Potere Operaio: differenze tra le versioni
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=== Origini ===
Il gruppo politico trasse origine dal nucleo redazionale della rivista ''[[La Classe (rivista)|La Classe]]'' (già parte della redazione di ''[[Classe operaia (rivista)|Classe operaia]]''). Potere Operaio si propose l'obiettivo di distinguersi per una analisi teorico-politica volta all'esplicitazione della cosiddetta "linea di massa" collegandosi alle lotte operaie in funzione della costruzione di una organizzazione autonoma dai partiti di sinistra della classe operaia.
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Il gruppo ebbe un periodico (settimanale fino al [[1971]], per un brevissimo periodo quindicinale poi e mensile) legato al movimento e dal nome omonimo, che uscì per alcuni anni. Dopo la trasformazione in mensile si iniziò a pubblicare un foglio settimanale chiamato "Potere Operaio del Lunedì".
=== Impostazione teorica ===
Potere Operaio (abbreviato con la sigla Pot.Op.) è stato il gruppo della sinistra extraparlamentare più rappresentativo dell'[[operaismo]], la corrente marxista che faceva capo in particolare a [[Mario Tronti]] (tra i fondatori di "Classe Operaia") che negli [[anni 1960|anni sessanta]] aveva proposto una innovativa lettura de ''[[Il Capitale]]'' nel suo testo più rappresentativo di quegli anni, ''Operai e Capitale''. Potere Operaio fece proprie le tesi trontiane della [[lotta di classe]] interamente strutturata intorno al conflitto del mondo della fabbrica dell'''operaio massa'', soggetto operaio tipico del fordismo che in Italia andava manifestandosi appieno solo nel decennio del [[Miracolo economico italiano|boom economico]], surclassando quel mondo industriale caratterizzato dall'[[operaio]] professionale che era stato bacino elettorale e soggetto sociale di riferimento del [[Partito Comunista Italiano|PCI]].
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Il centralismo operaio e del mondo della fabbrica nel contesto metropolitano nell'azione politica di Pot.Op. è stato l'elemento distintivo del gruppo (insieme a [[Lotta Continua]] che, seppur con differenze, condivideva questa impostazione) dal resto della sinistra extraparlamentare, orientata da un lato ad impostazioni estreme-ortodosse del [[marxismo-leninismo]], dall'altro all'influenza dei movimenti rivoluzionari internazionali, dal [[terzomondismo]] di ispirazione [[Ernesto Guevara|guevarista]] al [[maoismo]] "contadino" e alla [[rivoluzione culturale]].
=== "Lavoro Illegale" ===
[[File:Potereoperaio.jpg|upright=1.4|thumb|destra|Milano: manifestazione di Potere Operaio a fianco del Duomo]]
Potere Operaio disponeva, dal [[1971]] (dopo il convegno di Roma dell'autunno di quell'anno) di una struttura denominata [[Lavoro Illegale]], segreta e armata, di cui era leader [[Valerio Morucci]]<ref>{{Cita web |url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/settembre/05/Morucci_volevo_uccidere_Toni_Negri_co_9_050905051.shtml |titolo=Fonte:Corriere della Sera, 5 settembre 2005 |accesso=16 agosto 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090201054415/http://archiviostorico.corriere.it/2005/settembre/05/Morucci_volevo_uccidere_Toni_Negri_co_9_050905051.shtml |dataarchivio=1 febbraio 2009 |urlmorto=no }}</ref> sotto la responsabilità politica però di [[Oreste Scalzone]]. La struttura era nata grazie alla spinta di una parte del gruppo che spingeva verso un progressivo innalzamento del livello dello scontro, soprattutto dopo l'esperienza degli scontri di piazza dell'[[autunno caldo]] (in particolare quelli di [[Torino]] in Corso Traiano) e successivi.
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Quando ad alcuni dei vertici di Pot.Op. fu chiaro che in realtà gli autori dell'attentato erano realmente i tre indagati del gruppo, si dovette affrontare il problema di una struttura illegale ingestibile che poteva mettere a repentaglio la stessa struttura politica dell'organizzazione. Questo punto, rappresentato dal solo sospetto che potessero essere stati i tre militanti (sussisteva ancora nella base del gruppo la convinzione della loro innocenza), costituì uno degli elementi che portarono quello stesso anno allo scioglimento di Potere Operaio.
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Nel giugno [[1973]] in seguito a contrasti tra [[Toni Negri]] e [[Franco Piperno]], due dei maggiori leader, l'area [[Padova|padovana]] vicina a Negri si scisse da quella romana, dopo il cosiddetto "convegno di Rosolina": ciò decretò lo scioglimento di Potere Operaio.
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