Bonifacio Falier: differenze tra le versioni

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La sua biografia è esemplare in quanto mostra chiaramente i rapporti esistenti tra il [[patriziato veneziano|patriziato]] e la Chiesa veneziana. Membro di un'importante [[Falier (famiglia)|famiglia]], secondo il [[Marco Barbaro|Barbaro]] e il [[Girolamo Alessandro Cappellari Vivaro|Cappellari Vivaro]] era figlio del [[doge (Venezia)|doge]] [[Ordelaffo Falier]] e aveva un fratello di nome Vitale; un suo parente, ''Faletrus Faletro'' ricoprì nello stesso periodo la carica di abate del monastero di [[Brondolo]].
 
Le prime notizie che lo riguardano sono del [[1107]], quando sottoscrisse con altre personalità laiche ed ecclesiastiche la donazione della chiesa di [[Sant'Acindino]] di [[Costantinopoli]] al [[patriarca di Grado]]: sotto il nome del doge Ordelaffo Falier compare, tra gli altri, un ''Bonifacius Faledro, clericus'' e ''capellanus'' di [[Basilica di San Marco|San Marco]].
 
L'ordinazione a sacerdote e la consacrazione a [[diocesi di Castello|vescovo di Castello]] avvenne nei due giorni successivi alla sepoltura del predecessore [[Vitale Michiel]] (17 dicembre), nonostante a questa fosse subito seguito un furioso incendio aveva distrutto la [[chiesaBasilica di San Pietro di Castello|cattedrale di San Pietro]]. Secondo [[Andrea Dandolo]], nello stesso anno il Falier entrava nei [[premostratensi]]; meno probabile, come suggerirono più tardi l'[[Ferdinando Ughelli|Ughelli]], il [[Flaminio Corner|Corner]] e il [[Giuseppe Cappelletti|Cappelletti]] una sua adesione all'ordine degli [[eremitani]], diffusosi a Venezia solo dalla metà del [[XIII secolo|Duecento]].
 
Morì verosimilmente nel [[1133]] (gode di scarso credito la notizia data dal [[Giovanni Battista Galliccioli|Gallicciolli]] che lo vorrebbe assassinato nel [[1131]]). Gli succedette Giovanni Polani, parroco di [[chiesa di San Bartolomeo (Venezia)|San Bartolomeo]] e figlio del doge [[Pietro Polani]].