Futurismo: differenze tra le versioni
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== Origini ==
[[File:Manifestofuturismo.jpg|miniatura|Il manifesto del Futurismo pubblicato su ''Le Figaro'' del 20 febbraio 1909 (qui evidenziato in
Il Futurismo nasce in Italia, in un periodo di notevole fase evolutiva dove tutto il mondo dell'[[arte]] e della [[cultura]] era stimolato da numerosi fattori determinanti: le [[guerra|guerre]], la trasformazione [[società (sociologia)|sociale]] dei [[popolo|popoli]], i grandi cambiamenti [[politica|politici]] e le nuove scoperte [[tecnologia|tecnologiche]] e di [[comunicazione]], come il [[Telegrafo#La telegrafia senza fili|telegrafo senza fili]], la [[Radio (elettronica)|radio]], gli [[aeroplano|aeroplani]] e le prime [[cinepresa|cineprese]]; tutti fattori che arrivarono a cambiare completamente la percezione delle distanze e del tempo, "avvicinando" fra loro i [[continente|continenti, creando nuove connessioni]].
Il XX secolo era quindi invaso da un nuovo vento, che portava una nuova realtà: la [[velocità]]. I futuristi intendevano idealmente "bruciare i musei e le biblioteche" in modo da non avere più rapporti con il passato per concentrarsi così sul dinamico presente; tutto questo, come è ovvio, in senso ideologico. Le [[Produzione industriale|catene di montaggio]] abbattevano i tempi di produzione, le [[automobile|automobili]] aumentavano ogni giorno, le strade iniziarono a riempirsi di luci artificiali, si avvertiva questa nuova sensazione di [[futuro]]<ref name="Treccani" /> e velocità sia nel tempo impiegato per produrre o arrivare a una destinazione, sia nei nuovi spazi che potevano essere percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione.<ref>Il pensiero futurista si richiama evidentemente a varie ideologie dell'azione e della violenza: il "vitalismo" del "superuomo" ([[oltreuomo]]) di [[Friedrich Nietzsche]], l'anarchismo di [[Max Stirner]], la "violenza" di [[Georges Sorel]] (''Considerazioni sulla violenza''), lo [[slancio vitale]] di [[Henri Bergson]] (cfr. "Futurismo" nell'Enciclopedia "Il Sapere", De Agostini editore).</ref>
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