Zelda Sayre Fitzgerald: differenze tra le versioni

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Mentre Zelda proseguiva il proprio ricovero nel luogo di cura, nel giugno 1937 Scott venne chiamato nuovamente a [[Hollywood]] dalla [[MGM]] per un contratto di sei mesi.<ref>{{cita|Milford|p. 313|Milford}}.</ref> Nonostante sembrasse un bel momento, allietato anche dall'aiuto della giornalista [[Sheilah Graham]] (con la quale ebbe una relazione segreta),<ref>{{cita|Milford|pp. 311–313|Milford}}.</ref> il declino di Scott come scrittore e uomo era ormai inesorabile. Il rancore che covava verso Zelda era ben chiaro: fu proprio lei ad essere incolpata quando la figlia Scottie venne cacciata dal college. Secondo Milford, «era ''lei'' ad averlo rovinato; lei ad aver fatto esaurire il suo talento ... Scott venne privato del proprio sogno da Zelda».<ref>{{cita|Milford|p. 323|Milford}}.</ref>
 
Nel 1938 Scott fece ritorno a Asheville: le sue sceneggiature non piacquero e non gli venne rinnovato il contratto a Hollywood. Per recuperare un minimo di serenità, Scott e Zelda decisero di fare una vacanza a [[Cuba]], che però si rivelò subito un disastro: vari furono i conflitti, e Scott ne uscì così provato che al ritorno fu ricoverato.<ref>{{cita|Milford|p. 327|Milford}}.</ref> A partire da questo momento, i Fitzgerald non si videro mai più.<ref>{{cita|Milford|p. 329|Milford}}; {{cita|Curnutt|p. 43|Curnutt}}.</ref> Scott fece ritorno a Hollywood, mal pagato e misconosciuto; Zelda, nel frattempo, proseguiva la propria permanenza nella clinica, dalla quale venne dimessa nel marzo 1940.<ref>{{cita|Milford|p. 337|Milford}}.</ref> A dicembre dello stesso anno, tuttavia, Scott fu colto da una crisi cardiaca che provocò la sua morte. Zelda non riuscì a prendere parte al funerale, tenutosi a [[Rockville (Maryland)|Rockville]], nel [[Maryland]].<ref>{{cita|Milford|p. 350|Milford}}.</ref>[[File:F. Scott and Zelda Fitzgerald grave.png|thumb|La lapide di Zelda e Scott]]
Dopo la morte del coniuge, Zelda si dedicò alla revisione del romanzo al quale l'uomo stava lavorando, ''[[Gli ultimi fuochi (romanzo)|Gli ultimi fuochi]]''; l'opera, seppur lasciata incompiuta, venne pubblicata postuma da [[Edmund Wilson]]. Nel frattempo, fece ritorno all'Highland Hospital, approfittando della degenza per scrivere il suo secondo romanzo: ''Caesar's Things''. Quest'ultimo, tuttavia, non venne mai completato. Durante la notte del 10 marzo 1948, infatti, un incendio divampò dalle cucine: le fiamme divorarono l'intero sanatorio. Fu così che morì Zelda Fitzgerald, la quale - mentre il focolaio imperversava - era reclusa in una stanza, in attesa della [[terapia elettroconvulsivante]].<ref>{{cita|Milford|pp. 382–383|Milford}}.</ref>
 
Scott fece ritorno a Hollywood, mal pagato e misconosciuto; Zelda, nel frattempo, proseguiva la propria permanenza nella clinica, dalla quale venne dimessa nel marzo 1940.<ref>{{cita|Milford|p. 337|Milford}}.</ref> A dicembre dello stesso anno, tuttavia, Scott fu colto da una crisi cardiaca che provocò la sua morte. Zelda non riuscì a prendere parte al funerale, tenutosi a [[Rockville (Maryland)|Rockville]], nel [[Maryland]].<ref>{{cita|Milford|p. 350|Milford}}.</ref>
[[File:F. Scott and Zelda Fitzgerald grave.png|thumb|La lapide di Zelda e Scott]]
Dopo la morte del coniuge, Zelda si dedicò alla revisione del romanzo al quale l'uomo stava lavorando, ''[[Gli ultimi fuochi (romanzo)|Gli ultimi fuochi]]''; l'opera, seppur lasciata incompiuta, venne pubblicata postuma da [[Edmund Wilson]]. Nel frattempo, fece ritorno all'Highland Hospital, approfittando della degenza per scrivere il suo secondo romanzo: ''Caesar's Things''. Quest'ultimo, tuttavia, non venne mai completato. Durante la notte del 10 marzo 1948, infatti, un incendio divampò dalle cucine: le fiamme divorarono l'intero sanatorio. Fu così che morì Zelda Fitzgerald, la quale mentre il focolaio imperversava era reclusa in una stanza, in attesa della [[terapia elettroconvulsivante]].<ref>{{cita|Milford|pp. 382–383|Milford}}.</ref>
 
Zelda e Scott furono sepolti insieme nel cimitero di Rockville, nel Maryland. Sulla loro tomba si volle che venisse ricordata la loro attività letteraria, con l'iscrizione funebre che coincide con l'ultima frase de ''Il grande Gatsby'':