Tempio malatestiano: differenze tra le versioni

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Il '''Tempio malatestiano''', usualmente indicato dai cittadini come il [[Duomo]] e dal [[1809]] divenuta [[cattedrale]] col titolo di '''Santa Colomba'''<ref name="diocesi">{{Cita web | url=http://www.diocesi.rimini.it/parrocchie-e-chiese/parrocchie/basilica-cattedrale-tempio-malatestiano/ | titolo=Basilica Cattedrale (Tempio Malatestiano), Diocesi di Rimini<!-- Titolo generato automaticamente -->}}</ref><ref name="Colomba">{{cita web |url=http://riminisparita.info/2012/08/02/la-cattedrale-di-santa-colomba/ |titolo=La Cattedrale di Santa Colomba |editore=Rimini Sparita | autore=Luca| data= 2 agosto 2012| urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150723032235/http://riminisparita.info/2012/08/02/la-cattedrale-di-santa-colomba/|dataarchivio=23 luglio 2015}}</ref>, è il principale [[luogo di culto]] [[cattolicesimo|cattolico]] di [[Rimini]]. Rinnovato completamente sotto la signoria di [[Sigismondo Pandolfo Malatesta]], con il contributo di artisti come [[Leon Battista Alberti]], [[Matteo de' Pasti]], [[Agostino di Duccio]] e [[Piero della Francesca]], è, sebbene incompleto, l'opera chiave del [[Rinascimento riminese]] ed una delle architetture più significative del [[XV secolo|Quattrocento]] italiano in generale.
 
Dio mattonella
==Storia==
[[File:Matteo de' pasti, medaglia di sigismondo pandolfo malatesta col tempio malatestiano, verso 1450.JPG|thumb|left|Una delle [[Medaglia di Sigismondo Pandolfo Malatesta e il Tempio Malatestiano|medaglie di Matteo de' Pasti]]]]
Nell'area è documentata già nel [[IX secolo]] una cappella chiamata ''Santa Maria in Trivio'', demolita nel 1257 per consentire l'erezione una chiesa più grande, in stile [[Architettura gotica|gotico]] a navata unica e [[abside|triabsidata]], che sarà poi consacrata a San Francesco e retta dall'[[Ordine francescano]]<ref>{{Cita web |autore =Diocesi di Rimini |url=https://www.beweb.chiesacattolica.it/cattedrali/cattedrale/217/Chiesa+di+Santa+Colomba |titolo=Chiesa di Santa Colomba |editore=BeWeb |anno=2020}}</ref>.
 
Tra il [[XIII secolo|Duecento]] e [[XIV secolo|Trecento]] furono aggiunte due cappelle sul lato sud. Parte dei marmi per i lavori furono presi da rovine romane in [[Sant'Apollinare in Classe]] e da [[Fano]]. La chiesa, nonostante le dimensioni relativamente modeste, era già utilizzata nel [[1312]] come luogo di sepoltura della famiglia [[Malatesta]]<ref>{{Cita libro |cognome=Musmeci |nome= Marco |titolo=Una dimora patrizia del 16. secolo a Rimini: Palazzo Maschi-Marcheselli-Lettimi |serie=Mirabilia urbis |anno=1997 |editore=Il Ponte Vecchio |città=Cesena |id=SBN IT\ICCU\RAV\0308384}}</ref>, arricchita da altari e opere d'arte, alle quali fu chiamato a contribuire anche [[Giotto]].
 
Sotto la signoria di [[Sigismondo Pandolfo Malatesta]], fu deciso nel [[1447]] di sistemarvi una cappella dedicata a San Sigismondo, patrono del committente, affidando il progetto al veronese [[Matteo de' Pasti]]. Il 31 ottobre fu benedetta la posa della prima pietra. Negli anni successivi, in seguito a una fortunata serie di vittorie e riconoscimenti, il Malatesta decise di estendere il progetto a tutto l'edificio<ref name="DVC94">De Vecchi-Cerchiari, cit., p. 94.</ref>. Ebbe un ruolo nel mutato progetto probabilmente [[Leon Battista Alberti]]<ref>Alberti e Sigismondo si incontrarono probabilmente a Fabriano durante la permanenza in città della corte di [[papa Niccolò V]] nel 1450: Howard Burns, ''Leon Battista Alberti in'' "Storia architettura italiana-Il Quattrocento", Electa, 1998, p. 131</ref>, al quale fu poi affidato il progetto di una nuova sistemazione architettonica esterna, che comprendeva, secondo la testimonianza di una serie di [[Medaglia di Sigismondo Pandolfo Malatesta e il Tempio Malatestiano|note medaglie]]<ref>.
 
Si tratta di tradizionali medaglie di fondazione che riportano la data del 1450, quando Sigismondo decise di ampliare il suo primitivo progetto: Howard Burns, ''op. cit.'', 1998, pag.131</ref>, dello stesso Matteo de' Pasti del [[1450]] l'aggiunta di una rotonda all'estremità della chiesa, coperta da una [[cupola]] a imitazione di quella del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]]. I lavori relativi al progetto di Alberti iniziarono presumibilmente nel 1453. Se il progetto fosse stato completato, la navata avrebbe allora assunto un ruolo di semplice accesso al maestoso edificio circolare, e sarebbe stata molto più evidente la funzione celebrativa dell'edificio<ref name="DVC95">De Vecchi-Cerchiari, cit., p. 95.</ref>.
 
Il tema iconografico della struttura è inconsueto per una chiesa cristiana. Nell'apparato decorativo originale i riferimenti religiosi tradizionali sono talmente ridotti e defilati da sembrare a prima vista del tutto assenti<ref>L'unica croce presente nella decorazione marmorea è posta sopra l'ingresso principale ma (attualmente) nascosta dall'emblema vescovile e l'unico santo rappresentato all'interno è San Sigismondo (probabilmente solo per celebrare ulteriormente il Malatesta). Nella decorazione vi sono diverse allusioni al mondo cristiano, come ad esempio le scritte in prossimità alle Sibille, che prevedono la nascita del Messia. La Cristianità non è dunque completamente rinnegata, ma posta deliberatamente in secondo piano nella simbologia complessiva.</ref>.
Il Malatesta volle tale edificio unicamente come sepolcro suo, per la sua stirpe e per i dignitari a lui vicini, quale enorme monumento celebrativo di sé stesso e della sua casata, prevedendo una iconografia articolata in un complesso linguaggio proprio del paganesimo: da qui la denominazione ''Tempio''.
 
Ciò contribuì al peggioramento dei rapporti con [[papa Pio II]] [[Piccolomini]], già critici prima della sua elezione nel [[1458]] (a causa anche delle precedenti campagne militari ostili alla sua città natale, Siena), rapporti che degenerarono fino alla scomunica nel [[1460]].
La quantità di riferimenti pagani è tale per cui Pio II riportò nei suoi Commentari: {{Citazione|Costruì un nobile tempio a Rimini in onore di San Francesco; ma lo riempì di tante opere pagane che non sembra un tempio di cristiani ma di infedeli adoratori dei demoni |[[papa Pio II]], Commentarii, p. 92<ref>{{cita libro |autore=Papa Enea Piccolomini |wkautore=Papa Pio II | titolo=Commentarii| url=http://imagohistoriae.filosofia.sns.it/imageView.php?workId=29&workSign=Piccolomini_Commentarii&selectStru=id2449857&imgNumber=55&imageField.x=20&imageField.y=11 |anno=1582 | città=Roma |p=92 }}</ref><ref>{{cita libro |autore1=Cetty Muscolino |autore2=Ferruccio Canali |titolo=Il tempio della meraviglia: gli interventi di restauro al Tempio Malatestiano per il Giubileo (1990 - 2000)| url=http://books.google.com/books?id=Yt0BhZLhwPMC&pg=PA14|anno=2007 |editore=Alinea Editrice |isbn=978-88-6055-183-2 |p=14 }}</ref> |Aedificavit tamen nobile templum Arimini in honorem divi Francisci; verum ita gentilibus operibus implevit ut non tam Christianorum quam Infidelium daemones templum esse videretur|lingua=la}}
[[File:Tempio Malatestiano (pre-war).jpg|thumb|Interno come appariva prima della guerra]]
[[File:Tempio Malatestiano 1944.jpg|thumb|Interno vista abside dopo i [[Operazione Olive|bombardamenti del 1944]]]]
 
Tuttavia sarebbe riduttivo leggere il tempio malatestiano solo come sfida personale, ma piuttosto come massima manifestazione di una raffinata cultura di tipo [[accademia neoplatonica|neoplatonico]], intellettuale e idealistica, intenzionalmente lontana dalla realtà, non timorosa di esprimersi attraverso un linguaggio, tra ethos apollineo e pathos dionisiaco, estraneo alla cristianità proprio in quello che doveva essere un tempio cristiano<ref>{{Cita libro | titolo=La rinascita del paganesimo antico e altri scritti 1917-1929 | nome=Aby | cognome=Walburg | editore=Nino Aragno Editore | anno=2008 | isbn=978-88-8419-251-6}}</ref>. La lettura dell'apparato del Tempio non si presenta affatto agevole. Tra le fonti letterarie ispiratrici si possono rinvenire [[Macrobio]], [[Platone]], [[Porfirio]], [[Giamblico]] e [[Gemisto Pletone]]<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=Ethos apollineo e pathos dionisiaco nel cosmo Malatestiano |altri=da appunti di Aby Warburg e collaboratori del 1929 |rivista=Engramma |numero=35 |data=agosto–settembre 2004 |url=http://www.engramma.it/engramma_v4/homepage/35/sezion_alpha_omega/iii/25.html |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131111182112/http://www.engramma.it/engramma_v4/homepage/35/sezion_alpha_omega/iii/25.html |dataarchivio=11 novembre 2013 }}</ref>. [[Roberto Valturio]], membro della corte illuminata che circondava il Malatesta e che tanta parte ha avuto nella definizione del gusto e dei temi, ribadì nel ''De re militari'' che il Tempio era colmo di “simboli tratti dai più occulti penetrali della filosofia" che solo gli iniziati potevano penetrarne il significato<ref>C. Mitchell, ''The Imagery of the Tempio Malatestiano'', in «Studi Romagnoli», II, 1951, pp. 77-90; ''Il Tempio Malatestiano'', in Studi Malatestiani, cit., pp. 71-103.</ref>.
 
L'insieme decorativo si presenta, per quanto raffinato, abbastanza dispersivo, con alcuni contrasti in particolar modo tra l'interno e l'esterno dell'edificio; qualora si debba ricercare una chiave unica di lettura, questa è sicuramente da individuare nell'intento celebrativo della figura del signore e della sua corte<ref name="diocesi" />.
La struttura progettata dall'Alberti non fu completata, in seguito all'avversa fortuna in campo militare del Malatesta (e alle conseguenti difficoltà economiche) che resero impossibile la fine dei lavori. Nel 1460 erano state del tutto ultimate solo tre cappelle ed i rivestimenti esterni, realizzati incapsulando la struttura medievale. Sigismondo fu definitivamente sconfitto dalle truppe papali alleate con [[Federico da Montefeltro]] due anni dopo sul Cesano. Ne conseguì l'interruzione di tutte le fabbriche da lui avviate (a parte l'aggiunta del sarcofago del filosofo neoplatonico Giorgio Gemisto Pletone nel 1464). Su spinta dell'ordine francescano che reggeva la chiesa, i lavori ripresero negli anni successivi ma, perso l'originale committente, proseguirono in difformità dal progetto dell'Alberti, per essere completati nel 1503.
 
Nel [[1809]] le [[soppressioni napoleoniche]] sciolsero il convento francescano e in seguito alla sconsacrazione e distruzione dell'antica Santa Colomba, il tempio fu consacrato a [[cattedrale]] cittadina, assumendo la dedica della santa.
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]], l'edificio subì molti danni (in particolare, nel [[1944]]), tanto da far esclamare, commosso, ad [[Ezra Pound]], nel suo Canto LXXII (a parlare è lo spirito di [[Ezzelino III da Romano]]):
{{quote|Rimini arsa e Forlì distrutta,<br>
chi vedrà più il sepolcro di [[Giorgio Gemisto Pletone|Gemisto]]<br>
che tanto savio fu, se pur fu greco?<br>
Giù son gli archi e combusti i muri<br>
del letto arcano della divina [[Isotta degli Atti|Ixotta]]..." <br>
"Ma chi sei?" clamai<br>
contra la furia della sua tempesta,<br>
"Sei tu [[Sigismondo Pandolfo Malatesta|Sigismundo]]?"<br>
Ma egli non m'ascoltò...}}
 
La zona [[abside|absidale]], insieme a buona parte della copertura, fu distrutta e ricostruita in forme semplificate con l'esterno in mattoni a vista e l'interno in semplice e disadorno intonaco bianco. Solo recentemente l'altare maggiore è stato arricchito da un celebre [[Crocifisso di Rimini|crocifisso]] di [[Giotto]], dipinto durante il suo soggiorno a Rimini tra il [[1308]] e il [[1312]]. La facciata e i fianchi furono danneggiati, con dislivelli, fuoripiombo e distacchi, tanto da dover procedere con un difficile intervento, smontando e rimontando sostanzialmente l'intero paramento murario, numerando i vari conci e blocchi lapidei.<ref>{{Cita libro | nome=A. | cognome=Turchini | titolo=Il tempio distrutto. Distruzione, restauro, anastilosi del Tempio Malatestiano | città=Cesena | anno=1998}}</ref>
 
==Descrizione della basilica==