Nephesh: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Funzionalità collegamenti suggeriti: 2 collegamenti inseriti.
Riga 117:
"La bocca dello stupido è la sua rovina, e le sue labbra sono un laccio per l'anima sua" (Ibidem)
 
"La bocca dello stolto è la sua rovina, le sue labbra sono un laccio alla sua vita" (Ibidem)</blockquote>È chiaro che la seconda traduzione che traduce ''nefeš'' con anima non ha alcun senso, posto che non si pensi ad un'anima mortale e corporea (cioè non un'anima). Ma ciò, come vedremo in seguito, non è neppure vero perché la Bibbia ebraica e la lingua ebraica non dispongono né di alcuna definizione sistematica dell'anima né di un termine per indicare tale concetto metafisico che è proprio della [[filosofia greca]] platonica e neo-platonica e che non ha nulla a che fare con il mondo e la concezione semita dell'uomo. Ritornando a ''Proverbi'' 18:7, anche qui la traduzione "sono un laccio alla sua vita" elide il linguaggio concreto biblico, ma non è comunque più chiara di "sono laccio per la sua gola" che è la traduzione letterale oltre che è la più chiara. L'occidentale direbbe: "egli, stolto per com'è, si condanna da solo con le sue medesime parole (in quanto, è chiaro, labbra sta concretamente per parole).
 
== Nefeš come desiderio ==
Riga 468:
(riveduta).</blockquote>
 
Notiamo qui che ''nefeš'' nella totalità dei suoi significati indica sempre l’uomo bisognoso. Per l’ebreo biblico l’essere umano è principalmente composto dal suo desiderio e della sua vulnerabilità ed eccitabilità. Tutti questi aspetti sono ricondotti somaticamente alla gola ed essendo costitutivi dell’intero essere umano ''nefeš'' finisce col significare e con l’indicare la persona nella sua interezza e, ancor di più, ad essere usata come pronome. Per questo stesso e preciso motivo in tutto il ''Pentateuco'' ''nefeš'' viene riferita a Dio soltanto pochissime volte. Ciò accade, per esempio, nel [[Levitico]], ove è possibile leggere:
<blockquote>• ''Levitico'', 26:11