Liutprando: differenze tra le versioni
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Nell'Italia centromeridionale si era intanto rafforzato il legame tra il [[Stato Pontificio|Papato]] e i ducati di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e di [[Ducato di Benevento|Benevento]], che cercavano nel papa un appoggio alle loro ambizioni di indipendenza da [[Pavia]]. Nel [[729]], con un rovesciamento di alleanze, Liutprando scese a patti con l'[[esarca]], [[Eutichio (esarca)|Eutichio]]: un accordo rivolto, nella prospettiva del re, contro i duchi autonomisti e, in quella dell'esarca, contro il papa "ribelle" a Bisanzio. Liutprando marciò su [[Spoleto]] e ottenne la sottomissione dei duchi [[Trasmondo]] di Spoleto e [[Romualdo II di Benevento]], che gli giurarono fedeltà e gli offrirono ostaggi come pegno. Poi si portò sotto le mura di [[Roma]], per poter trattare da una posizione di forza con il papa. Incontrò [[Papa Gregorio II|Gregorio II]], al quale attestò la sua devozione, e si recò in preghiera sulla [[Tomba di Pietro]]. Orchestrò poi la riappacificazione tra il papa e l'esarca, sancendo così un dominio senza precedenti nella storia del regno longobardo: non soltanto esercitava un effettivo potere su tutti i [[ducati longobardi]], ma era anche arbitro delle poche e divise aree bizantine rimaste in [[Italia]] (l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato di Ravenna]] e [[Roma]]), cadute in una condizione di confusione.
Intorno al [[732]], mentre Liutprando si trovava a [[Benevento]] per raiffermare l'autorità del potere centrale sul riottoso [[Ducato di Benevento|ducato]], suo nipote [[Ildebrando]] e il [[Ducato di Vicenza|duca di Vicenza]] Peredeo riuscirono a espugnare la stessa [[Ravenna]]. La conquista, che sembrava preludere all'unificazione dell'intera [[Italia]] sotto la
Nel [[743]] siglò una pace ventennale con il [[papa Zaccaria]], con l'obiettivo di isolare i domini bizantini. Invase quindi l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]], occupò [[Cesena]] e assediò [[Ravenna]]. Zaccaria intervenne tuttavia come mediatore e, appellandosi alla religiosità del sovrano, indusse Liutprando a conservare lo ''status quo''.
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