Ezio Vanoni: differenze tra le versioni
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==Biografia==
Primogenito di quattro figli, nacque in [[Valtellina]], a Morbegno in [[provincia di Sondrio]] il 3 agosto 1903. Cresciuto in una certa agiatezza familiare dovuta ai redditi da lavoro del padre (segretario comunale in [[Val Masino (comune)| Val Masino]]) e della madre (maestra), portò a termine gli studi elementari a Morbegno e quelli liceali a Sondrio. Si laureò in [[Giurisprudenza]] nel [[1925]], a [[Pavia]], dove fu anche convittore del [[Collegio Ghislieri]], discutendo una tesi dal titolo "Natura ed interpretazione delle leggi tributarie".▼
=== Infanzia e studi ===
▲Primogenito di quattro figli, nacque in [[Valtellina]], a Morbegno in [[provincia di Sondrio]] il 3 agosto 1903. Cresciuto in una certa agiatezza familiare dovuta ai redditi da lavoro del padre (segretario comunale in [[Val Masino (comune)|
=== L'attività d'insegnamento (1926 - anni '40) ===
Divenne subito assistente volontario di [[Benvenuto Griziotti]] nell'Istituto Giuridico dell'[[Università di Pavia]], lavorando tra il [[1926]] e il [[1927]] ad una ricerca dal titolo “La rivalutazione della lira e l'equilibrio economico” (era una ricerca che rientrava nel dibattito "[[Quota 90|quota novanta]]").
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dell’opera di ricostruzione dell’Italia devastata dalla guerra, influenzando il pensiero di alcuni importanti “ricostruttori”: da Alcide De Gasperi ad Ezio Vanoni, Donato Menichella e Luigi Einaudi. Ma è stato anche l’interlocutore di altre importanti personalità politiche, come Palmiro Togliatti, presso il quale, dopo essere riuscito ad avvicinarlo per il tramite dell’amico Franco Rodano, si fece interprete della necessità di salvare il complesso impianto pubblico dell’Iri, organizzato e messo a punto nel periodo pre-bellico da Alberto Beneduce": Gianfranco Sabattini, ''I teorici della ricostruzione'', [[Mondoperaio]], n. 1/2017, p. 17.</ref>.
=== Ministro finanziario (1948-1956): Riforma tributaria e ''Piano Vanoni'' ===
Nel [[1951]] è stato uno dei principali fautori della riforma tributaria italiana (che porta il suo nome ''Riforma Vanoni'' o [[Legge Vanoni]]) introducendo anche l'obbligo della [[dichiarazione dei redditi]]<ref>Come ministro delle Finanze, il suo obiettivo era di riuscire a far
sì «che tutti i contribuenti facessero una dichiarazione dei redditi e che ciò fosse strumento di verità e di lealtà fiscale»: [[Francesco Forte]], ''Ezio Vanoni economista pubblico'', a cura di Silvio Beretta e Luigi Bernardi, [[Rubbettino]], Soveria Mannelli, 2009, p. 47-48.</ref>.
Il 29 dicembre 1954, il Consiglio dei Ministri, presieduto da [[Mario Scelba|Scelba]], approva un documento di oltre cento pagine intitolato «Schema di sviluppo
economico nazionale» vengono stabiliti in quanto consistono «nel consentire un
massimo di libertà, nel conseguire il massimo di utilità sociale, e nel realizzare il
massimo di giustizia sociale» ([[Francesco Forte]], ''Ezio Vanoni economista pubblico'', a cura di Silvio Beretta e Luigi Bernardi, [[Rubbettino]], Soveria Mannelli, 2009, p. 197).</ref>. La realizzabilità del Piano era vincolata, secondo il ministro, ad un tasso di crescita superiore al 5% all'anno, e, nonostante i tassi di crescita italiana superassero tale soglia, il Piano non venne mai realizzato<ref>Lo «Schema di sviluppo dell’occupazione e del reddito in Italia nel decennio 1955-1964» è considerato il «testamento spirituale», lasciato da Vanoni agli italiani poco prima della sua scomparsa ([[Francesco Forte]], ''Ezio Vanoni economista pubblico'', a cura di Silvio Beretta e Luigi Bernardi, [[Rubbettino]], Soveria Mannelli, 2009, p. 123).</ref>. Iniziò così il dibattito parlamentare, tra sostenitori e contrari al Piano. Vanoni morì improvvisamente nel [[1956]] a causa di un [[collasso cardiaco]]: la morte lo colse nei locali di [[Palazzo Madama (Roma)|palazzo Madama]]<ref>[http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/473196.pdf Senato della Repubblica, CCCLXIII SEDUTA, II Legislatura, DISCUSSIONI, 16 FEBBRAIO 1956, p. 14877]</ref> (dopo il malore, era sdraiato su un divano dell'ufficio di [[Cesare Merzagora]]) dopo aver tenuto un discorso al [[Senato della Repubblica|Senato]], dove aveva ricordato i motivi ispiratori della sua opera, sollecitando maggiore giustizia per gli umili e i poveri. Lo Schema di sviluppo rimane al centro del dibattito politico fino al 1959 per poi uscire definitivamente dalla scena politica ed entrare nei libri di storia. Ciò nonostante, ancora nel 1960 si teneva conto dello "schema decennale Vanoni" per guidare lo sviluppo dell'economia nazionale e per valutarne l'andamento.<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0076_01_1960_0238_0001_16598334/|titolo=L'eredità di Vanoni deve essere ripresa|pubblicazione=La Stampa|data=5 ottobre 1960|p=1}}</ref>
La salma venne portata nella natia Morbegno per il funerale e la tumulazione nella tomba familiare<ref>{{Cita news|lingua=it|url=http://www.gazzettadisondrio.it/speciali/17022016/60-anni-fa-spegneva-senato-ezio-vanoni-medaglia-doro-al-valor-civile|titolo=60 anni fa si spegneva in Senato Ezio Vanoni, Medaglia d'oro al Valor Civile|pubblicazione=La Gazzetta di Sondrio|accesso=2018-09-07}}</ref>.
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