Imperialismo statunitense: differenze tra le versioni

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L''''imperialismo statunitense''' è definibile come l'influenza o condizionamento dell'[[economia]] e del campo militare e [[cultura degli Stati Uniti d'America|culturale]] da parte degli [[Stati Uniti d'America]] su altri [[Stati del mondo]], accompagnata da un'influenza generale nella [[politica interna]] dei relativi [[governo|governi]].
 
Le origini ideologiche del fenomeno sono da rintracciarsi nella "[[dottrina Monroe]]", ma dopo la [[guerra messicanomessico-statunitense]] nel [[1846]] e la [[guerra ispano-americana]] a partire dal [[1898]], con l'ingresso degli Stati Uniti sulla scena della [[politica]] mondiale, i termini "imperialismo americano" ed "espansione imperialistica americana" divennero sempre più diffusi.
 
== Sinossi storica ==
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{{Vedi anche|Storia degli Stati Uniti d'America (1865-1918)|Storia del colonialismo in America|Far west}}
[[File:Mitchell A New Map of Texas, Oregon, and California 1846 UTA.jpg|thumb|''A New Map of Texas, Oregon, and California'', [[Samuel Augustus Mitchell]], 1846]]
[[File:Mexico nebel.jpg|thumb|upright=1.3|[[Guerra messicanomessico-statunitense|Occupazione americana di Città del Messico]] nel 1847]]
Alla fine della [[guerra di secessione americana]] e dopo l'[[era della ricostruzione]] nel 1893 gli Stati Uniti si trovarono ad affrontare una crisi bancaria che segnò l'inizio della grave [[depressione economica]] e la chiusura commerciale delle frontiere. Questi due fenomeni furono presto collegati a un terzo: la tendenza irrefrenabile alla "sovrapproduzione interna", che non tardò a diventare uno dei più angosciosi problemi della società americana. Fu proprio nel pieno della depressione, nel gennaio 1895, che venne costituita la National Association of Manufacturers,<ref>Alberto Aquarone, ''Le origini dell'imperialismo americano: da McKinley a Taft (1897-1913)'', Bologna, il Mulino, 1973, p.17</ref> con l'obiettivo di promuovere le esportazioni. Il fatto che la ripresa economica, nel corso del biennio successivo, coincidesse con l'energico incremento delle esportazioni non fece che rafforzare la convinzione che l'origine della crisi, che aveva provocato il collasso nel 1893, andasse individuata proprio nell'insufficienza del [[mercato interno]], e che quindi la chiave di volta per la prosperità andasse ricercata nei mercati esteri, elemento cruciale da cui dipendevano la stagnazione o lo sviluppo economico statunitense.