Discussione:Alessandro Manzoni: differenze tra le versioni

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Nel [[1810]], il Manzoni, già anticlericale per reazione all'educazione ricevuta ed indifferente più che agnostico o ateo riguardo al problema religioso, si riavvicina alla Chiesa. Nel 1808, a Milano, lo scrittore aveva sposato la calvinista Enrichetta Blondel di Casirate; Tornato a Parigi la frequentazione con il sacerdote Eustachio Degola, genovese, giansenista (che da [[Sant'Agostino]] deriva l'interpretazione assolutistica del problema della predestinazione, della grazia e del libero arbitrio) porta i due coniugi l'una all'abiura del calvinismo e l'altro ad un riavvicinamento alla pratica religiosa cattolica (1810). Tale riconciliazione con il cattolicesimo è per lo scrittore il risultato di lunghe meditazioni; il suo atteggiamento, pur nella sua stretta ortodossia (cioè nell'esigenza di attenersi rigorosamente ai dettami della Chiesa), ha coloriture giansenisten che lo portsno alla severa interpretazione della religione e della morale cattoliche. La riscoperta della fede fu per Manzoni la conseguenza logica e diretta del dissolversi, nei primi anni dell'800, del mito della ragione, concepita come perennemente valida e certa fonte di giudizio, donde la necessità di individuare un nuovo sicuro fondamento della moralità. Persa quindi la speranza di raggiungere la serenità per mezzo della ragione, la vita e la storia gli parvero romanticamente immerse in un vano, doloroso, inspiegabile disordine: per non abbandonarsi alla disperazione bisognava trovare un fine ultraterreno. Nel Manzoni quindi l'irrequietezza esistenziale si compone nella fede conciliandola con la fermezza intellettuale.
 
Nel [[1810]] Manzoni torna definitivamente a Milano, dove continua la sua attività di scrittore e dove comincia la stesura del suo capolavoro "i promessi sposi" nel 1821. Nel [[1833]] muore Enrichetta; poco tempo dopo muore anche la primogenita Giulia, moglie di [[Massimo D'Azeglio]]. Nel 1837 lo scrittore sì risposa con Teresa Stampa e dopo 2 anni finisce di scrivere il suo romanzo che diventerà la sua opera più celebre. Nel 1848 esorta i figli a partecipare alle 5 giornate. Tornati gli Austriaci a Milano rifiuta ogni riconoscimento ufficiale. Nel [[1859]] Vittorio Emanuele concede allo scrittore una pensione che accetta. Nel [[1861]] vota come senatore la Costituzione del Regno d'Italia.
Nel [[1870]] saluta Roma capitale. Conclude la sua vita il 22 maggio 1873.
 
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