High Intensity Training: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m +link |
|||
Riga 20:
{{citazione|Si dovrebbe comprendere che HIT e Heavy Duty non sono basati sulla fisiologia del muscolo-cellula. HIT e HD sono in realtà basate sul GAS (sindrome generale di adattamento) di [[Hans Selye|[Hans] Selye]] più di ogni altra cosa. Jones e Mentzer amavano parlare di filosofia e logica, ma raramente menzionavano un [[sarcolemma]], MAPk [mitogen-activated protein kinase], le cellule staminali miogeniche, o anche cose ovvie come l'[[IGF-1]] intracellulare [Mechano-Growth Factor, MGF]. Le ragioni per cui hanno scelto di ignorare i principi di base della fisiologia delle cellule muscolari rimangono con loro. [..] Il mio unico altro problema con HIT è la sua cieca devozione per l'"intensità". L'intensità come descritta da Jones, si basa sullo sforzo percepito, e non misura necessariamente la capacità di una serie stimolare la crescita del tessuto stesso. Gli autori del HIT e delle routine simil-HIT credevano fondamentalmente nel GAS, nella [[supercompensazione]], e il mito intensità è perpetuato nelle riviste di culturismo popolari negli anni ottanta. Tutti e tre questi principi sono, nella migliore delle ipotesi, solo indirettamente legati alla crescita muscolare.<ref>[http://www.t-nation.com/free_online_article/sports_body_training_performance_interviews/mr_hypertrophy t-nation.com - ''Mr. Hypertrophy: An Interview with Bryan Haycock'' di Chris Shugart]</ref>|Bryan Haycock}}
Anche se principi come le monoserie e l'uso dei macchinari ''Nautilus'' erano state promosse da Jones e Mentzer, non sempre e non necessariamente tali strategie erano state giudicate essenziali da successivi sostenitori del HIT per poter svolgere un allenamento. Successive reinterpretazioni stabilirono, ad esempio, che potevano essere eseguite anche tre serie per esercizio, ma ciò si discostava dall'HIT come era stato concepito. Anche Mentzer, come Jones, suggeriva possibilmente l'uso dei macchinari piuttosto che dei [[Manubrio (pesistica)|manubri]]<ref name="olympian.it1">[http://www.olympian.it/ir/39_1.cfm olympian.it - ''Domande a Mike Mentzer'']</ref>.
Non ci sarebbero ricerche dirette che supportano l'efficacia o la superiorità del HIT o dell{{'}}''Heavy Duty''. Alcuni atleti hanno ottenuto rapidi e considerevoli incrementi della forza e massa muscolare, ma per molti i progressi hanno trovato uno stallo rapido. Il problema potrebbe stare nel fatto che il volume è una variabile acuta che non viene manipolata e variata in questo stile di allenamento. Un programma HIT applicato tutto l'anno non prevederebbe dei cicli ad intensità (% 1-RM) e volumi maggiori, compromettendo il massimo sviluppo degli adattamenti muscolari. Secondo esperti di fama internazionale nel campo dell'esercizio con i pesi quali [[Charles Poliquin]], James Stoppani e Brad Schoenfeld, eseguire un programma HIT funziona se viene mantenuto per un ciclo della durata di 4 o 6 settimane. In questo caso vengono ottenuti dei risultati sul breve termine, ma, come gli altri metodi, esso può essere mantenuto per tempi brevi, cioè fino a quando non si raggiunge l'adattamento<ref name="Schoenfeld" /><ref name="Encyclopedia" /><ref name="olympian.it">[http://www.olympian.it/ir/55_2.cfm olympian.it - ''Poliquin Power! (parte 2): Intervista a Charles Poliquin'' di Chris Goodwin]</ref>. La scienza del body building ha ampiamente constatato la necessità di rispettare il principio della ''periodizzazione''. Come in tutti i programmi o gli stili di allenamento, l'adattamento si raggiunge in tempi abbastanza rapidi, pertanto sarebbe necessario cambiare routine periodicamente. Dopo aver terminato un ciclo HIT, autori come Jim Stoppani suggeriscono che si dovrebbe passare ad un ''[[High Volume Training]]'', cioè ad una modalità in cui il parametro del volume viene parecchio aumentato<ref name="Encyclopedia" />.
{{citazione|L'allenamento ad alta intensità funziona. E di nuovo, come tutti i programmi d'allenamento, funziona fin tanto che non ci si adatta. Il problema è che non passa molto tempo e ci si adatta. Quello che ha creato tanti proseliti dell'HIT sul finire degli anni settanta è stato che su ogni rivista di bodybuilding si trovavano articoli che sostenevano la necessità di fare 20 serie per i bicipiti, 20 per i tricipiti, 20 per i dorsali, 20 per i pettorali, ecc. Non capivano che non tutte quelle serie erano portate a cedimento muscolare. Se uno faceva, ad esempio, le distensioni su panca inclinata, usava 102 kg per 10 ripetizioni e poi 125 kg per 8. Ma 102 kg per 10 ripetizioni è niente se puoi fare otto ripetizioni con 125 kg. Quindi erano tutte e due serie di riscaldamento. Solamente quelle con 143, 147 e 152 kg facevano la differenza. Anzitutto il concetto di serie era inteso nel modo sbagliato. Allora arrivò Mike Mentzer e disse: facciamo solamente due serie per esercizio per ogni gruppo muscolare e la gente lo seguì. Ma ecco il tranello: la tecnologia per l'allenamento tipica degli anni settanta era adatta per allenarsi due ore al giorno, dal lunedì al sabato. Gli shake proteici dopo l'allenamento? Non esistevano. Gli alimenti per aumentare di peso erano cose come il [[chili con carne]]. Quelle erano le basi scientifiche di allora. Pertanto quando quegli atleti hanno ridotto [il volume e la frequenza] e si sono messi a fare quattro sessioni la settimana, hanno liberato il loro testosterone depresso dal super allenamento e – boom! – hanno messo su 7-8 kg recuperando. Allora tutti si sono convertiti a quest'altro metodo. Era la fine degli anni ottanta quando Mike Mentzer fece il suo ingresso sulla scena. Chi non era migliorato di un grammo all'improvviso boom! Non per non riconoscere i meriti di Mentzer. Dopotutto faceva allenare la gente in un'ora, cosa importantissima ma a quel tempo la gente non capiva i vantaggi di quei principi sul recupero. Se a quei tempi ci fosse già stato Internet, non avremmo avuto diatribe su queste cose. Dopo quella risposta iniziale, però, i risultati si arrestano perché sopraggiunge l’adattamento.|Intervista a Charles Poliquin su Olympian's News numero 55.<ref name="olympian.it" />}}
|