Peshitta: differenze tra le versioni

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La traduzione dell'[[Antico Testamento]] in [[lingua siriaca]] fu realizzata in [[Siria (provincia romana)|Siria]] nel I secolo d.C. ad opera di Giudei o Giudeo-cristiani, probabilmente a partire dai [[Targum]]im (traduzioni della Bibbia ebraica in [[lingua aramaica|aramaico]], lingua del quale il siriaco è una varietà).
 
La prima traduzione del [[Nuovo Testamento]] in siriaco è il cosiddetto ''[[DiatesseronDiatessaron]]'', cioè '(un vangelo) attraverso quattro (vangeli)', realizzata dal cristiano [[Taziano il Siro]] nel 165-170; si tratta di un testo unico e lineare che cerca di armonizzare le quattro narrazioni dei singoli Vangeli. Per alcuni secoli tale testo fu il vangelo ufficiale della chiesa di Siria; il teologo [[Efrem il Siro]] ne scrisse un commentario in prosa. Nel 423 il vescovo [[Teodoreto]] ne impose l'abbandono in favore dell'adozione dei quattro vangeli come avveniva per tutte le altre chiese cristiane. Teodoreto ordinò la distruzione delle copie esistenti del ''DiatesseronDiatessaron'', che ci è pertanto noto solo indirettamente attraverso il commentario di Efrem.
 
La versione siriaca più antica dei quattro vangeli separati (in siriaco, ''mepharrese'') è detta "[[Vecchia siriaca]]" (''Vetus Syra'')<ref>[[Sabino Chialà]], ''La perla dai molti riflessi. La lettura della Scrittura nei padri siriaci'', Qiqajon, Magnano 2014, pag. 19.</ref>. Sono rimaste poche testimonianze di tale versione. Tra queste, due manoscritti della Vecchia siriaca riguardanti i vangeli (''[[Versione siriacaPalinsesto sinaiticasinaitico|Syra Sinaiticus]]'' e ''[[Versione siriaca curetoniana|Syra Curetonianus]]'') mostrano lezioni e varianti tipiche del testo greco del NT secondo le caratteristiche della famiglia occidentale. Inoltre, il siriaco contenuto in questi due manoscritti mostra affinità con l'aramaico parlato in Palestina e non in Siria. Questo ha portato all'ipotesi che mentre in Siria circolava il ''DiatesseronDiatessaron'' (II-IV secolo), in Palestina fossero diffusi manoscritti in aramaico del Vangelo.
 
Sulla natura di tali ipotetiche versioni aramaiche, a noi non pervenute, le possibilità sono due: erano traduzioni in aramaico dal greco originale, scritto dagli evangelisti; erano il testo originale scritto in aramaico dagli evangelisti, tradotto poi nella lingua franca greca. La seconda ipotesi, molto controversa, è la cosiddetta [[priorità aramaica]] (''Peshitta primacy'' o ''Aramaic primacy'').
 
Agli inizi del Novecento, [[Francis Crawford Burkitt|Burkitt]] prorposepropose una terza tesi secondo la quale la Peshitta sarebbe una traduzione dell'[[Antico Testamento]] direttamente dall'ebraico, alla luce dell'interpretazione datane dagli Ebrei. Solamente nei libri profetici si possono rinvenire affinità con la [[Septuaginta]] e le revisioni tardive del testo greco alla luce della Rivelazione cristiana. La ''Peshitta'' precedette la nascita della Chiesa siriaca stessa, fu citata dagli scritti siriaci successivi e si sviluppò sia lontano dalla lingua greca che dall'aramaico biblico della Palestina, il più importante rivale del greco e la fonte più antica della letteratura cristiana, della quale non vi sono tracce storiche al di fuori della Palestina medesima.<ref>{{cita pubblicazione|autore= Charles Henry Turner|titolo=Historical introduction to the textual criticism of the New Testament|capitolo=V. The languages of the early churches: (B) Sysriac and the first Syriac Gospels|doi=10.1093/jts/os-XI.2.180|rivista=The Journal of Theological Studies|volume =os-XI|numero=2|data= gennaio 1910|pp=180–210|issn=0022-5185|oclc=5792709559|jstor=23948632|formato=pdf|lingua=en|via=[https://archive.is/wip/XZbJK archive.is]}}</ref><ref>{{cita libro|autore=|url=https://archive.org/details/TurnerHistoricalIntroductionToTheTextualCriticismOfTheNewTestament/page/n83/mode/2up?q=burkit|sito=[[Internet Archive]]|anno=1908|p=180|titolo=Historical Introduction to the Textual Criticism of the New Testament|urlarchivio=https://archive.is/wip/Q5Z3M|dataarchivio=15 gennaio 2020|urlmorto=no}}</ref>
 
La Peshitta è una rielaborazione della Vecchia siriaca realizzata, secondo la tradizione, da [[Rabbula]], vescovo della città di [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]] morto nel 435 e costituisce tuttora la versione di riferimento delle chiese orientali di lingua siriaca.
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[[File:6thBeatitude.svg|thumb|upright=2|La sesta beatitudine di Matteo 5,8 dalla Peshitta:<br />''{{unicode|Ṭûḇayhôn l'aylên daḏkên b-lebbhôn: d-henôn neḥzôn l'alāhâ.}}''<br />Letteralmente: Beatitudine a quelli (che sono) puri nel loro cuore, (poi)ché essi vedranno Dio]]
 
Circa l'Antico Testamento, la Peshitta è sostanzialmente basata sullo stesso testo ebraico che sarà standardizzato nel [[Testotesto Masoreticomasoretico]] del IX secolo.
Mostra alcune somiglianze linguistiche ed esegetiche coi Targumin aramaici. In altri passi (soprattutto Isaia, Salmi e i deuterocanonici, senza Tobia) i traduttori si sono basati sulla traduzione greca della Settanta.
 
Circa il Nuovo Testamento, la Peshitta mostra continuità sia col DiatesseronDiatessaeron che con la Vecchia siriaca. In alcuni passi, in particolare per gli [[Atti degli Apostoli]], è particolarmente evidente l'influsso dei manoscritti greci della famiglia occidentale. Nella Peshitta mancano completamente i libri neotestamentari di 2Pt, 2-3 Gv, Gd, Ap. Le moderne bibbie siriache li includono a partire da traduzioni più tarde del VI-VII secolo.
 
== Sviluppi e studi moderni ==
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* Kiraz, George Anton (1996). ''Comparative Edition of the Syriac Gospels: Aligning the Old Syriac Sinaiticus, Curetonianus, Peshitta and Harklean Versions'', Piscataway (NJ), Gorgias Press, 2002 [2ª ed.], 2004 [3ª ed.].
* Lamsa, George M. (1933). ''The Holy Bible from Ancient Eastern Manuscripts''. ISBN 0-06-064923-2.
* Metzger, Bruce M. (1977). ''The Early Versions of the New Testament: Their Origin, Transmission, and Limitations'', Oxford, Clarendon Press.
* Pinkerton, J. & R. Kilgour (1920). ''The New Testament in Syriac''. London: British and Foreign Bible Society, Oxford University Press.
* Pusey, Philip E. & G. H. Gwilliam (1901). ''Tetraevangelium Sanctum iuxta simplicem Syrorum versionem'', Oxford University Press.