Chester Arthur: differenze tra le versioni

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|Attività = politico
|Nazionalità = statunitense
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È stato il ventunesimo [[presidente degli Stati Uniti d'America]] succedendo, in quanto [[Vicepresidente degli Stati Uniti d'America|vicepresidente]], a [[James A. Garfield]] dopo la morte di questi, in seguito ad un attentato.
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Verso gli indiani Arthur si comportò come i suoi predecessori, ossia utilizzando la mano pesante: nel [[1882]], quando il governo tentò di confinare nelle riserve gli indiani [[Apache]] dell'[[Arizona]] e del [[Nuovo Messico]], il loro capo [[Geronimo]] si sollevò in armi, dando vita all'ultima grande ribellione indiana contro i coloni bianchi, conclusasi quattro anni dopo, il 4 settembre [[1886]], quando gli Apache superstiti si arresero al generale [[Nelson Miles]].
 
In campo economico, Arthur proseguì la politica di alti dazi doganali, a protezione dell'industria locale; il suo partito era favorevole al riuso dell'eccedenza del bilancio federale per una serie di opere pubbliche, ma Arthur pose il veto a una legge del 1882 sui fiumi e sui porti per l'importo eccessivo di finanziamenti richiesti.
 
=== Il ritiro e gli ultimi anni ===
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== Giudizio storico ==
L'operato di Arthur era giudicato abbastanza negativamente dai suoi contemporanei. La sua presidenza non fu ricordata come speciale.<ref name="cita|Karabell|p. 139">{{cita|Karabell|p. 139}}</ref> Nel 1935 lo storico George F. Howe disse che Arthur aveva raggiunto "un'oscurità in strano contrasto con il suo ruolo significativo nella storia americana."<ref>{{cita|Howe|p. 288}}</ref> Nel 1975, tuttavia, [[Thomas C. Reeves]] poteva scrivere che "le nomine di Arthur, anche se non spettacolari, furono inusualmente irreprensibili; la corruzione e gli scandali che dominavano gli affari e la politica in quel periodo non macchiarono il suo governo."<ref>{{cita|Reeves|anno=1975|p. 420}}</ref> Come scrisse nel 2004 il suo biografo [[Zachary Karabell]], anche se Arthur era "fisicamente e emotivamente provato, si adoperò per fare quello che era giusto per la nazione."<ref>{{ name="cita|Karabell|p. 139}}<"/ref> Già Howe aveva in precedenza considerato che "Arthur adottò [un codice] per la sua condotta politica sottoposto solo a tre condizioni: rimaneva per ognuno un uomo di parola; si tenne scrupolosamente esente da corruzione; mantenne una dignità personale, per quanto affabile e amichevole fosse. Queste condizioni... lo rendevano molto diverso dallo stereotipo di uomo politico."<ref>{{cita|Howe|p. 290}}</ref>
 
==Note==
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==Bibliografia==
* {{cita libro|titolo=Chester A. Arthur, A Quarter-Century of Machine Politics|autore=George F. Howe|anno=1966|annooriginale=1935|editore=F. Ungar Pub. Co|città=New York|cid=Howe|asin=B00089DVIG}}
 
* {{cita libro|titolo=Gentleman Boss: The Life of Chester A. Arthur|url=https://archive.org/details/gentlemanbosslif00reev|autore=Thomas C. Reeves|anno=1975|editore=Alfred A. Knopf|città=New York|cid=Reeves|isbn=978-0-394-46095-6}}
* {{cita libro|titolo=Chester Alan Arthur|autore=Zachary Karabell|anno=2004|editore=Henry Holt & Co|città=New York|cid=Karabell|isbn=978-0-8050-6951-8|url=https://archive.org/details/chesteralanarthu00kara}}