Guerra della Lega di Cambrai: differenze tra le versioni
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Di fronte alla sconfitta e all'impossibilità di fronteggiare la potenza avversaria, la Repubblica decise l'evacuazione dei suoi [[Domini di Terraferma]] per concentrarsi sulla difesa della [[laguna di Venezia|laguna]], sciogliendo le [[Reggimento (Repubblica di Venezia)|province]] dall'obbligo di fedeltà. Il 15 maggio [[Caravaggio (Italia)|Caravaggio]] aprì le porte ai francesi e il 16 maggio cadde anche la sua rocca. Il 17 maggio Bergamo inviò a Luigi le chiavi della città, mentre Brescia sbarrò le porte ai veneziani in ritirata, consegnandosi senza alcuna resistenza significativa il 24 maggio ai francesi assieme a Cremona e Crema.<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|p. 90|Mallet&Shaw}}.</ref> Le principali città non occupate dai francesi, come Padova, Verona e Vicenza, Bassano e [[Feltre]], furono lasciate indifese dal ritiro di Pitigliano e si arresero rapidamente quando gli emissari imperiali di Massimiliano arrivarono nel Veneto.<ref>{{cita|Tenenti e Tucci, 1996|p. 286}}.</ref> La disfatta fu di tale portata che gli abitanti della laguna arrivarono a temere addirittura la fine della stessa Serenissima.<ref name=Pellegrini121-122>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 121-122}}.</ref> Giulio II, che nel frattempo rilasciò l'[[interdetto]] contro Venezia, scomunicando ogni cittadino della Repubblica, invase la Romagna e prese Ravenna grazie all'aiuto di Alfonso I d'Este. Questi, dopo aver aderito alla Lega ed essere stato precedentemente nominato Gonfaloniere della Chiesa il 19 aprile, annesse ai suoi territori il Polesine. Nel sud della penisola, Ferdinando II d'Aragona riconquistò i porti della Puglia.<ref name=Pellegrini121-122/><ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 401-402}}.</ref>
Il 31 maggio 1509 Venezia diede l'ordine di affondare la flotta del [[lago di Garda]], per impedire che cadesse in mano ai francesi. In breve le forze della lega occuparono tutta la Terraferma, giungendo fino ai margini della laguna, alle porte di Mestre, dove si era asserragliato Pitigliano. Il 10 giugno il tentativo di alcuni nobili di offrire agli imperiali la dedizione di [[Treviso]] fu impedito da una sollevazione popolare, che le valse l'invio di un contingente di supporto di 700 fanti e l'esenzione quindicennale della città dai tributi. Questo fu un fatto alquanto singolare in quel tempo, in cui era abbastanza normale che il controllo sulle varie popolazioni si succedesse tra un soggetto politico e l'altro senza che vi fossero opposizioni da parte dei cittadini.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 122}}.</ref>
[[File:Ritratto del Doge Andrea Gritti - Tiziano 059.jpg|miniatura|sinistra|[[Andrea Gritti]] in un ritratto di [[Tiziano Vecellio]]]]
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