Pessano con Bornago: differenze tra le versioni

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origini di Bornago e Pessano
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La prima testimonianza indiretta dell'esistenza di Pessano potrebbe essere un documento dell'[[876]] in cui viene nominato un certo Bonone da Pariana, località che potrebbe corrispondere al luogo in cui secoli dopo sorgerà l'omonima cascina. In un secondo documento, questa volta del X secolo, si nomina l'esistenza di una piccola proprietà fondiaria nel territorio di [[Gessate]] appartenente alla chiesa di San Vitale, forse da identificarsi con l'antesignana dell'odierna chiesa dei SS.Vitale e Valeria, la parrocchiale del paese.<ref>{{cita|Bertini|p. 130}}.</ref>
Il primo documento che menziona in modo inequivocabile Pessano risale tuttavia al marzo [[1045]] e fu redatto ad [[Augusta (Germania)|Augusta]] sotto [[Enrico III il Nero]], [[re di Germania]]. Si tratta della conferma di alcune donazioni (tra cui una proprio ''in Pressiano'') effettuata dal potente arcivescovo [[Ariberto da Intimiano]] in favore della [[basilica di San Dionigi]] di Milano, da lui fondata nel [[1026]].<ref>{{cita|Giulini|p. 316}}.</ref> Il villaggio viene poi nuovamente menzionato in un lascito del dicembre [[1060]], rogato a Milano, da parte di Ambrogio da Pessano, figlio di Gregorio, proprietario terriero benestante con case e terreni persino a [[Roncaglia]] e [[Meleti]]. Pessano (''Pessiano'') compare poi in un atto di vendita di un complesso di immobili del novembre [[1090]] effettuato da Arderico da Milano, figlio di Marino, a Nazario, prete decumano della chiesa milanese e officiale della [[chiesa di San Giorgio aal Palazzo]].<ref>{{cita|Tartari|p. 7}}.</ref>
 
La cascina Canepa e la cascina Valera, le più grandi e importanti, si svilupparono durante buona parte del medioevo come nuclei urbani indipendenti da Pessano e Bornago per poi confluire nel feudo di [[Melzo]] e [[Gorgonzola (Italia)|Gorgonzola]] sotto gli [[Sforza]]. La prima documentazione riguardante il contado della [[Martesana]] (''Matriciana''), di cui Pessano e Bornago facevano parte risale invece al X secolo. In quel tempo il contado comprendeva un vasto territorio che si estendeva da [[Garlate]] a [[Truccazzano]], da [[Mariano Comense]] all'[[Adda]]. La necessità di proteggersi dalle scorrerie degli [[ungari]] portò all'edificazione di diversi castelli nel contado, di cui il più importante era quello di [[Castelmarte]], nelle colline sopra [[Erba]]. Si tratta di un periodo caratterizzato da scarso sviluppo dell'agricoltura, flagellata da carestie, incendi e devastazioni e in cui sterpaglie, foreste e paludi occupavano ancora buona parte del territorio della Martesana. Le graminacee maggiormente disponibili risultavano quelle spontanee come il [[Panicum miliaceum|miglio]], il [[sorgo]] e la [[saggina]] i cui semi venivano macinati, impastati e idratati per ottenere una pappa nota come "puls". Nel XVI secolo, con l'importazione in Europa del [[mais]] e la sua diffusione nella Martesana e in molte aree dell'Italia settentrionale, la puls divenne la [[polenta]].