Liutprando: differenze tra le versioni

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Definito{{citazioneTra necessaria}} come ili più grande tra igrandi sovrani longobardi, [[cattolico]], fu "''litterarum quidem ignarus''" ("alquanto ignorante nelle lettere", secondo quanto dice [[Paolo Diacono]] nella sua ''[[Historia Langobardorum]]''), ma intelligente, energico ed ambizioso. La sua volontà di potere derivava dalla sua consapevolezza di essere stato oggetto di una speciale scelta divina, come annuncia lui stesso nel prologo alle ''Liutprandi Leges''. Fu amato e temuto dal suo popolo, che ammirava la saggezza del legislatore, l'efficacia del comandante militare e anche il coraggio personale - manifestato per esempio quando sfidò a duello, solo, due guerrieri che architettavano un attentato contro di lui.
 
Accentrò il governo del regno longobardo nelle sue mani, limitando fortemente l'autonomia dei duchi, arricchendo la legislazione e portando avanti con decisione l'integrazione tra l'elemento germanico e quello latino in [[Italia]]. Accrebbe i possedimenti del regno, contenne il potere del papato e svolse una politca di respiro europeo. Fu, accanto a [[Grimoaldo]], il sovrano longobardo che più si avvicinò al progetto di divenire nei fatti ciò che tutti i re di [[Pavia]] proclamavano di essere: ''rex totius Italiae''.