Cinismo: differenze tra le versioni

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Il termine "cinico" potrebbe derivare o dal [[Cinosarge]], l'edificio [[Atene|ateniese]] che fu la prima sede della scuola, o dalla parola greca κύων (''kyon'' - "cane") – soprannome di Diogene, che ne fu l'esponente più importante.<ref name=treccani>{{cita web|url=http://www.treccani.it/vocabolario/cinico/|titolo=cìnico}}</ref> I cinici professavano una [[vita]] randagia e autonoma, indifferente ai bisogni e alle passioni, fedeli solo al [[Morale|rigore morale]]. Dopo un periodo di declino, la scuola cinica ebbe una ripresa in concomitanza alla [[corruzione]] del [[Impero romano|potere imperiale di Roma]]: si fece appello allora alla [[libertà]] interiore e all'[[austerità]] dei costumi.
 
Con connotazione spesso negativa, il termine "cinico"<ref>vedere ad esempio gli aforismi di [[Oscar Wilde]]: «Il cinismo è l'arte di vedere le cose come sono, non come dovrebbero essere» e «Il cinico è uno che conosce il prezzo di tutto, e il valore di nulla».</ref> viene però usato in epoca contemporanea soprattutto, per estensione, volendo indicare chi ostenta sprezzo e beffarda indifferenza verso ideali o convenzioni della [[società (sociologia)|società]] in cui vive (caratteristica spesso ostentata anche dai filosofi cinici), spesso con [[sarcasmo]] sfacciato, [[nichilismo]] e disincanto, o con sfiducia, o indicando una sorta di immoralità e spregiuducatezza.<ref name=treccani/>
 
L'interesse della scuola fu prevalentemente [[Etica|etico]], e il concetto di "[[virtù]]" assunse un nuovo significato in una vita vissuta secondo [[Naturalismo (filosofia)|natura]]; l'ideale era l'[[autosufficienza]] (l'autosufficienza del [[saggio]], condotta fino all'assoluta indipendenza dal mondo esterno, secondo il termine greco ''autàrkeia'', ossia [[autarchia (filosofia)|autarchia]], capacità di detenere il totale controllo su se stesso).