Servio Sulpicio Rufo: differenze tra le versioni

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Nel 44 a.C., dopo la morte di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], S. Sulpicio Rufo proclamò un [[senatoconsulto]], con il quale proponeva l'abolizione della dittatura; vi era il pericolo che i discendenti di Cesare potessero salire al potere<ref>M. Tulio Cicerone, Le Filippiche, Edizioni dell'orso, a cura di G. Magnaldi, Alessandria, 2008, p.1. “Nessuna tavola contenente alcun decreto o beneficio di Cesare si affiggesse dopo le idi di marzo”.</ref>. Dopo di ciò si presume un allontanamento da Roma<ref>Marco T. Cicerone, Epistole ai Familiari, BUR, Milano, 2007, p. 1211</ref>, con un successivo ritorno con il suo segretario per una possibile mediazione.
 
Ormai, essendo vicinovicina la guerra civile, Sulpicio Rufo, tentò come suo solito la via diplomatica con un'ambasciata ad [[Marco Antonio|Antonio]]<ref>M. Tulio Cicerone, Le Filippiche, Edizioni dell'orso, Alessandria, 2008, pp. 80-81</ref>. Infatti il senato incaricò tre senatori consolari tra cui lo stesso S. Sulpicio Rufo, anche [[Lucio Calpurnio Pisone]] e [[Lucio Marcio Filippo]]<ref>M. Tulio Cicerone, Le Filippiche, Edizioni dell'orso, Alessandria, 2008, p. 167</ref>.
 
Servio Sulpicio Rufo a causa della sua cattiva salute pensò di rifiutare l'incarico<ref>M. Tulio Cicerone, Le Filippiche, Edizioni dell'orso, Alessandria, 2008, p.170</ref>, ma esortato da tutti accettò infine questo compito.