Cantu a chiterra: differenze tra le versioni

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La gara comporta che ciascun ''[[cantadore]]'' esegue una sola strofa per volta, alternandosi con gli altri concorrenti (di solito toccano tre strofe a testa).
Il modello musicale di riferimento (la variante) non è una forma completamente e pienamente definita, ma piuttosto un insieme di forme prefissate su strutture musicali ([[Metro (musica)|metrica]], [[melodia]], [[armonia]]) piuttosto labili<ref>Bernard Lortat-Jacob, cit., p. 72</ref>. Questo permette che ogni cantadore possa improvvisare a suo piacimento sul modello di riferimento<ref>Secondo Lortat-Jacob non c'è linearità tra modello musicale di riferimento e risultati specifici. In altre parole, se il modello principale consente una serie di trasformazioni che si manifestano in risultati specifici (o particolari) è perché esso stesso è sostanzialmente trasformabile. Cfr. Bernard Lortat-Jacob, cit., p. 73</ref>.
Inoltre ogni [[cantadore]] ha a disposizione un proprio [[repertorio]] per ogni tipo di '''oghe''; maggiore è la ''cultura del canto'' del cantadore e maggiore è il numero di boghes (''interpretazioni'') a sua disposizione, alcuni arrivano ad averne anche oltre cinquanta. Queste boghes sono esse stesse costantemente soggette a microvariazioni<ref>Edouard Fouré Caul-Futy, ''La trace et le tracé.'' Mémoires et histoires dans le Cantu a chiterra de Sardaigne, in Cahiers d'ethnomusicologie, [[Ateliers d'ethnomusicologie]], 2009, p.71 n.12</ref>.
Nei concorsi vocali di canto chitarristico in Sardegna, i cantadores cantano formule melodiche standardizzate che spesso portano lo stile di un cantante del passato. Il concetto di traccia è quindi al centro del sistema delle mimetiche vocali.
 
L'ordine di successione della gara (che dura diverse ore) è: Canto in re, sa nuoresa, mutos, gallurese, filognana, mi e la, si bemolle, disisperada<ref>Bernard Lortat-Jacob, cit., p. 70.</ref>.