di [[franco francese|franchi]]; dopo che i commercianti di Amburgo si rifiutarono di essere pagati con lingotti provenienti dalla banca, i francesi installarono due zecche dove fondere i lingotti e coniare monete aventi corso legale in città: questo denaro fu poi impiegato per pagare il soldo della guarnigione, gli stipendi dei lavoratori civili impegnati nei lavori di fortificazione e per mantenere l'attività economica nella città assediata<ref name=Hulot-196 />.
Una contabilità dell'uso di tali monete fu mantenuta dal conte di Chaban e poi, dopo la sua morte il 23 marzo 1814, da una commissione creata per questo scopo; entro la fine dell'assedio, molte voci tuttavia furono sollevate contro il sequestro della banca di Amburgo e alcuni accusarono poi Davout di essersi intascato parte dei fondi. Il caso segnò l'opinione pubblica e fu successivamente utilizzato per rilanciare il sentimento anti-francese in Germania: così, nel 1890 il maresciallo [[Helmuth Karl Bernhard von Moltke]] utilizzò il ricordo di questo evento per ottenere l'approvazione del bilancio dell'esercito da parte del Parlamento tedesco; più in generale, la storiografia tedesca mantenne l'immagine di un periodo buio e l'occupazione francese è ancora presente nella memoria collettiva di Amburgo come una "catastrofe"<ref name="
=== Conseguenze sulla carriera del maresciallo Davout ===
Appena rientrò in Francia, il maresciallo Davout venne raggiunto dall'ordine del ministro della guerra di non risiedere a Parigi, e si ritirò quindi nella sua residenza di [[Savigny-sur-Orge]]. Il 17 giugno, meno di una settimana dopo il suo arrivo, il generale Dupont de l'Étang lo informò che il re aveva ricevuto reclami circa il suo comportamento ad Amburgo; tre accuse furono levate contro di lui: aver sparato contro la [[bandiera bianca]] dopo aver acquisito la certezza della restaurazione dei Borboni, essersi accaparrato dei fondi della banca di Amburgo, e aver commesso "atti arbitrari che tendevano a rendere odioso il nome dei francesi"<ref>{{Cita|Tulard|p. 617}}.</ref><ref>{{Cita|Hulot|p. 204}}.</ref>. Dopo aver ricevuto la fine di giugno gli archivi del suo comando, Davout scrisse un proprio resoconto (''Mémoire de M. le Maréchal Davout, Prince d'Eckmühl au Roi'') che spedì a Luigi XVIII il 20 luglio; in questo lavoro di trenta pagine, il maresciallo confutò con attenzione tutte le accuse mosse contro di lui, senza utilizzare lo stile da cortigiano in voga all'epoca. Il 26 luglio, il ministro della guerra informò Davout che il re aveva accettato la sua memoria, che nessuna procedura sarebbe stata intentata contro di lui, e che gli era anche permesso di pubblicare il documento per mettere a tacere i suoi critici<ref name="
Nonostante ciò, nei confronti del maresciallo proseguì la condanna da parte degli ambienti ultra-realisti e sotto Luigi XVIII Davout fu mantenuto in disgrazia; nonostante le pressioni, fatte anche da suoi colleghi marescialli come [[Michel Ney]] e [[Nicolas Jean-de-Dieu Soult]], perché aderisse al partito pro-Borboni, Davout si rifiutò sempre di giurare fedeltà al nuovo monarca. Questa caduta in disgrazia ebbe di converso il rendere Davout un punto di riferimento per i dissidenti e gli esponenti del bonapartismo, tanto che il maresciallo riguadagnò rapidamente la fiducia di Napoleone quando questi si reinsediò a Parigi durante i "[[cento giorni]]"<ref>{{Cita|Hulot|pp. 206-208}}.</ref>.
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