Unni: differenze tra le versioni

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|popolazione40 =
|note = forse lo stesso popolo degli Hsiung-Nu
}}Gli '''Unni''' erano un popolo guerriero [[nomade]], proveniente dalla [[Siberia]] meridionale, che giunse in [[Europa]] nel [[IV secolo]]. Sono particolarmente conosciuti per le incursioni compiute a metà del [[V secolo]] contro l'[[Impero romano d'Occidente]]. Tra il [[447]] e il [[454]], sotto [[Attila]], formarono un impero nomade che fu [[Imperi per estensione|il più vasto del suo tempo]], con una superficie di 4,0 milioni di km² all'apice.<ref>{{Cita libro|titolo=Jews, Church & Civilization, Volume II|url=https://books.google.it/books?id=QTi5DFemVSkC&pg=PA46&lpg=PA46&dq=hunn+empire+km2&source=bl&ots=DO47-Rjfg4&sig=ACfU3U2mqYjGlypSuL4oRMUxNX95GTp3fA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjojt_ZlKblAhWlPOwKHb2yDWoQ6AEwAnoECAkQAQ|accesso=2020-06-17 giugno 2020|editore=David Birnbaum|lingua=en|ISBN=9780980171051}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=ORMUS The Secret Alchemy of Mary Magdalene ~ Revealed ~ [Part A]|url=https://books.google.it/books?id=sj_bBoDtP9YC&pg=PA198&lpg=PA198&dq=hunn+empire+km2&source=bl&ots=NliDhUZFe-&sig=ACfU3U10AQNaTXS7z26EccD-tltOZPLr4w&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjojt_ZlKblAhWlPOwKHb2yDWoQ6AEwBHoECAcQAQ|accesso=2020-06-17 giugno 2020|data=2007-12|editore=ORMUS® USA/Japan|lingua=en|ISBN=9780979373701}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://jwsr.pitt.edu/ojs/index.php/jwsr/article/view/369/381|titolo=East-West Orientation of Historical Empires and Modern States|autore=Peter Turchin - Jonathan M. Adams - Thomas D. Hall|lingua=en|p=3|accesso=2020-06-17 giugno 2020}}</ref>
 
== Origini ==
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La “fase formativa” degli Unni sembra fosse avvenuta in un'area collocabile tra il lago d'Aral e il Mar Caspio; poi essi avrebbero aggirato il Caspio a settentrione restando a nord della catena del Caucaso per occupare un immenso territorio fino alla palude Meotide intorno al Mar d'Azov, ricordata anche da Ammiano Marcellino (Res gestae, XXXI, 2)" (tratto da: Silvia Blason Scarel, ''Attila e gli Unni'', Catalogo mostra itinerante, Gruppo archeologico aquileiese, L'Erma di Bretschneider, 1995, p. 16-17)}}
 
{{CitazioneSenza necessariafonte|Recenti ricerche hanno mostrato che nessuna delle grandi confederazioni di guerrieri della steppa era etnicamente pura e, a rendere le cose più difficili, molti clan affermavano di essere Unni basandosi semplicemente sul prestigio del loro nome; o era attribuito da estranei che li descrivevano con comuni caratteristiche, presunti luoghi d'origine o reputazione. Sebbene sia molto difficile risalire ad un luogo di origine degli Unni, sembra che all'inizio il nome designasse un prestigioso gruppo di guerrieri della steppa la cui origine etnica è sconosciuta.}}
 
Gli Unni non devono essere confusi con gli Aparni ("[[Unni Bianchi]]")<ref>Gli '''Aparni''' sono probabilmente da identificarsi con gli '''Sparnioi''' della confederazione dei '''Dahae''' menzionati da [[Strabone]] nella '''Geografia'''. Si noti che i [[Parti]], prima di invadere la [[Persia]] e fondare la [[Arsacidi di Partia|dinastia arsacide]], si chiamavano '''Parni'''. Gli Aparni potrebbero dunque essere [[Iranici]].</ref> di [[Procopio di Cesarea|Procopio]], in quanto si tratta di un ramo culturale e fisico completamente diverso, né con i [[Chioniti]] (gli ''Unni rossi'', probabilmente i ''[[Kian-yun]]'' dei cinesi)<ref>È stato suggerito che i '''Chioniti'''/'''Kian-Yun''' (ma si trova anche Kyan-hun, Jankun, Giankun, Giangun, vedi [[Cultura di Taštyk]]) siano gli ultimi discendenti della [[cultura di Afanasevo]] e dunque sarebbero [[indoeuropei]] occidentali come i [[Tocari]].</ref> che comparvero sulla scena in [[Transoxiana]] nel [[320]], guidati dal re [[Kidara]].
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Ci sono due fonti per la cultura materiale e l'arte degli Unni: antiche descrizioni e reperti archeologici. Sfortunatamente, la natura nomade della società unna ha portato a un lasciato molto scarso nella documentazione archeologica. Infatti, sebbene una grande quantità di materiale archeologico sia stata portata alla luce dal 1945, a partire dal 2005 c'erano solo 200 sepolture unniche identificate positivamente da cui sono state ricavate oggetti cultura materiale unna. Quindi può essere difficile distinguere i reperti archeologici unni da quelli dei Sarmati, poiché entrambi i popoli vivevano nelle immediate vicinanze e sembrano aver avuto culture materiali molto simili. Quindi alcuni storici avvertono quindi che è difficile assegnare etnicamente alcun artefatto agli Unni. È anche possibile che gli Unni in Europa abbiano adottato la cultura materiale dei loro sudditi germanici. Le descrizioni romane degli Unni, nel frattempo, sono spesso molto distorte, sottolineando la loro presunta primitività.
[[File:Klosz Gyorgy hun.jpg|miniatura|Calderone Unno]]
 
 
I reperti archeologici hanno portato alla luce un gran numero di [[Calderone (cucina)|calderoni]] che dal lavoro di [[Paul Reinecke]] nel 1896 sono stati identificati come prodotti dagli Unni. Sebbene tipicamente descritti come "calderoni bronzei", i calderoni sono spesso fatti di rame, che è generalmente di scarsa qualità. L'archeologo Maenchen-Helfen elenca 19 reperti noti di calderoni unni provenienti da tutto il Centro e l'oriente Europeo e dall Siberia occidentale. Egli sostiene dallo stato delle fusioni in bronzo che gli Unni non erano fabbri molto abili, e che è probabile che i calderoni fossero gettati negli stessi luoghi in cui sono stati trovati. Sono di varie forme e talvolta si trovano insieme a vasi di origine varia. Maenchen-Helfen sostiene che i calderoni erano recipienti per cuocere la carne, ma che il fatto che molti si trovino depositati vicino all'acqua e generalmente non siano stati sepolti con individui può indicare anche un loro uso sacrale. I calderoni sembrano derivare da quelli usato dagli [[Xiongnu]]. Ammiano riferisce anche che gli Unni avevano spade di ferro. Thompson è scettico sul fatto che gli Unni siano riusciti a fondere il ferro da soli, ma Maenchen-Helfen sostiene che "l'idea che i cavalieri unni si siano fatti strada verso le mura di Costantinopoli e verso il Marne con spade barattate e catturate è assurdo."
[[File:Hunnish - Fibula - Walters 57558.jpg|alt=Si tratta di una fibula ovale traforata incastonata con una corniola e decorata con un motivo geometrico di filo d'oro. Le celle traforate erano probabilmente originariamente riempite con inserti in pietra. Le perline dorate lungo il bordo sono caratteristiche dell'artigianato unno.|miniatura|[[Fibula]] ovale degli Unni traforata con corniola e decorata con un motivo geometrico di filo d'oro, [[IV secolo]], [[Walters Art Museum]]]]
 
 
Sia le fonti antiche che i reperti archeologici provenienti dalle tombe confermano che gli Unni indossavano molti [[Diadema|diadememi]]. riccamente decorati, dorati o placcati in oro. Maenchen-Helfen elenca un totale di sei diademi unni noti. Sembra che anche le donne unne abbiano indossato collane e braccialetti di perline di vari materiali per lo più importate. E addirittura si pensa che la pratica comune altomedievale di decorare gioielli e armi con pietre preziose sembra aver avuto origine con gli Unni. Sono anche noti per aver realizzato piccoli specchi di un tipo originariamente cinese, che spesso sembra essere stato intenzionalmente rotto quando collocato in una tomba.
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[[File:Tengrism1.svg|miniatura|Un simbolo usato dai tengristi, che rappresenta la struttura dell'universo, il dio Tengri, l'apertura del tetto di una yurta e il tamburo di uno sciamano.]]
 
[[John Man]] sostiene che gli Unni del tempo di Attila probabilmente adoravano il cielo e la divinità della steppa [[Tengri]], che è anche attestata come adorata dagli Xiongnu. Maenchen-Helfen suggerisce anche la possibilità che gli Unni di questo periodo possano aver adorato Tengri, ma osserva che il dio non è attestato nei documenti europei fino al IX secolo.<ref>{{citeCita journalpubblicazione|titletitolo=ΘΕΓΡΙ e Tengri|firstnome=J. Otto|lastcognome=Maenchen-Helfen|journalrivista=The American Journal of Philology|volume=87|issuenumero=1|yearanno=1966|pagespp=81}}</ref> Il culto di Tengri sotto il nome di "T'angri Khan" è attestato tra gli Unni del Caucaso del nord nella cronaca armena attribuita a Movses Dasxuranci durante il tardo VII secolo. Movses registra anche che gli Unni del Caucaso adoravano gli alberi e bruciavano cavalli in sacrificio a Tengri, e che "facevano sacrifici al fuoco e all'acqua e ad alcuni dei delle strade, e alla luna e a tutte le creature considerate nel loro occhi per essere in qualche modo notevoli." Ci sono anche alcune prove per [[Sacrificio umano|sacrifici umani]] tra gli Unni europei. Maenchen-Helfen sostiene che gli umani sembrano essere stati sacrificati durante il rito funerario di Attila, registrato in Giordania sotto il nome di ''strava''. Prisco afferma che gli Unni sacrificarono i loro prigionieri "alla vittoria" dopo essere entrati in [[Scizia]], ma questo non è altrimenti attestato come un'usanza unna e potrebbe essere una finzione.
 
[[John Man]] sostiene che gli Unni del tempo di Attila probabilmente adoravano il cielo e la divinità della steppa [[Tengri]], che è anche attestata come adorata dagli Xiongnu. Maenchen-Helfen suggerisce anche la possibilità che gli Unni di questo periodo possano aver adorato Tengri, ma osserva che il dio non è attestato nei documenti europei fino al IX secolo.<ref>{{cite journal|title=ΘΕΓΡΙ e Tengri|first=J. Otto|last=Maenchen-Helfen|journal=The American Journal of Philology|volume=87|issue=1|year=1966|pages=81}}</ref> Il culto di Tengri sotto il nome di "T'angri Khan" è attestato tra gli Unni del Caucaso del nord nella cronaca armena attribuita a Movses Dasxuranci durante il tardo VII secolo. Movses registra anche che gli Unni del Caucaso adoravano gli alberi e bruciavano cavalli in sacrificio a Tengri, e che "facevano sacrifici al fuoco e all'acqua e ad alcuni dei delle strade, e alla luna e a tutte le creature considerate nel loro occhi per essere in qualche modo notevoli." Ci sono anche alcune prove per [[Sacrificio umano|sacrifici umani]] tra gli Unni europei. Maenchen-Helfen sostiene che gli umani sembrano essere stati sacrificati durante il rito funerario di Attila, registrato in Giordania sotto il nome di ''strava''. Prisco afferma che gli Unni sacrificarono i loro prigionieri "alla vittoria" dopo essere entrati in [[Scizia]], ma questo non è altrimenti attestato come un'usanza unna e potrebbe essere una finzione.
 
Oltre a queste credenze pagane, ci sono numerose attestazioni di Unni [[Conversione al cristianesimo|convertiti al cristianesimo]] e che ricevettero missionari cristiani.L'attività missionaria tra gli Unni del Caucaso sembra aver avuto particolare successo, con la conversione del principe unno [[Alp Ilteber]]. Attila nel suo impero sembra aver tollerato sia il Cristianesimo niceno che [[Arianesimo|Cristianesimo ariano]] tra i suoi sudditi. Tuttavia, una lettera pastorale di [[Papa Leone Magno]] alla chiesa di [[Aquileia]] indica che gli schiavi cristiani prelevati da lì dagli Unni nel 452 furono costretti a partecipare alle attività religiose degli Unni.
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Secondo lo Strategikon, gli Unni non formarono una linea di battaglia usando il metodo usato dai romani e dai persiani, ma in divisioni di dimensioni irregolari in un'unica linea e mantenendo una forza separata nelle vicinanze per imboscate e come riserva. Lo Strategikon afferma anche che gli Unni usavano formazioni profonde con un fronte denso e uniforme. Lo Strategikon afferma che gli Unni tenevano i loro cavalli di scorta e le salmerie su entrambi i lati della linea di battaglia a circa un miglio di distanza, con una guardia di dimensioni moderate, e talvolta legavano insieme i loro cavalli di riserva dietro la linea di battaglia principale. Gli Unni preferivano combattere a lungo raggio, utilizzando l'imboscata, l'accerchiamento e la finta ritirata. Lo Strategikon annota anche le formazioni a forma di cuneo menzionate da Ammiano e confermate come reggimenti familiari da Maenchen-Helfen. Lo Strategikon afferma che gli Unni preferivano inseguire i loro nemici senza sosta dopo una vittoria e poi logorarli con un lungo assedio dopo la sconfitta.
 
[[Peter Heather]] nota che gli Unni furono in grado di assediare con successo città e fortezze fortificate nella loro campagna del 441: erano quindi in grado di costruire [[macchine d'assedio]].<ref>Heather, Peter (2005). ''The fall of the Roman Empire : a new history of Rome and the barbarians''. New York: Oxford University Press. pp. 301-302. ISBN <bdi>978-0-19-515954-7</bdi>. </ref> Heather annota i molteplici percorsi possibili per l'acquisizione di questa conoscenza, suggerendo che potrebbe essere stata riportata dal servizio sotto Ezio, acquisita da ingegneri romani catturati, o sviluppata attraverso la necessità di fare pressione sulle ricche città stato della via della seta, e trasferita in Europa. Lo storico David Nicolle è d'accordo con quest'ultimo punto, e suggerisce persino che gli unni avessero una serie completa di conoscenze ingegneristiche, comprese le abilità per la costruzione di fortificazioni avanzate, come la fortezza di Igdui-Kala in Kazakistan.<ref>Nicolle, David (2006). ''Attila and the Nomad Hordes''. Oxford: Osprey Publishing. p. 18</ref>
 
=== Equipaggiamento militare ===
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[[File:Bandhelm-Narona.JPG|miniatura|Bandhelm]]
[[File:Spangenhelm-Sinj.JPG|miniatura|[[Spangenhelm]] in ferro da Sinj; datato nel periodo delle [[Invasioni barbariche]] - Museo della regione Cetinska Krajina - Sinj, Dalmazia (Croazia)]]
Un elmo tardo romano del tipo "Ridge Berkasovo" è stato trovato con una sepoltura unna a [[Concești]].<ref name="Glad, Damien 2010">Glad, Damien (2010). "The Empire's Influence on Barbarian Elites from the Pontus to the Rhine (5th–7th Centuries): A Case Study of Lamellar Weapons and Segmental Helmets". ''The Pontic-Danubian Realm in the Period of the Great Migration'': 349–362.</ref> Un elmo unno del tipo ''Segmentehelm'' è stato trovato a Chudjasky, uno [[Spangenhelm]] unno nella tomba di Tarasovsky nel 1784 e un altro del tipo ''Bandhelm'' a Turaevo.<ref>Miks, Christian (2009). "RELIKTE EINES FRÜHMITTELALTERLICHEN OBERSCHICHTGRABES? Überlegungen zu einem Konvolut bemerkenswerter Objekte aus dem Kunsthandel". ''Jahrbuch des Römisch-Germanischen Zentralmuseums Mainz''. '''56''': 395–538.
 
p.500</ref> Frammenti di elmi lamellari risalenti al periodo unno e all'interno della sfera unna sono stati trovati a Iatrus, Illichevka e Kalkhni.<ref> name="Glad, Damien (2010). "The Empire's Influence on Barbarian Elites from the Pontus to the Rhine (5th–7th Centuries): A Case Study of Lamellar Weapons and Segmental Helmets". ''The Pontic-Danubian Realm in the Period of the Great Migration'': 349–362.</ref> L'[[armatura lamellare]] degli unni non è stata trovata in Europa, sebbene due frammenti di probabile origine unna siano stati trovati nell'Ob superiore e nel Kazakistan occidentale risalenti al III-IV secolo<ref>Medvedev, A.F. (1959). "K istorii plastinchatogo dospeha na Rusi [On the History of Plate Armor in Medieval Russia]". ''Soviet Archaeology''. '''2''': 119.</ref>.Un ritrovamento di lamelle datato intorno al 520 dal magazzino di Toprachioi nella fortezza di Halmyris vicino a Badabag, in Romania, suggerisce un'introduzione della fine del V o dell'inizio del VI secolo. È noto che gli Avari eurasiatici introdussero armature lamellari nell'esercito romano e nel popolo germanico dell'era della migrazione a metà del VI secolo, ma questo tipo successivo non appare prima di allora.
 
È anche ampiamente accettato che gli Unni introdussero in Europa il [[Scramasax|langseax]], una lama da taglio di 60 cm (24 pollici) che divenne popolare tra i germanici dell'era delle migrazioni e nell'esercito tardo romano.<ref>Kiss, Attila P. (2014). "Huns, Germans, Byzantines? The Origins of the Narrow Bladed Long Seaxes". ''Acta Archaeologica Carpathica''. '''49''': 131–164.</ref> Si ritiene che queste lame abbiano avuto origine in Cina e che i Sarmati e gli Unni servissero come vettore di trasmissione, utilizzando mari più corti in Asia centrale che si svilupparono nello stretto langseax nell'Europa orientale durante la fine del IV e la prima metà del V secolo. Queste lame precedenti risalgono al I secolo d.C., con il primo del tipo più recente apparso nell'Europa orientale, l'esempio Wien-Simmerming, datato alla fine del IV secolo d.C.
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Gli Unni usavano un tipo di [[spatha]] in stile [[Ironia|iranico]] o [[Impero sasanide|sasanide]], con una lama lunga e dritta di circa 83 cm (33 pollici), solitamente con una piastra di protezione in ferro a forma di diamante. Spade di questo stile sono state trovate in siti come Altlussheim, Szirmabesenyo, Volnikovka, Novo-Ivanovka e Tsibilium 61. In genere avevano le impugnature in lamina d'oro, foderi in lamina d'oro e accessori del fodero decorati in stile policromo. La spada veniva portata nello "stile iraniano" attaccata a un cinturone, piuttosto che su un [[balteo]]<ref>Kazanski, Michel (2013). "Barbarian Military Equipment and its Evolution in the Late Roman and Great Migration Periods (3rd–5th C. A.D.)". ''War and Warfare in Late Antiquity''. '''8''' (1): 493–522. doi:10.1163/9789004252585_016. ISBN <bdi>9789004252585</bdi>.</ref>.
 
L'arma più famosa degli Unni è l'arco ricurvo composito di tipo Qum Darya, spesso chiamato "arco unno". Questo arco fu inventato nel terzo o secondo secolo a.C. con i primi ritrovamenti vicino al lago [[Lago Bajkal|Baikal]], ma si diffuse in tutta l'Eurasia molto prima della migrazione unna. Questi archi erano caratterizzati dall'essere asimmetrici nella sezione trasversale tra 145 e 155 cm (57 e 61 pollici) di lunghezza, con 4-9 torni sull'impugnatura e nelle siyah.<ref name="Reisinger, Michaela R. 2010">Reisinger, Michaela R. (2010). "New Evidence About Composite Bows and Their Arrows in Inner Asia". ''The Silk Road''. '''8''': 42–62.</ref> Sebbene gli archi interi sopravvivano raramente nelle condizioni climatiche europee, i reperti di osso Siyah sono abbastanza comuni e caratteristici delle sepolture della steppa. Esemplari completi sono stati trovati in siti nel bacino del Tarim e nel deserto del Gobi come Niya, Qum Darya e Shombuuziin-Belchir. I nomadi eurasiatici come gli Unni usavano tipicamente punte di freccia di ferro trilobate a forma di diamante, attaccate usando catrame di betulla e un codolo, con aste tipicamente di 75 cm (30 pollici) e impennate attaccate con catrame e tendini. Si ritiene che tali punte di freccia trilobate siano più precise e abbiano un potere di penetrazione o una capacità di ferire migliori rispetto alle punte di freccia piatte.<ref> name="Reisinger, Michaela R. (2010). "New Evidence About Composite Bows and Their Arrows in Inner Asia". ''The Silk Road''. '''8''': 42–62.</ref> I ritrovamenti di archi e frecce in questo stile in Europa sono limitati ma archeologicamente evidenziati. Gli esempi più famosi provengono da Wien-Simmerming, anche se più frammenti sono stati trovati nei Balcani settentrionali e nelle regioni dei Carpazi.<ref>Kazanski, Michel (2018). "Bowmen's Graves from the Hunnic Period in Northern Illyricum". In Nagy; et al. (eds.). ''To Make a Fairy's Whistle from a Briar Rose:" Studies Presented to Eszter Istvánovits on her Sixtieth Birthday''. Nyíregyháza: Jósa András Museum. pp. 207–217.</ref>
 
== Storia ==
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* {{la}} [[Ammiano Marcellino]], ''Res gestae libri XXXI''.
* {{la}} [[Giordane]], ''Getica'', {{cita web|https://people.ucalgary.ca/~vandersp/Courses/texts/jordgeti.html|traduzione in inglese QUI}}
* {{el}} [[Prisco di Panion]], ''Prisci Panitae Fragmenta'', in {{cita libro|curatore= [[Karl Wilhelm Ludwig Müller]]|titolo= Fragmenta Historicorum Graecorum|anno=1851 |città=Parigi |paginepp= Volume IV, 69–110|url=https://books.google.it/books?id=quBFAQAAMAAJ&pg=PA200&dq=%22Fragmenta+HIstoricorum+graecorum%22+Menandro&hl=it&sa=X&ved=0CCYQ6AEwAGoVChMI9-61oMbzxwIVyTkaCh1HIQ9f#v=onepage&q=%22Fragmenta%20HIstoricorum%20graecorum%22%20Menandro&f=false}}
* {{la}} [[Salviano di Marsiglia]], ''De gubernatione Dei'', {{cita web|http://www.tertullian.org/fathers/salvian_gov_00_intro.htm|traduzione in inglese QUI}}