Cinzia Banelli: differenze tra le versioni
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=== L'arresto ===
La Banelli venne arrestata il 24 ottobre [[2003]] assieme ad altri sette presunti brigatisti: [[Laura Proietti]], [[Federica Saraceni]], [[Paolo Broccatelli]], [[Roberto Morandi]], [[Marco Mezzasalma]] e Alessandro Costa. Tutti vennero accusati di partecipazione a banda armata, nell'ambito dell'inchiesta per l'[[omicidio di Massimo D'Antona]] condotta dai Pubblici Ministeri Pietro Saviotti e [[Franco Ionta]].<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/06/08/antona-saraceni-nega-tutto.html D'Antona, Saraceni nega tutto - La Repubblica, 8 giugno 2005]</ref>
=== Il pentimento ===
Nel [[2004]] decise di pentirsi e di incominciare un percorso collaborativo che, per i giudici del Tribunale di sorveglianza, "attiene alla sua sfera interiore" ed è maturata dopo la nascita di un figlio, partorito mentre era ancora detenuta. Secondo i magistrati "la Banelli ha dimostrato di possedere uno spirito lucido e riflessivo, di essere pienamente consapevole del danno umano e sociale prodotto, di essere definitivamente distaccata dalle scelte eversive. Va riconosciuto il suo fondamentale apporto, che ha significativamente contribuito a smantellare la struttura organizzativa delle br. Si può dire raggiunto l'obiettivo del recupero alla società di una persona che si è dimostrata estremamente pericolosa [...] La Banelli non dichiara, come altri hanno fatto, che sono mutate le condizioni storiche che hanno reso necessaria la lotta armata; al contrario, afferma di essere cambiata lei e di aver capito di aver imperdonabilmente sbagliato".<ref name="mamma">[http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/2009/04/15/165162-cinzia_banelli_brigatista.shtml ''Cinzia Banelli, da brigatista a mamma a tempo pieno'', 2 marzo 2005] su [[il Resto del Carlino]]</ref>
=== La condanna ===
Il 1º marzo [[2005]], nel processo di primo grado per l'[[omicidio di Massimo D'Antona]], giudicata con il rito abbreviato, venne condannata all'ergastolo. Pena ridotta dalla seconda [[Corte d'assise d'appello]] di [[Roma]] che, il 28 giugno [[2006]], trasforma il carcere a vita in dodici anni di reclusione, resi poi definitivi in Cassazione, nell'ultimo grado di giudizio il 28 giugno [[2007]].<ref name="mamma"/>
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