Joseph McCarthy: differenze tra le versioni
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McCarthy stesso fu sorpreso dalla massiccia reazione dei ''[[mezzo di comunicazione di massa|media]]'' al discorso di Wheeling, che lo tacciarono di ritrattare continuamente le sue accuse e i numeri. A [[Salt Lake City]], [[Utah]], qualche giorno dopo, parlò di 57 persone e al Senato il 20 febbraio, sostenne che erano 81. Durante un dibattito durato ben 6 ore, McCarthy respinse le richieste dei Democratici di rivelare le identità di queste persone. Durante il discorso di McCarthy del 20 febbraio, il ''leader'' della Maggioranza Scott W. Lucas gli domandò quattro volte di rendere pubblici gli 81 nomi, ma McCarthy rifiutò, dicendo: «Se dovessi dichiarare tutti i nomi delle persone coinvolte, potrei dare una cattiva impressione. Se etichettassimo un uomo come comunista quando invece non lo è, sarebbe grave»
Di fatto McCarthy non aveva nomi; le sue prove per questa lista provenivano dagli elenchi dei fascicoli riguardanti il grado di lealtà del Dipartimento di Stato, dai quali questi nomi erano stati cancellati.<ref>{{cita libro|cognome=Fried|nome=Richard M.|anno=1990|titolo=Nightmare in Red: The McCarthy Era in Perspective|url=https://archive.org/details/nightmareinredmc0000frie|editore=Oxford University Press|pp=pg. 124|isbn=0-19-504361-8}}</ref> Infine McCarthy si spostò dalla lista originale e usò i dati raccolti durante le udienze per accusare altre dieci persone: Dorothy Kenyon, Esther e [[Stephen Brunauer]], Haldore Hanson, Gustavo Duran, Owen Lattimore, [[Harlow Shapley]], Frederick Schuman, John S. Service e Philip Jessup. Alcuni di questi non lavoravano più, o non avevano mai lavorato, per il Dipartimento di Stato ed erano stati tutti oggetto di vari processi per accuse di fondatezza non sempre certa.
Owen Lattimore divenne di particolare interesse per McCarthy, che lo descrisse come una delle maggiori spie russe. Durante le sedute, McCarthy sfoggiò una colorita retorica, ma non produsse mai convincenti prove a sostegno delle sue accuse. Fin dall'inizio il comitato Tydings fu contraddistinto dalle partigianerie interne delle due fazioni. Il rapporto finale sul comitato, redatto dalla maggioranza democratica, concluse che gli individui sulla lista di McCarthy non erano comunisti, né simpatizzanti tali, e affermò inoltre che il Dipartimento di Stato aveva un efficiente programma di sicurezza.
Tydings etichettò le accuse di McCarthy come fraudolente e ingannevoli e disse che il risultato delle sue azioni fu quello di «...confondere e dividere il popolo americano[...] a un livello ben maggiore di quello in cui speravano i comunisti stessi». I repubblicani ribatterono che Tydings era colpevole del maggior tentativo di mettere sotto silenzio una cospirazione della storia americana. Il Senato votò tre volte sul rapporto e, in tutti e tre i casi, il voto venne determinato dall'appartenenza partitica.<ref>{{cita libro|cognome=Fried|nome=Richard M.|anno=1990|titolo=Nightmare in Red: The McCarthy Era in Perspective|url=https://archive.org/details/nightmareinredmc0000frie|editore=Oxford University Press|pp=pg. 128|isbn=0-19-504361-8}}</ref>
Le udienze del Comitato Tydings durarono dall'apertura, l'8 marzo 1950, fino al 17 luglio dello stesso anno.
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McCarthy, che già durante il mandato parlamentare era diventato famoso per le sue accuse “a ruota libera”<ref>{{cita web|url=https://www.gpo.gov/congress/senate/mccarthy/83873.pdf|titolo=Executive Sessions Of The Senate Permanent Subcommittee On Investigations Of The Committee On Government Operations|accesso=22 settembre 2009|formato=pdf|lingua=en|anno=1954|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090904121846/http://www.gpo.gov/congress/senate/mccarthy/83873.pdf}} «Il suo stile privo di freni spinse sia il Senato sia il sottocomitato a rivedere le regole per future investigazioni e incitò le Corti ad agire per proteggere i diritti costituzionali dei testimoni alle audizioni del Congresso.»</ref> di appartenenza al [[Partito Comunista degli Stati Uniti d'America]] o di generiche simpatie [[Comunismo|comuniste]], esercitò i poteri investigativi a nome del comitato parlamentare rilanciando questo tipo di accuse. Esse furono quasi sempre rivolte a dipendenti del [[Governo federale degli Stati Uniti d'America|Governo federale]], in particolare a funzionari del [[Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America|Dipartimento di Stato]], ma coinvolsero anche molte altre persone, tra cui attori e scrittori, che furono sospettate d'aver simpatia pel Partito Comunista e invitate a deporre per qualcosa che non pensavano o non avevano commesso.
Nell'autunno [[1953]], McCarthy avviò un'inchiesta sull'[[United States Army|esercito statunitense]]. Nel febbraio [[1954]] il generale Ralph Zwicker, eroe di guerra pluridecorato, rifiutò di rispondere ad alcune domande del senatore, che lo insultò dicendogli che "aveva l'intelligenza di un bambino di cinque anni" e che "non era adatto ad indossare quell'uniforme"; ciò provocò reazioni negative da parte dei vertici dell'esercito e anche del presidente [[Dwight D. Eisenhower|Dwight Eisenhower]].<ref>{{cita libro|cognome=Fried|nome=Richard M.|anno=1990|titolo=Nightmare in Red: The McCarthy Era in Perspective|url=https://archive.org/details/nightmareinredmc0000frie|editore=Oxford University Press|pp=pg. 138|isbn=0-19-504361-8}}</ref>
In un seguito di quell'inchiesta, ventilò che forme di ostruzionismo alla sua attività erano state frapposte dall'Esercito con il mancato distacco di alcuni suoi componenti all'apparato di supporto del sottocomitato senatoriale. Quando questa vicenda fu fatta oggetto di un'apposita convocazione sotto giuramento, dinanzi alla sottocommissione, dell'avvocato dell'esercito Joseph Welch, passò alla storia la reazione che questi ebbe, nei confronti delle domande intrusive rivoltegli: "Signore, non ha nessun senso della decenza, in fin dei conti?"<ref>{{Cita libro|autore=Thomas Doherty|titolo=Cold War, Cool Medium: Television, McCarthyism, and American Culture|editore=Columbia University Press|anno=2005|isbn=0-231-12953-X|p=207}}</ref>. In seguito alla vicenda, [[Roy Cohn]] si dimise dall'incarico di collaboratore del sottocomitato.
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