Matteo I Visconti: differenze tra le versioni

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=== La guerra contro Guglielmo VII del Monferrato ===
Nel maggio del 1289 scoppiarono dissidi tra il governatore [[ManfredoManfredi Beccaria]] e il popolo pavese che sfociarono nella sua espulsione. In giugno fu il turno del conte di [[Langosco]]. I due si rifugiarono a [[Bassignana]] insieme ad alcuni cavalieri pavesi sotto istanza del marchese [[Guglielmo VII di Monferrato]]. Gli alessandrini e i tortonesi misero allora sotto assedio quel borgo. Matteo Visconti inviò [[Uberto Salvatico]] con alcuni cavalieri francesi a [[Pavia]]. Questi mosse poi a [[Garlasco]] e si congiunse con un esercito di seimila milanesi a [[Lomello]]. Il marchese del Monferrato fuggì riunendosi con il conte di Langosco e il suo esercito a [[Breme]]. Finalmente il marchese di Monferrato e il Langosco scelsero di combattere e si portarono con il loro esercito fino a breve distanza da Lomello quando, grazie all'intercessione di [[Guglielmo Preda]] e di alcuni frati francescani del luogo, si raggiunse una pace. Quando però i milanesi tornarono verso Pavia trovarono le porte della città sbarrate e rendendosi conto di essere stati ingannati, alcuni di loro infuriati tornarono indietro saccheggiando Lomello. Quando poi furono sulla strada per Milano il popolo milanese, credendo che fossero soldati monferrini, si armò, uscì dalla città e si preparò ad affrontarli giungendo fino a [[Cassino Scanasio]], per poi ritirarsi una volta appresa la verità. In seguito la pace venne formalmente ratificata dallo stesso Matteo Visconti a Lomello. Guglielmo VII di Monferrato sarebbe stato nominato signore perpetuo di Pavia, [[Manfredo Parravicini]] si sarebbe installato quale podestà e Guglielmo Preda quale capitano del popolo. Il 29 giugno alcuni uomini al soldo del Visconti fecero prigioniero e torturarono un certo [[Lanfranco Motta]] che confessò di congiurare con [[Bonifacio Pusterla]] che era l'abate di [[chiesa di San Celso (Milano)|San Celso]] e con il marchese del Monferrato. L'abate al momento dovuto avrebbe fatto trovare aperta [[Porta Ticinese (medievale)|Porta Ticinese]] in cambio del versamento di 4.000 lire di terzoli all'anno nonché della nomina a capitano del popolo e di altre 66.000 lire una volta che il marchese fosse tornato signore di Milano, ambizione alla quale non aveva mai rinunciato dopo esservi stato cacciato da [[Ottone Visconti]]; avrebbe inoltre troncato i rapporti con i Torriani. Bonifacio Pusterla fu confinato prima a [[Lodi]] poi a [[Brescia]], infine, dopo essere stato graziato dal Visconti, tornò a Milano il 28 aprile.
A luglio [[Baldovino degli Ugoni]], podestà bresciano di Milano, tentò inutilmente di attaccare Pavia approfittando del fatto che il marchese di Monferrato si trovava a [[Novara]], città che lo aveva appena eletto suo signore. In seguito Manfredo Beccaria uscì da Pavia per parlamentare con [[Uberto Beccaria]] e [[Ruggero Catassio]] nei pressi di [[Corbetta]] e decise infine di rifugiarsi a Milano abbandonando il marchese; questo provocò la reazione dei pavesi che cacciarono i [[Beccaria]] e i loro alleati dalla città. Si misero inoltre ad assediare [[Arena Po|Monteacuto]], che apparteneva a quella famiglia ma ne vennero scacciati dai piacentini. Nell'autunno dello stesso anno Matteo Visconti, dopo aver radunato un esercito, si portò a [[Lacchiarella]] poi fin sotto le mura di Pavia tuttavia la porta che sarebbe dovuta essere aperta a Manfredo Beccaria rimase chiusa condannando l'impresa al fallimento. Successivamente il marchese del Monferrato entrò a Pavia ponendovi una guarnigione di mille fanti e duecento cavalieri.<ref>Corio, ''Storia di Milano'', vol. I, pp. 640-646</ref>