Teorema di Cantor: differenze tra le versioni

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{{F|matematica|luglio 2017}}
In [[matematica]], e in particolare nella [[teoria degli insiemi di Zermelo - Fraenkel]] (ZF), il '''Teoremateorema di Cantor''', sviluppato dall'omonimo matematico tedesco [[Georg Cantor]], afferma che per ogni insieme <math>A</math> di [[cardinalità]] arbitraria (finita o infinita), il suo [[insieme delle parti]] <math>\mathcal P(A)</math> ha cardinalità strettamente maggiore.:
 
:<math>|\mathcal P(A)| > |A|.</math>
 
La relazione che lega la cardinalità di <math>A</math> con quella di <math>\mathcal P(A)</math> è espressa dalla disequazione <math>|A| < 2^{|A|}</math>.
 
Nel caso in cui <math>A</math> sia un insieme con cardinalità numerabile, sotto l'[[Ipotesiipotesi del continuo]], il suo insieme delle parti è un insieme con cardinalità non numerabile. Come conseguenza importante, si ha che l'insieme delle parti dei [[NumeriNumero naturalinaturale|numeri naturali]] <math>\mathcal P(\N)</math> (dove <math>\N</math> è un [[Insieme numerabile|infinito numerabile]] con cardinalità <math>\aleph_0 = |\N|</math>) è un infinito non numerabile, con cardinalità uguale alla cardinalità dei [[Numero reale|numeri reali]] <math>\R</math>, cioè la [[cardinalità del continuo]].
 
Il teorema di Cantor ha avuto un impatto immediato e importante sulla [[filosofia della matematica]]. Ad esempio, nell'applicare iterativamente l'insieme delle parti di un insieme infinito e successivamente il teorema di Cantor, otteniamo una gerarchia infinita di cardinalità infinite, ognuna strettamente maggiore della precedente. Di conseguenza, il teorema implica che non esiste una cardinalità massima per un dato insieme, o equivalentemente, che i livelli gerarchici delle cardinalità infinite sono anch'essi infiniti.<ref>{{Cita libro|autore=Marco Bramanti|autore2=Pagani Carlo Domenico|autore3=Sandro Salsa|titolo=Analisi Matematica 1}}</ref>
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La cardinalità di <math>A</math> è <math>n</math>. La cardinalità di <math>\mathcal P(A)</math> corrisponde al numero di sottoinsiemi impropri generabili a partire dagli elementi di <math>A</math>, che risulta essere <math>2^n</math>. Di conseguenza il teorema vale, dato che <math>2^n > n, \ \forall x \in \N</math>.
 
Se la cardinalità di <math>A</math> è infinita, presi due insiemi generici <math>X</math> e <math>S</math>, per definizione stessa di cardinalità abbiamo che <math>|X| < |S|</math> se e solo se tutte le funzioni da <math>X</math> a <math>S</math> non sono suriettive (o equivalentemente ogni funzione iniettiva non è anche suriettiva).
</math> non sono suriettive (o equivalentemente ogni funzione iniettiva non è anche suriettiva).
 
Basta far vedere che non esiste una funzione <math>f</math> capace di mappare ''tutti'' gli elementi di un insieme qualsiasi <math>A</math> a tutti gli elementi di <math>\mathcal P(A)</math>.
 
Sia <math>f</math> una generica funzione da <math>A</math> a <math>\mathcal P(A)</math>:
 
:<math>f\colon A \to \mathcal P(A).</math>
 
Un sottoinsieme con le proprietà appena descritte è dato dalla seguente costruzione, derivato dall'[[argomento diagonale di Cantor]].
 
:<math>B=\left\{x\in A : x\not\in f(x)\right\} \in \mathcal P(A).</math>
 
Supponiamo per assurdo quindi, che esista una funzione <math>f</math> suriettiva da <math>A</math> a <math>\mathcal P(A)</math> (e che quindi ogni elemento di <math>\mathcal P(A)</math> abbia controimmagine in <math>A</math>).
 
Per costruzione, ci sarà qualche valore di <math>\xi \in A</math>, si ha allora <math>f(\xi) = B</math>. Ci sono ora due casi possibili:
 
:<math>\xi \not\in B</math> oppure <math>\xi \in B.</math>
 
Allora si giunge alla seguente contraddizione:
 
:<math>\begin{aligned}
\xi \in f(\xi) &\iff \xi \in B && \text{(dall'assunzione che }f(\xi)=B\text{)}; \\
\xi\in B &\iff \xi\notin f(\xi) && \text{(per definizione di }B\text{)}.\end{aligned}</math>
 
Quindi non esiste un valore <math>\xi \in A</math> :tale che <math>f(\xi) = B</math>.
 
Ossia, <math>B</math> non è nell'immagine di <math>f</math>, e <math>f</math> non mappa a tutti gli elementi di <math>A</math> in <math>\mathcal P(A)</math>. <math>f</math> non è suriettiva. Per completare il teorema non resta che trovare una funzione iniettiva <math>g\colon A \to \mathcal P(A).</math> Questa funzione è molto semplice ed è definita come la funzione identità che mappa <math>x</math> all'insieme contenente solamente <math>x</math> stesso.:
 
:<math>g(x)=\{x\}.</math>
 
Ossia, <math>B</math> non è nell'immagine di <math>f</math>, e <math>f</math> non mappa a tutti gli elementi di <math>A</math> in <math>\mathcal P(A)</math>. <math>f</math> non è suriettiva. Per completare il teorema non resta che trovare una funzione iniettiva <math>g\colon A \to \mathcal P(A).</math> Questa funzione è molto semplice ed è definita come la funzione identità che mappa <math>x</math> all'insieme contenente solamente <math>x</math> stesso.
:<math>g(x)=\{x\}</math>
== Note ==
<references/>