Reinhold Messner: differenze tra le versioni
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Nel [[1970]] effettuò la sua prima scalata di una delle principali vette dell'[[Himalaya]]: il [[Nanga Parbat]]. Tale impresa fu funestata dalla morte del fratello minore Günther, avvenuta mentre i due stavano affrontando la discesa, due giorni dopo aver raggiunto la cima. Reinhold Messner, che subì l'amputazione di sette dita dei piedi in seguito al congelamento, fu oggetto di polemiche perché accusato di non aver fatto tutto il possibile per trarre in salvo Günther; tuttavia con una recente spedizione, Messner ha dimostrato l’infondatezza delle critiche rivoltegli<ref>Si vedano il libro dello stesso Messner ''La montagna nuda. Il Nanga Parbat, mio fratello, la morte e la solitudine'', e [http://www.guardian.co.uk/germany/article/0,2763,1598152,00.html l'articolo] di [[The Guardian]] sulla vicenda.</ref>.
Nel [[1975]], completò con Peter Habeler la prima ascesa ''senza ossigeno artificiale'' di una vetta oltre gli ottomila metri: il [[Gasherbrum I]]. Nel [[1978]]
Dopo il 1980, Messner ha continuato a conquistare numerose vette Himalayane, spesso aprendo nuovi percorsi, o tentando per primo l'ascesa in inverno, sempre proponendo un approccio nuovo all'alpinismo, basato sul suo stile di arrampicata ''leggera''. Nel [[1986]] è divenuto il primo uomo ad aver conquistato tutti i quattordici ''ottomila'' (fra l'altro, aveva arrampicato più volte diverse cime). Nonostante il suo nome sia oggi legato a molte imprese memorabili, Messner non è considerato, al contrario di molti avventurieri, un ''inseguitore di record'': il suo interesse dichiarato è infatti quello di entrare in contatto con la natura, muovendosi in luoghi in cui l'uomo non era mai arrivato prima, ed evitando di ''violarla'', di invaderla.
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