Iosif Stalin: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullate le modifiche di 212.189.172.248 (discussione), riportata alla versione precedente di RevertBot
Riga 47:
Membro del Comitato esecutivo centrale, Stalin fu nominato, nell'aprile del [[1918]], plenipotenziario per i negoziati con l'[[Ucraina]]. Nella lotta contro i generali "bianchi", fu incaricato di occuparsi del fronte di Tsaritsyn (poi [[Stalingrado]], oggi [[Volgograd]]) e, successivamente, di quello degli [[Urali]]; in queste circostanze diede prova di grande coraggio, ma anche di notevole insensibilità e rozzezza nei rapporti umani e di eccessiva presunzione e schematismo nel valutare le vicende dello scontro tra le forze contrapposte{{citazione necessaria}}. Proprio questo sollevò le esplicite riserve di Lenin nei suoi confronti, manifestate nel testamento politico in cui accusava Stalin di anteporre le proprie ambizioni personali all'interesse generale del movimento. Lenin era preoccupato che il governo perdesse sempre più la sua matrice proletaria, e diventasse esclusivamente un'ala dei burocrati di partito, sempre più lontani dalla generazione vissuta tanto tempo in clandestinità prima delle rivolte del 1917. Oltretutto intravvedeva un futuro dominio incontrastato del Comitato Centrale, ed è per questo che propose nei suoi ultimi scritti una riorganizzazione dei sistemi di controllo, auspicandone una formazione prevalentemente operaia che potesse tenere a bada la vasta e nascente nomenclatura di funzionari di partito.
[[Immagine:Vladimir Lenin and Joseph Stalin, 1919.jpg|250px|thumb|Stalin e [[Lenin]], 1919]]
Nominato nel [[1922]] [[segretario generale]] del Comitato centrale, Stalin, unitosi a G. Zinovev e Kamenev (la famosa [[troika (triumvirato)|troika]]), seppe trasformare questa carica, di scarso rilievo all'origine, in un formidabile trampolino di lancio per affermare il suo potere personale all'interno del partito dopo la morte di Lenin ([[1924]]). Fu allora che nel contesto di una Russia devastata dalla guerra mondiale e dalla guerra civile, con milioni di cittadini senza tetto e letteralmente affamati, diplomaticamente isolata in un mondo ostile, scoppiò violento il dissidio con [[Lev Trockij]], ostile alla [[Nuova Politica Economica]] e sostenitore dell'internazionalizzazione della rivoluzione. Stalin sosteneva invece che la "[[rivoluzione permanente]]" era una pura utopia e che l'Unione Sovietica doveva puntare alla mobilitazione di tutte le proprie risorse al fine di salvaguardare la propria rivoluzione (teoria del "socialismo in un Paese solo"). Trockij, sulla falsariga degli ultimi scritti di Lenin, pensava, assieme alla crescente opposizione creatasi in seno al partito (tra cui i ''Decei'', critici del Centralismo Democratico), che ci volesse un rinnovamento democratico all'interno degli organi dirigenti, che sempre più venivano scelti su matrice non elettiva, dall'alto verso il basso, contrariamente agli spiriti che accesero la rivoluzione. Espresse queste sue posizioni al XIII congresso del partito, ma venne sonoramente sconfitto, oltretutto accusato da Stalin e dal "triumvirato" (Stalin, Kamenev, Zinovev) di "frazionismo", tendenza contraria alla direzione "monolitica" presa dal partito dal X congresso. Trockij venne isolato anche a causa delle norme di emergenza (prese precedentemente dallo stesso Lenin nel pieno della guerra civile sempre nell'ambito del X congresso) tese a strutturare un partito compatto, eliminando le tendenze frazionistico-scissioniste.
 
Le tesi di Stalin trionfarono soltanto nel [[1927]], quando infine il Comitato centrale si schierò sulle posizioni staliniane isolando Trockij (con il quale, nel corso del dibattito, avevano finito per associarsi anche Kamenev e Zinovev).