I malumori dovuti ai dissidi coniugali, la sempre maggiore dipendenza del marito verso l'alcol e la sua congenita instabilità, condussero Zelda nel [[1930]] a un primo ricovero in un sanatorio di [[Parigi]], con la diagnosi di [[schizofrenia]]:<ref>{{cita|Milford|p. 161|Milford}}.</ref> il caso fu accettato da uno dei più importanti psichiatri europei di ogni tempo, il dottor [[Eugen Bleuler]].<ref>{{cita|Ludwig|p. 181|Ludwig}}.</ref> A questo ricovero ne fece seguito un altro, in una clinica a [[Prangins]], sulle sponde del [[lago di Ginevra]]: le vennero riconosciuti dei disturbi [[apparato digerente|gastrointestinali]], dovuti alla sua instabilità mentale.
Zelda, uscita dalla clinica nel settembre del 1931, fece subito ritorno con il marito in Alabama, dove il padre della donna, Judge Sayre, stava morendo. Nonostante le circostanze, Scott decise comunque di recarsi a [[Hollywood]],<ref>{{cita|Milford|p. 193|Milford}}.</ref> dove era stato chiamato per redigere una sceneggiatura: il padre di Zelda morì proprio durante la sua assenza. La salute della donna peggiorò ulteriormente, e nel 1932 fu ricoverata al [[Johns Hopkins Hospital]] di [[Baltimora]].<ref>{{cita|Milford|p. 209|Milford}}.</ref>[[File:F Scott Fitzgerald and wife Zelda September 1921.jpg|thumb|Zelda e Scott nel settembre del [[1921]]]]
===''Lasciami l'ultimo valzer''===
[[File:F Scott Fitzgerald and wife Zelda September 1921.jpg|thumb|Zelda e Scott nel settembre del [[1921]]]]
La degenza in clinica non impedì a Zelda di completare in quello stesso anno il suo unico romanzo, a contenuto parzialmente autobiografico, dal titolo ''[[Lasciami l'ultimo valzer]]'' (''Save Me the Waltz'').
La pubblicazione del libro fece andare su tutte le furie Scott, che l'accusò di avere reso noto in tal modo le loro vicende matrimoniali, che voleva raccontare nel romanzo ''[[Tenera è la notte]]'', sul quale stava già lavorando da anni.<ref>{{cita|Milford|pp. 220–25|Milford}}; {{cita|Curnutt|p. 39|Curnutt}}.</ref> Scott costrinse la moglie a rimaneggiare il racconto, facendo tagli, riscritture, eliminando personaggi. Nonostante proprio in quegli anni l'America fosse sconvolta dalla [[Grande depressione]], la casa editrice [[Scribner]] si offrì comunque di pubblicare l'opera, che fu stampata in {{formatnum:3010}} copie il 7 ottobre 1932.<ref>{{cita|Cline|p. 320|Cline}}.</ref>
Ambientato in Alabama, Francia e Italia, ''Lasciami l'ultimo valzer'' è la storia di Alabama Beggs, la protagonista [[alter ego]] dell'autrice: si tratta di una fanciulla bella e anticonvenzionale, moglie di David Knight, aspirante pittore, con il quale viaggia in Europa. Conduce una vita relativamente infelice, cercando di mettere alla prova il suo maggiore talento artistico, tanto tormentato quanto amato: il ballo. Alabama-Zelda, dopo una catastrofe psichica che la sconvolge, ritorna quindi in America, per abbracciare per l'ultima volta il padre morente.<ref>{{cita|Tavernier-Courbin|pp. 31–33|Tavernier-Courbin}}.</ref>
Dal punto di vista tematico, l'opera è il simbolo della metamorfosi avvenuta in Zelda, che da discepola di Scott ne diviene la principale rivale: un tentativo di non sedere più «sul sedile posteriore della vita», al quale è stata costretta per gran parte della sua esistenza.<ref>{{cita|Tavernier-Courbin|p. 36|Tavernier-Courbin}}.</ref> Lo stile di Zelda, tuttavia, era molto differente da quello del marito. Mentre Scott adotta uno stile semplice e lineare, Zelda preferisce fare uso delle ornamentazioni linguistiche e acrobazie lessicali più disparate. Significativa è la sensualità che emerge dal romanzo: come scrisse Tavernier-Courbin nel 1979, «la sensualità nasce dalla consapevolezza di Alabama della vita che si agita dentro di lei, dalla coscienza del corpo, dall'immaginario naturale attraverso il quale non vengono espressi solo semplici fatti, ma anche emozioni, dalla schiacciante presenza dei sensi (in particolare il tatto e l'olfatto), in ogni descrizione».<ref>{{cita|Tavernier-Courbin|p. 40|Tavernier-Courbin}}.</ref>
Il suo lavoro, tuttavia, non fu conosciuto né tantomeno apprezzato dalla critica. Le copie vendute furono solo 1.392 (con un ricavo di soli $120,73),<ref>{{cita|Milford|p. 264|Milford}}.</ref> e Scott non esitò a manifestare il proprio scontento definendo la moglie «plagiaria» e «scrittrice di terz'ordine».<ref>{{cita|Cline|p. 325|Cline}}.</ref> Zelda uscì distrutta dalla marea di critiche, che la sommerse completamente: si trattava dell'unico romanzo che avesse mai scritto.
===Gli ultimi anni===
Zelda Sayre trascorse i restanti anni in preda alla propria catastrofe psichica. Alcuni fra i dipinti che produsse negli anni precedenti, dentro e fuori le cliniche, vennero mostrati al pubblico per la prima volta nel 1934. Zelda rimase delusa dall'accoglienza fredda e distaccata: il ''[[The New Yorker]]'' addirittura descrisse le opere come «meri dipinti della quasi-mitica Zelda Fitzgerald, pregni di tutte quelle connotazioni emotive postume della cosiddetta età del jazz». A contribuire alla formazione delle critiche vi era anche la mancanza di pannelli informativi,<ref>{{cita|Milford|p. 290|Milford}}.</ref> che precludeva una comprensione del lavoro della pittrice a 360 gradi. Zelda, a questo punto, diventò violenta e solitaria. Scott, che nel 1936 trasferì la moglie all'[[Highland Hospital]] di [[Asheville]], ci fornisce una preziosa testimonianza dell'instabilità di Zelda:<ref>{{cita|Milford|p. 308|Milford}}.</ref>
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