Massimo Scaligero: differenze tra le versioni

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{{F|filosofia|dicembre 2018}}
 
<blockquote>{{citazione|Se per la storia italiana la morte di Gentile segnava la fine di un tentativo, durato un secolo, di riforma religiosa che, a differenza del protestantesimo, non ergeva altare contro altare, ma cercava il suo terreno nelle ''coscienze'' per svilupparsi come umanesimo spirituale della cultura e della scuola, per lui stesso costituiva il suggello ultimo e perfettivo di un'esistenza votata al martirio dell'idea nella vita. Sacrificando la sostanza del suo destino alla tragedia politica dell'Italia, egli liberava il tessuto aureo del suo pensiero da ogni compromissione con interessi parziali, per ricongiungerlo alle sorgenti dell'ispirazione solare da cui si era venuto svolgendo. Quando setta anni più tardi Massimo Scaligero (Vèroli, Frosinone, 1906 - Roma 1980) presenterà sulla rivista pisana ''Studi Gentiliani'' come saggio di un' "realismo interiore" una "introduzione al pensiero vivente" secondo "la traccia dello sconosciuto o incompreso insegnamento della Scienza dello Spirito" di Rudolf Steiner il filo d'oro si riallaccerà lungo le vie di un'esperienza individuale la cui luce, non più condivisibile nel contesto della vita istituzionale, si darà a partecipare nelle relazioni di destino nascenti, per la continuità di un agire spirituale sulla terra, da retroscena sovrasensibili della storia.<ref>Giancarlo Roggero, ''Anima dell'Uomo – vie e mète della cultura dell'anima dall'antichità ai tempi nuovi; vol. IV: L'età moderna; pag. 230 -231,'' ed. Estrella de Oriente</ref>}}
 
Il primato gnoseológicognoseologico ed ontologico attribuito alla coscienza pensante da Gentile, diviene in Scaligero, in senso esoterico e non più filosofico, il primato dell’Io come soggetto capace di pensare l’assoluto e di realizzarlo in sé.<ref>Giovanni Gentile, ''L'atto del pensare come atto puro'' (1912)</ref><ref>M.Scaligero, ''Trattato del pensiero vivente,'' (1961)</ref>
(Giancarlo Roggero, ''Anima dell'Uomo – vie e mète della cultura dell'anima dall'antichità ai tempi nuovi; vol. IV: L'età moderna; pag. 230 -231,'' ed. Estrella de Oriente)</blockquote>
 
Il primato gnoseológico ed ontologico attribuito alla coscienza pensante da Gentile, diviene in Scaligero, in senso esoterico e non più filosofico, il primato dell’Io come soggetto capace di pensare l’assoluto e di realizzarlo in sé.<ref>Giovanni Gentile, ''L'atto del pensare come atto puro'' (1912)</ref><ref>M.Scaligero, ''Trattato del pensiero vivente,'' (1961)</ref>
 
L'attenzione rivolta da Scaligero a [[Giovanni Gentile]] era semmai dovuta al fatto che «in verità l'entusiasmo, o il contenuto poetico, dell'attualismo non era tanto il pensiero, quanto ciò che esso rivestiva: la mirabile ricchezza del sentire del suo fondatore: l'ultimo filosofo europeo».<ref>Massimo Scaligero, ''[https://www.massimoscaligero.net/wp-content/uploads/2016/09/MASSIMO_SCALIGERO_LA_LUCE.pdf La Luce. Introduzione all'immaginazione creatrice]'' (1964), pag. 82, Milano, Edilibri, 2005.</ref>