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Il professor [[Carlo Gemmellaro]], docente di Storia Naturale presso l'[[Università degli Studi di Catania]], provvide invece a stilare una relazione circostanziata che suscitò l'interesse di molti illustri uomini di cultura scientifica, soprattutto stranieri.<ref>Carlo Gemmellaro, "Relazione dei fenomeni del nuovo vulcano sorto dal mare fra la costa di Sicilia e l'isola di Pantelleria nel mese di luglio 1831”, Edizioni dell'Università di Catania, 1831</ref>
=== Le dispute territoriali e i nomi dell'isola ===
L'isoletta suscitò subito l'interesse di alcune potenze straniere europee, che nel [[mar Mediterraneo]] cercavano punti strategici per gli approdi delle loro [[Flotta navale|flotte]], sia mercantili che militari.
L'[[Inghilterra]], che col suo ammiraglio sir [[Percival Otham]] si trovava nelle acque dell'isola, dopo un'accurata ricognizione prese possesso di questa in nome di [[Maestà britannica|sua maestà britannica]]. Il 24 agosto giunse sul posto il capitano Jenhouse, che vi piantò la [[Bandiera del Regno Unito|bandiera britannica]], chiamando l'isola "Graham". Il nome "Banco di Graham" è utilizzato nella cartografia recente per indicare il banco sottomarino costituente l'area su cui si trova il vulcano che diede origine all'isola Ferdinandea.
Questi avvenimenti fecero montare una protesta degli abitanti del [[Regno delle Due Sicilie]], che assieme a quelle del capitano Corrao, arrivarono anche alla [[Borbone delle Due Sicilie|casa borbonica]]. Si propose di nominare l'isola "Corrao", chiedendo inoltre al re provvedimenti contro il sopruso inglese. Il 26 settembre dello stesso anno la [[Francia]], per contrastare l'azione inglese, inviava il brigantino ''La Fleche'', comandato dal [[capitano di corvetta]] Jean La Pierre, il quale recava con sé una missione diretta dal geologo [[Constant Prévost]] insieme al pittore [[Edmond Joinville]], al quale si devono i disegni di quel fenomeno eccezionale.
[[File:Ferdinando II delle Due Sicilie.jpg|upright=0.7|thumb|Il re Ferdinando II che rivendicò l'isola come territorio del [[Regno delle Due Sicilie]].]]
I francesi fecero approfonditi rilievi e ricognizioni accurate fino al 29 settembre, e il materiale raccolto venne inviato al [[viceammiraglio]] della flotta francese De Rigny e relazionato alla [[Société géologique de France]], durante la seduta del 7 novembre 1831. Il contenuto di queste relazioni stabiliva che l'isola, sotto l'azione delle onde, aveva subito diverse frane, che a loro volta avevano provocato grandi erosioni sui fianchi; quindi i crolli avevano trascinato con sé una grande quantità di detriti. Pertanto l'isola, non avendo una base consistente, si poteva inabissare bruscamente.
Come gli inglesi, anche i francesi approdarono sull'isola senza chiedere alcun permesso a [[Re di Sicilia|re]] [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]], nonostante l'isola fosse sorta entro acque prossime alle coste siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono "''Iulia''" in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria con la seguente iscrizione: "''Isola Iulia – i sigg. Constant Prévost, professore di geologia all'Università di Parigi – Edmond Joinville, pittore 27, 28, 29 settembre 1831''" e in segno di possesso venne innalzata sul punto più alto la [[Bandiera della Francia|bandiera francese]].
Il re [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]], constatando l'interesse internazionale che l'isoletta aveva suscitato, inviò sul posto la [[corvetta]] [[Bombarda (nave)|bombardiera]] ''Etna'' al comando del capitano Corrao il quale, sceso sull'isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l'isola "''Ferdinandea''" in onore del sovrano. Sembrava che l'evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto il capitano Jenhouse con una potente [[Fregata (nave)|fregata]] [[Marina inglese|inglese]] e il Corrao, grazie alla mediazione del capitano Douglas, ottenne di rimettere la questione ai rispettivi governi. L'isola avrebbe goduto, all'epoca, dello stato di ''[[insula in mari nata]]'', cioè, in quanto emersa dal mare, la prima nazione o persona a mettervi piede avrebbe potuto rivendicarla legittimamente (in questo caso gli Inglesi).<ref>Jean-François Gerkens, Insula quae in mari nascitur occupantis fit: nullius enim esse creditur''! Le cas de Ferdinandea vu par un romaniste'', in Cosimo Cascione e Carla Masi Doria (a cura di), ''Fides Humanitas Ius. Studii in onore di Luigi Labruna'', IV, Editoriale Scientifica, Napoli 2007, pp. 2177-2188.</ref><ref>Fabio Caffio, ''La disputa virtuale sull'isola Ferdinandea'', in ''Rivista Marittima'' 133.6 (2000), pp. 119-124.</ref><ref>Tullio Scovazzi, ''Un{{'}}effimera isola e un ipotetico quesito'', in ''Rivista di diritto internazionale'' 85.4 (2002), pp. 946-953.</ref><ref>{{Senza fonte|Il diritto internazionale odierno, a differenza di quello ottocentesco, si basa sul concetto di "piattaforma continentale", che riconosce allo stato costiero più vicino il diritto di esercitare la propria sovranità anche sui fondali marini che costituiscono il suo naturale prolungamento. Perciò l'Italia, subentrata al Regno delle Due Sicilie come entità statuale, eserciterebbee la propria giurisdizione sull'isola senza bisogno di alcuna proclamazione.}}</ref>
Con atto sovrano del 17 agosto 1831, Ferdinando II di Borbone rivendicò l'isola come parte del regno delle Due Sicilie, dandole ufficialmente il nome di isola Ferdinandea. Verso la fine d'ottobre dello stesso anno il governo borbonico inviò ai governi di [[Gran Bretagna]] e [[Francia]] una memoria con la quale dette loro notizia dell'evento, ricordando che {{Senza fonte|a norma del diritto internazionale}} {{chiarire| |Quale trattato e quale articolo}} la nuova terra apparteneva alla [[Sicilia]]. Tuttavia, a quanto sembra i due governi non risposero e fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo, iniziarono le rivalità.
=== L'inabissamento ===
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