Francesco Martinengo Colleoni: differenze tra le versioni

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[[File:24050 Malpaga BG, Italy - panoramio (1).jpg|thumb|Castello di Malpaga]]
 
Oltre alle importanti attività militari Francesco si dedicò anche alla ricostruzione delle sue abitazioni, incaricando anche per una nuova costruzione a [[Torino]] [[Ascanio Vitozzi]] nella centralissima piazza castello. Nel 1597 fece rimodernare il [[castello di Malpaga]] e la [[Chiesa di San Marco (Cavernago)|chiesa di San Marco]], dove affidò al pittore [[Giovan Battista Cavagna]] la [[pala d'altare]] che lo vedeva raffigurato con la famiglia. Si dedicò anche alla bonifica dei territori paludosi per incrementare l'agricoltura con la deviazione di una seriola del lago d'Endine. migliorò anche le funzioni di alcuni mulini diventandone proprietario, nonché di una segheria. Non trascurò anche l'aspetto culturale, fu infatti amico della poetessa [[Veronica Franco]] che, alla morte del fratello gli dedicò una poesia.<ref>{{cita|Medolago|p. 9}}.</ref>
 
Non furono sempre facile anche i rapporti tra le famiglie del tempo. In particolare Francesco nel 1570 nacque una diatriba con la famiglia Avogadro a causa del matrimonio delladel figlio Gaspare con Emilia Avogadro, e quando nel 1619 furono uccidi due fedeli degli Avogadro fu accusato di essere il mandante, erano famosi infatti gli atteggiamenti dei sui bravi. Quando fu accusato di essere filospagnolo fu processato dai veneziani e condannato all'esilio di cinque anni a Udine e all'arresto si rifugiò nel suo castello di Cavernago ben difeso da torri e fossati facendo desistere chi era incaricato al suo arresto, anzi sfrontatamente con i sui quaranta soldati amava spostarsi tra i territori di Bergamo e Brescia. Ubbidendo però alla repubblica si presentò a Udine dove rimase fino al 1621.
 
Francesco fu anche un ottimo giocatore di scacchi, e il noto scacchista [[Orazio Gianuzio della Mantia]] nel 1597 gli dedicò la pubblicazione del libro “Libro nel quale si stratta della maniera di Giuocar'à Scacchi”.<ref>{{cita|Medolago|p.10}}.</ref> Nel 1614 acquistò la [[casa del CarnagnolaCarmagnola]] di Brescia.<ref>{{cita|Medolago|p=14}}</ref>
 
Redisse il suo primo testamento il 22 giugno 1619 e un secondo il 24 gennaio 1621. Tra i beneficiari, oltre ai suoi prossimi, indicò alcuni lasciati anche per il suo scalco e cuoco, morendo dopo pochi giorni a Bergamo l'8 febbraio in [[via Porta Dipinta]].<ref>{{cita|Medolago|p.10}}.</ref>
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Francesco fin da piccolo fu avviato al mestiere delle armi nelle Fiandre come da tradizione famigliare, essendo pronipote del [[condottiero]] Bartolomeo. Viene indicato come attento ai bisogni dei suoi soldati, si curava delle loro necessità, per questo pare che fosse molto amato. Nel 1565, a servizio della [[Repubblica di Venezia]] fu mandato con [[Sebastiano Venier]] alla difesa di [[Malta]] che era stata [[Assedio di Malta (1565)|assediata]] dai [[Turchia|turchi]]. L'anno successivo il cognato, marito della sorella Bianca, [[Marcantonio Martinengo]] di [[Villachiara]], fu introdotto a servizio del duca [[Emanuele Filiberto di Savoia]], previa il consenso veneziano, era infatti andato a Venezia «per comperare 3 cavalli turchi et levar 3000 scuti». Fu lo zio Luigi Martinengo duca di Savoia a raccomandarlo: «Stia sicura che sarà da questo giovane ben servito». <ref>La dichiarazione è conservata nell'archivio di Stato di Torino, nel fascicolo Lettere di Particolari.</ref> Il 7 ottobre 1571 partecipò alla [[battaglia di Lepanto]] a fianco dei Savoia.
 
Il 10 novembre 1567 fu mandato a Sant-Denis a combattere contro gli [[ugonotti]] a sostegno del re. Come ricompensa al suo ritorno a Torino fu nominato colonnello al comando di 300 cavalieri e 3000 fanti nonché Gentiluomo di Camera, Consigliere di guerra.{{citazione|Emanuele Filiberto, duca di Savoia, nomina il conte Francesco Martinengo Colleoni, per la fedeltà dimostrata e"valore, sapere, prudenza et esperienza delle cose militari", suo gentiluomo di camera e consigliere di guerra con carica di colonnello a capo di trecento cavalli leggeri e di tremila fanti italiani|Carte Martinengo ColleniColleoni-Segnatura 16}}
 
Partecipò alla [[Guerra di Cipro]] a servizio dei Savoia e il 7 ottobre 1571 alla [[battaglia di Lepanto]]. Fu poi autorizzato a tornare al servizio della [[Repubblica di Venezia]] per combattere contro i turchi a [[Corfù#Epoca veneziana|Corfù]] dove rimase per alcuni mesi del 1572.
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=== Cariche politiche ===
Le sue capacità non furono solo militari, infatti nel 1584 fu nominato governatore di [[Chivasso]]. Quando fu nominato in Provenza luogotenente generale nel 1592 ebbe anche incarichi governativi, potrebbe anche nel 1604 essere nominato governatore di Bergamo. Ebbe anche incarichi diplomatici, sia per i duca di Savoia quando fu mandato nel 1594 dalda [[papa Clemente VIII]] in qualità di ambasciatore, mentree nel 1595 in Francia a cercare un inutile accordo con [[Enrico IV di Francia|re Enrico IV]].
 
== Onorificenze ==