Caffè Florian: differenze tra le versioni

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Alla morte del fondatore, nel 1773, il caffè passò al nipote Valentino Francesconi, che verrà soprannominato dai veneziani il “famosissimo sior Valentin”. Sotto la direzione di Valentino il Florian dovette vivere la fine della Repubblica Veneziana e l'occupazione di Venezia da parte dei francesi e degli austriaci. Per questo Francesconi nel 1797 cambiò il nome del caffè da "Alla Venezia Trionfante" a Caffè Florian, con il quale esso era, peraltro, già universalmente noto.<ref name="DL25">{{Cita|De Laroche|p. 25}}.</ref>
 
Il caffè era sede sia dell'inquisizione di Stato con la figura di Angelo Tamiazzo, sia della ''Gazzetta UrbanoUrbana Veneta'' di [[Gasparo Gozzi]] che è il primo giornale al mondo di cronaca cittadina.
 
Alla morte di Valentino Francesconi nel 1814 il caffè passò alla moglie Chiaretta e poi al figlio Antonio. Sotto la direzione di Antonio Francesconi il caffè divenne luogo di incontro dei patrioti italiani come [[Niccolò Tommaseo]], [[Daniele Manin]], [[Pietro Buratti]] e [[Silvio Pellico]], che si riunivano nella Sala del Senato. I fermenti patriottici di questi frequentatori portarono alla [[Repubblica di San Marco|rivoluzione veneziana del 1848]] che vedrà, per un breve periodo, Venezia di nuovo indipendente dall'Austria. Durante la rivoluzione il Florian raccolse i patrioti feriti durante gli scontri, diventando così un ospedale temporaneo.<ref name="DL39">{{Cita|De Laroche|p. 39}}.</ref>
 
Nel 1858 la proprietà del Florian passò da Antonio Francesconi ai proprietari di uno dei caffè più in voga del tempo, il Caffè degli Specchi. I nuovi proprietari, Vincenzo Porta, Giovanni Pardelli e Pietro Boccanello, affidarono a [[Ludovico Cadorin]] il compito di dirigere i lavori di restauro del Caffè. Gli arredi del Florian non erano stati mai veramente rinnovati dall'ampliamento nel XVIII secolo ed erano in misere condizioni. Cadorin crea, quindi, un progetto di restauro complessivo e radicale degli spazi del caffè. Tra gli artigiani che collaborano ci sono Battistuzzi per le pitture decorative, Dal Tedesco per i rivestimenti lapidei, Monticelli per i tavolini in marmo, Penato per le dorature, Jacer per gli intagli in legno, Bassani per gli specchi e Beaufre e Faido per i putti reggi-lume a gas.<ref>{{cita|Pastor e Libralesso|p. 54}}.</ref>
 
Per la Sala Cinese, Cadorin sceglie uno stile {{Senza fonte|definito in seguito ''pompadour'' da Tommaso Locatelli}}. Le pitture e i motivi ornamentali sono di Antonio Pascuti, cui si deve la figura del cinese ricordata anche da [[Henri de Régnier]].<ref name="DL">{{Cita|De Laroche}}.</ref>
La Sala Orientale (sempre in stile ''pompadour'') è decorata da Giacomo Casa (1827–1887) con pitture esotiche di donne amabilmente svestite ma sottilmente velate.
 
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La Sala delle Stagioni (o degli Specchi) è decorata con quattro grandi dipinti di Cesare Rota, raffiguranti le personificazioni delle quattro stagioni. Il soffitto della sala ha una grande decorazione a stucco, opera di Giuseppe Ponga (1856-1925).
 
Nel 1920 al Florian viene festeggiato il bicentenario della fondazione e in questa occasione la proprietà decide di allestire per il pubblico un'ulteriore sala, la Sala Liberty, decorata in stile [[Art Nouveau]]. In questo periodo una nota frequentatrice era la [[Luisa Casati|Marchesa Luisa Casati]] che una volta affittò il Florian per un'intera notte, con l'obbligo di servire soltanto champagne ai 300 invitati. Un'altra sera invece indossando soltanto una pelliccia, senza niente sotto, entrò al Florian si tolse la pelliccia rimanendo in piedi completamente nuda<ref name=":0" />.
 
Nel 1988, da un'idea di Daniela Gaddo Vedaldi, Stefano Stipitivich e Roberto Nardi per ricordare che proprio al Florian nacque la Biennale, si realizza il progetto di aprire il Caffè all'arte contemporanea. Agli artisti invitati si chiede di reinterpretare in chiave moderna le sale del caffè attraverso una installazione. Tra gli artisti si ricordano [[Bruno Ceccobelli]], [[Mimmo Rotella]], [[Fabrizio Plessi]], [[Gaetano Pesce]], Luca Buvoli, Arcangelo, Irene Andessner, Joselita Giuffrida, Fausto Gilberti, Botto&Bruno, Marco Tirelli, Pietro Ruffo, Omar Galliani , Aron Demetz, Paolo William Tamburella, Matteo Pugliese e Qiu Zhijie. Il Florian nel corso degli anni ha aperto poi le sue sale ad artisti del vetro contemporaneo (Toots Zynsky, Richard Marquis, Yoichi Oira, ecc.), alla fotografia ([[Gianni Berengo Gardin]]) e al design ([[Alessandro Mendini]]).