Allonsanfàn: differenze tra le versioni
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== Trama ==
Durante gli anni della [[Restaurazione]], l'aristocratico [[Regno Lombardo-Veneto|lombardo]] Fulvio Imbriani, ex-[[giacobino]] ed ufficiale napoleonico, viene improvvisamente rilasciato dalle carceri asburgiche del [[Regno lombardo-veneto|lombardo-veneto]], in cui era detenuto in quanto affiliato ai [[Sublimi Maestri Perfetti|Fratelli Sublimi]], una sgangherata setta [[Carboneria|carbonara]], poiché per sua stessa sorpresa non ritenuto più una minaccia dalle autorità. Una volta fuori, viene prontamente sequestrato dai suoi compagni, che gli improvvisano sul momento una specie di processo con l'accusa di aver "venduto" il loro Maestro in cambio della libertà, essendo quest'ultimo infatti introvabile; Fulvio naturalmente non ne sa nulla e, come scopriranno con sgomento poco dopo, il Maestro non è stato affatto imprigionato, bensì s'è tolto la vita
Ammalatosi a causa della prigionia patita, si fa accompagnare dall'amico Tito - adesso il capo dei Fratelli - nella magione di famiglia affinché possa curarsi; presentatosi inizialmente come un frate suo amico, vedendo poi la reazione devastata dei suoi familiari, soprattutto sua sorella Ester, alla bugia della sua morte, Fulvio getta la maschera e pare dunque riappacificarvisi dopo anni di dissidio. Riscoperti mano a mano gli agi della nobiltà, viene raggiunto tempo dopo dalla sua amante [[ungheria|ungherese]] Charlotte, che in [[Gran Bretagna]] ha raccolto fondi per una spedizione rivoluzionaria da condursi nel [[Regno delle Due Sicilie]]. Fulvio però è ormai stanco di lottare per un fine ideale che gli pare sempre più incerto e distante e perciò le propone di fuggire in America con lui ed il figlio seienne Massimiliano, fino a quel momento cresciuto da una famiglia di contadini, a cui però la donna gli oppone uno sconcertato rifiuto. Ester, una volta scoperto che i Fratelli raggiungeranno Fulvio nei loro poderi per poter decidere assieme il da farsi della loro prossima spedizione, ed intuendo i ripensamenti di quest'ultimo, denuncia i congiurati alle autorità. Quando i
Riuscito quindi a convincerli, Fulvio prende i soldi e giunge col figlio in una grande città, seguito però da uno dei Fratelli, Lionello; per liberarsene, lo porta su una barca al centro del [[Lago d'Orta]], dove sostiene che i [[contrabbandieri]] consegneranno le armi. Fingendo di essere stato truffato e convincendo il fragile Lionello che i loro confratelli non crederanno mai che si siano fatti fregare cosí facilmente, Fulvio cerca di manipolarlo affinché si tolga la vita, conoscendo le sue tendenze [[suicidio|suicide]]; l'uomo però non trova il coraggio di suicidarsi, ma muore ugualmente annegato quando, attaccando briga con Fulvio, fa capovolgere la barca. Francesca, la giovane compagna di Lionello, ha assistito alla scena dalla riva del lago e per non farle rivelare nulla, Fulvio la seduce e la convince a partire con sé per l'America. Dopo aver sistemato il figlio in un [[Collegio (istruzione)|collegio]], si ferisce ad una gamba per simulare la rapina ad opera dei contrabbandieri.
[[File:Allonsanfan-1974-gruppo.png|thumb|upright=1.2|left|Rivoluzionari e contadini fianco a fianco nella visione finale del giovane Allonsanfàn.]]
Giunti a [[Genova]], da dove dovrebbero salpare per il Meridione, Fulvio e Francesca comunicano l'insuccesso a Tito, ma il racconto dei soprusi e delle miserie subite di un esule meridionale, Vanni, smuove talmente tanto gli animi dei rivoluzionari che quest'ultimo non se la sente di deluderli. Fulvio allora cerca d'avvertirli, ma perde conoscenza a causa di una pozione di [[rum]] e [[oppio]] somministratagli per la ferita e quando si risveglia è già sulla nave: Francesca infatti,
Appena sbarcato nelle Due Sicilie, in [[Basilicata]] per l'esattezza, Fulvio tradisce nuovamente i suoi compagni, recandosi nel vicino paese di [[Grottole]] per denunciarli al sacerdote locale. Quest'ultimo, temendo infatti già di suo in una rivolta dei contadini, alla notizia di Fulvio si prodiga dunque ad allertare le guardie ed a sobillare il popolo contro i rivoluzionari venuti dal [[Nord Italia|Nord]], indicandoli quali portatori dell'epidemia di [[colera]] in corso e per di più sotto la guida di Vanni, conosciuto tra i popolani come ''Vanni Peste'' per via d'un tragico episodio di cui si rese protagonista in passato, quando trucidò dei suoi concittadini che stavano cercando di separarlo a forza dalla moglie infetta che, segregata in casa, era stata messa al rogo dalle guardie (motivo per cui s'era spostato nel Settentrione). Riconoscibili, proprio come indicato da Fulvio, dalle loro [[camicie rosse]], gli ignari Fratelli vengono perciò [[Linciaggio|linciati]] sul posto.
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