Giuseppe Garibaldi: differenze tra le versioni
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Giuseppe Garibaldi entrò in Massoneria nel 1844 nella Loggia “Asil de la Vertud” di Montevideo (o forse come alcuni vogliono del Rio Grande del Sud), una loggia “spuria”, emanazione della Massoneria brasiliana e non riconosciuta dalle grandi Comunioni mondiali. Nello stesso anno, il 18 agosto, fu regolarizzato nella Loggia “Amis de la Patrie” di Montevideo all’obbedienza del Grande Oriente di Francia, nel libro matricola della Loggia gli fu assegnato il numero 50.
[[File:Giuseppe Garibaldi at the battle of San Antonio....jpg|thumb|left|Garibaldi nella battaglia di San Antonio]]
[[Justo José de Urquiza]] iniziò l'[[assedio]] alla cittadina il 6 dicembre;<ref>{{Cita|Sacerdote|p. 298}}.</ref> dopo diciotto giorni di attacchi lasciò una parte dei suoi uomini, 700 di essi e abbandonò l'impresa. Il 9 gennaio [[1846]] Garibaldi ottiene la sua prima vittoria contro gli assedianti, attaccando di notte. Il generale [[Anacleto Medina]] intanto stava giungendo a dar man forte con i suoi 500 cavalieri; Garibaldi cercò di affrontarlo con 186 legionari e 100 uomini guidati dal colonnello [[Bernardino Baez]]<ref>{{Cita|Scirocco|p. 114}}.</ref> ma vennero colti di sorpresa a loro volta dal generale [[Servando Gómez]] nei pressi di San Antonio.<ref>Il combattimento era iniziato intorno alle 11 del mattino, si veda {{Cita|Dumas|p. 180}}</ref> Gli uomini trovarono riparo nei resti di un saladero, dove si organizzarono, sparando solo a bruciapelo; e, attaccando in seguito con la [[baionetta]], riuscirono a resistere all'attacco; dopo otto ore di combattimento, Garibaldi ordinò la ritirata.<ref>Del resoconto della battaglia esistono numerose versioni particolareggiate, tutte descritte dai testimoni dell'episodio, in particolare 3 sono quelle rilasciate dallo stesso Garibaldi. Si veda per un approfondimento: {{cita libro|Jasper Godwin|Ridley |Garibaldi, pp. 235-242|1975 |Mondadori|}}</ref> Si conteranno 30 morti a cui si aggiungeranno 13 dei feriti mentre Servando ne avrà contati più di 130.<ref>Furono trovate nei giorni seguenti due fosse: una conteneva 86 cadaveri l'altra circa 60, ma il numero dei morti potrebbe essere stato più elevato, si veda {{cita libro|Mino |Milani|Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 113|1982 |Mursia|}}</ref>I morti verranno raccolti e seppelliti in una fossa comune su cui verrà piantata una bandiera in loro onore: è l'8 febbraio [[1846]]<ref>Per questa azione il governo decise di aggiungere in lettere d'oro un'iscrizione commemorativa sulla loro bandiera, si veda {{Cita|Scirocco|p. 116}}</ref>.
▲I morti verranno raccolti e seppelliti in una fossa comune su cui verrà piantata una bandiera in loro onore: è l'8 febbraio [[1846]]<ref>Per questa azione il governo decise di aggiungere in lettere d'oro un'iscrizione commemorativa sulla loro bandiera, si veda {{Cita|Scirocco|p. 116}}</ref>. Il nizzardo rimase a Salto per diversi mesi, respingendo ogni attacco. Il 20 maggio attaccò nella notte [[Gregorio Vergara]] e nel ritorno prima di guadare un ruscello decise di attaccare i soldati che li inseguivano comandati da [[Andrés Lamas]].<ref>Si trattavano di due ufficiali di Servando Gómez, si veda {{cita libro|Giuseppe |Guerzoni |Garibaldi, pag 87|2010|BiblioLife||isbn = 978-1-149-38210-3}}</ref> Le gesta oltre oceano di Garibaldi divennero celebri in Italia grazie al patriota [[Angelo Raffaele Lacerenza|Raffaele Lacerenza]], che diffuse a proprie spese in tutto il paese seimila copie del ''Decreto di grazie ed onori'' concessi dal governo di Montevideo ai legionari italiani.<ref>G. De Ninno, ''Biografia di Angelo Raffaele Lacerenza'', Pansini, Bari, 1913</ref>
=== Giuseppe e Anita ===
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