FAO: differenze tra le versioni

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L'elezione nel novembre 1975 del libanese [[Edouard Saouma]] come nuovo Direttore Generale della FAO confermò l'orientamento di preferenza di elezione in posizioni apicali dei membri interni rispetto a quelli esterni. Uomo politico e manager di grande levatura, Saouma stabilì sin dall'inizio che la FAO, ''in primis'', necessitava di una profonda ristrutturazione derivante dall'integrazione di quattro istituende direttrici: sfoltimento della burocrazia della sede centrale con contestuale riduzioni e di pubblicazioni e di riunioni e di personale, destinazione del risparmio realizzato sul bilancio ad un programma di cooperazione tecnica proprio della FAO, decentramento dell'Organizzazione con relativa istituzione di rappresentanti nei paesi in via di sviluppo, riorientamento dei programmi verso attività operative a scapito di studi teorici. Dovendo (''rectius'', potendo) soffermarci solo su quest'ultima direttrice, si può facilmente notare che essa consti sostanzialmente di tre componenti e cioè la sicurezza alimentare mondiale, la riforma delle strutture agrarie, il rapporto ambiente-energia. La concezione di sicurezza alimentare mondiale ha subito rilevanti modificazioni negli anni. Dall'Intesa proposta da Boerma nel 1973 si è giunti all'idea di assicurare a tutti ed in ogni momento l'accesso materiale ed economico agli alimenti di base indispensabili. Così facendo si ebbe (finalmente) nel 1985 il risultato tanto agognato del "Patto mondiale della sicurezza alimentare", proposto da Saouma grazie al quale la sicurezza alimentare mondiale è divenuta responsabilità dell'umanità.
 
La riforma delle strutture agrarie fissata nel 1979 dalla Conferenza mondiale sulla riforma agraria e lo sviluppo rurale, ha come suo presupposto teleologico la già detta Conferenza mondiale dell'alimentazione del 1974. Elemento informatore fu il riconoscimento della specificità della situazione di ciascuna regione e del carattere integrato delle procedure di riforma agraria nel contesto economico w la fica

e sociale di ogni paese. Sebbene ci sia stata anche la codificazione di questi principi tramite un ''consensus'' generalizzato la realtà odierna dimostra che l'effetto sortito non ha raggiunto gli scopi prefissati. La terza fra le componenti suddette si estrinseca nella protezione dell'ambiente e delle fonti energetiche nel progresso agricolo e rurale (cd. sviluppo sostenibile). Stravolgendo l'ideologia precedente dell'Organizzazione (accelerata intensificazione della produzione agricola per ovviare alle carenze agroalimentari), si giunse allo sfruttamento razionale (e non pieno) delle risorse naturali con modelli di sintesi equilibrata fra condizioni ecologiche e bisogni socioeconomici.
 
Possiamo ora affermare che l'evoluzione funzionale e strutturale a questo stadio annovera, come elementi distintivi della FAO, ancorché facenti parte della famiglia del ''soft law'', l'elaborazione di documenti programmatici per il medio e lungo termine rivolti allo sviluppo (oramai sufficientemente concepito in termini di autodeterminazione nazionale ed individuale, condizionato dalla giustizia economica e dall'uguaglianza sociale). In questi anni, però, continuava ad aggravarsi un annoso problema: il divario fra il Nord ed il Sud del mondo con particolare riferimento agli stati dell'[[Africa]]. Se si considera che moltissimi degli stati membri della FAO appartengono (ed appartenevano) a questo continente, si può facilmente comprendere la rilevanza internazionale che questa situazione riveste (e soprattutto a quei tempi rivestiva). L'operato dell'Organizzazione ha avuto due particolarità: l'adozione di interventi urgenti a partire dal 1982 e la pianificazione di azioni di medio-lungo periodo a far data dal 1983. La creazione di un Gruppo d'azione speciale FAO/Pam per identificare i paesi più colpiti e seguirli da vicino fu un'iniziativa di indiscutibile pragmatismo. L'esito della Conferenza regionale della FAO del 1984 consistette nell'assunzione di responsabilità in capo agli Stati africani del destino delle loro rispettive comunità: ovviamente l'Organizzazione avrebbe fornito tutta la cooperazione ed il sostegno tecnico richiestole. Una sfida enorme, invero, ma non impossibile, dal momento che l'Africa potrebbe disporre delle risorse rurali (e, specularmene, agricole) tali da permettere il venir meno del flagello della fame per gli individui che vivono in quel territorio.