Fortezza di Erebuni: differenze tra le versioni

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L'ingresso principale della fortezza si trovava nel punto più a sud-est del pendio della collina e conduceva al cortile centrale della cittadella.<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|cognome=Deschamps|nome=Stephane|titolo=Erebuni in the context of Urartean fortresses in the Ararat plain: Sources and problems|url=https://doi.org/10.1016/j.quaint.2015.08.056|rivista=Quaternary International|volume=395|pp=208–215|doi=10.1016/j.quaint.2015.08.056}}</ref> Le cerimonie tenute dalle guardie personali di Argishti I e dalle guardie della guarnigione della fortezza erano festeggiate qui.
 
Nella parte sud-occidentaledeloccidentale del cortile si ergeva un tempio dedicato al culto del dio Khaldi. Il tempio presentava un importante sviluppo in lunghezza ed era dotato di una scala che conduceva al tetto di una torre modellata sul tipo della ziggurat. Intorno alla sala c'era un portico aperto dodecastilo con panche lungo le pareti. Un altare per i sacrifici era situato sulla parete sinistra. Le pareti erano decorate con affreschi colorati raffiguranti rappresentazioni di figure umane, divinità, oltre che disegni geometrici e floreali. Uno degli affreschi scoperti raffigura il dio Khaldi in posizione eretta su un leone con una guardia nella sua mano sinistra e una corona cornuta sulla sua testa (tale apparato iconografico viene poi ripreso in altre raffigurazioni dello stesso dio rinvenute presso altri siti). Il pavimento del tempio contrastava notevolmente con il resto del complesso in quanto non era in argilla, o in pietra, bensì composto da piccole assi lignee.
== Scavi archeologici ==
Malgrado i primi scavi archeologici furono condotti già in epoca ottocentesca, per il primo intervento sistematico bisognerà attendere il 1952, anno in cui per interesse dell'Istituto di Archeologia ed Etnografia dell'Accademia Armena delle Scienze e del Consiglio per la Conservazione e il Restauro dei Monumenti Architettonici del Museo Puškin venne istituito un team di esperti in diverse materie in ambito archeologico guidato da Konstantine Hovhannisyan e Boris Piotrovsky.<ref name="SAE2">Hovhannisyan, Konstantine. ''«Արին Բերդ»'' (Arin Berd). [[Armenian Soviet Encyclopedia]]. vol. ii. Yerevan: Armenian Academy of Sciences, 1976, p. 60.</ref> La prima fase degli scavi (1950-1968) ha interessato il palazzo di Argishti, la sala delle assemblee reale, i templi e oltre un centinaio di stanze. Sono stati portati alla luce anche decine di manufatti urartiani e achemeniani, come ceramiche, terraglie, fibbie per cintura, bracciali, perline, recipienti per bere, elmi, frecce e monete d'argento. I frammenti di pitture parietali che sono stati scoperti erano ornati con importanti temi religiosi, tra cui «processioni di divinità, animali sacri e alberi della vita», così come scene di vita quotidiana, con episodi di «caccia, allevamento di bestiame e agricoltura».<ref>Chahin. ''The Kingdom of Armenia'', p. 118.</ref>