Utente:Girasole00/Sandbox: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichetta: Link a pagina di disambiguazione
Riga 30:
Le piante - accomunate dall'essere note fin da tempi remotissimi alla medicina popolare per le loro blande virtù terapeutiche - sono foggiate in modo realistico al punto da permettere senza difficoltà alcuna l'identificazione con le varietà botaniche più comuni della vegetazione "a macchia" lungo le coste e nei terreni semi-aridi.
Qui in ordine sparso le piante come: lo [[Smilax aspera]] (la nostrana Salsapariglia, nota anche col nome comune di stracciabraghe) che, diversamente dall'edera non ha radici avventizie ma si arrampica con viticci oltre a produrre graziosi grappoli di lucide bacche rosse, elementi ben riprodotti nella Corona; rametti di Quercus pedunculata e Quercus troiana (varietà di quercia) con una, due o tre foglie e ghiande; fiori di selvatica [[Rosa canina]], nella parte bassa del serto; Rose da giardino a fiore doppio, già note ai giardinieri ellenici e romani; fronde di [[Crataegus oxyacantha]] (il comune biancospino, disposto in basso e nel giro interno della corona); la [[Calendula officinalis]]; il Chrisanthemum nyconis; alcune fronde di [[Castagno]], fiori di [[Malva]] e fiori di [[Convolvolo]], riprodotto in quattro varietà (Convolvulus soldanella, althaeoides, elegantissimus e arvensis), la cui corolla è ricoperta di uno smalto azzurro intenso, un tipo di decorazione che ritroviamo anche su alcuni fiori di libera invenzione, a forma di stella.
Il serto di rami e fiori che forma la Corona di Kritonios, è sovrastato da una figura femminile alata definita Dea Regina Triumphans, ipotizzando che si tratti di una "rivisitazione" lucana di Hera/[[Giunone]] regina dell’[[Olimpo]], protettrice delle donne dalla nascita al parto, alla morte.
 
Si esclude infatti che sia una Vittoria alata ([[Nike]]), e ciò per via del diadema a punte portato sul capo e di una sottile corona perlinata che compare fra le ciocche dei capelli poco sopra la fronte, attributi atipici per una Nike (il cui capo è usualmente cinto da un semplice nastro) ma affini con quelli di tre statuine di divinità femminile del VI sec. a.C. rinvenute nella Tuscia meridionale. Così come esulano dall'iconografia della Nike anche gli oggetti che questa figura porta nelle mani, la [[patera]] e lo scettro, invece della consueta palma. Viceversa, sono delle vere Nike le altre figure femminili che, insieme agli Erotes, accompagnano la dea in trionfo, alla quale potrebbe quindi riferirsi la terza parola dell'iscrizione dedicatoria (TOEI) che l’epigrafista Michel Lejeune traduce come "alla divinità". La dea è l'unica figura ad essere stata fusa e cesellata a tutto tondo mentre le rimanenti sono lavorate in lamina, e solo sul lato anteriore.