Gigantopithecus: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 170:
Il ''Gigantopithecus'' deve gran parte della sua fama, oltre che alle eccezionali dimensioni, alla [[criptozoologia]] che ha ipotizzato che alcune creature leggendarie, come lo [[yeti]] e il [[bigfoot]], siano discendenti del ''Gigantopithecus'' sopravvissute fino ai giorni nostri. Tuttavia ancora oggi non ci sono prove che questi animali esistano e siano effettivamente imparentati con il ''Gigantopithecus''; inoltre, gli avvistamenti di creature come [[Bigfoot]] e [[Sasquatch]] avvengono solo in Nord America mentre ''Gigantopithecus'' era un animale asiatico.
Tutto iniziò nel 1960 con lo zoologo Wladimir Tschernezky, che descrisse brevemente sulla rivista ''[[Nature]]'' una fotografia del [[1951]] di presunte tracce di [[yeti]] scattate dagli alpinisti himalayani Michael Ward ed Eric Shipton. Tschernezky concluse che lo yeti era una creatura bipede che camminava come uomo e aveva un aspetto simile al ''Gigantopithecus''. Successivamente, il caso mediatico dello yeti attirò l'attenzione scientifica, con molti altri autori che pubblicarono su ''Nature'' e ''[[Science]]'' le loro teorie e studi, ma questo ha anche incitato un popolare seguito di caccia ai mostri sia per lo yeti sia per il simile bigfoot americano che è persistita fino ai giorni nostri. L'unico scienziato che ha continuato a provare a dimostrare l'esistenza di tali mostri è stato l'antropologo Grover Krantz, specialista di [[evoluzione umana]], dell'[[Università di Stato di Washington
Tra i nomi binomiali inventati da Krantz per il bigfoot vi era "Gigantopithecus canadensis".<ref name="Tassi"/><ref name="Meldrum2007">{{cita pubblicazione|autore=D. Jeffrey Meldrum|nome1=|titolo=Ichnotaxonomy of giant hominid tracks in North America|rivista=Bulletin of the New Mexico Museum of Natural History|data=2007|numero=42, Cenozoic Vertebrate Tracks and Traces|p=225–232|url=https://econtent.unm.edu/cdm/compoundobject/collection/bulletins/id/377/rec/46}}</ref><ref name="Regal2008">{{cita pubblicazione|autore=Brian Regal |data=giugno 2008 |titolo=Amateur versus professional: the search for Bigfoot |rivista=Endeavour |volume=32 |numero=2 |pp=53–7 |doi=10.1016/j.endeavour.2008.04.005 |url=http://www.kean.edu/~bregal/docs/Bigfoot%20article.Endeavour.pdf |accesso=11 settembre 2009 |pmid=18514914 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100528021504/http://www.kean.edu/~bregal/docs/Bigfoot%20article.Endeavour.pdf |dataarchivio=28 maggio 2010 }}</ref> Tuttavia, gli studi di Krantz non hanno incontrato il sostegno né della scienza ufficiale né dei dilettanti che hanno affermato di aver prontamente accettato prove chiaramente false.<ref>{{cita pubblicazione|nome=B.|cognome=Regal|anno=2008|titolo=Amateur versus professional: the search for Bigfoot|rivista=Endeavour|volume=32|numero=2|pp=53–57|doi=10.1016/j.endeavour.2008.04.005}}</ref>
Secondo alcune ipotesi anche gli [[yeti]] sarebbero discendenti del ''Gigantopithecus'', che non si sarebbe estinto ma si sarebbe rifugiato nelle montagne dell'[[Himalaya]].<ref name="Barloy"/> Con il passare dei millenni, la [[statura]] sarebbe diminuita e sarebbe lui il famoso "uomo delle nevi".<ref name="Barloy">{{Cita libro|autore=Jean-Jacques Barloy|curatore=Rosaria Naso|titolo=Gli animali misteriosi|città=Roma|editore=Lucarini|anno=1989|isbn=88-85767-65-6|p=160}}</ref>
|